Una fogliata di libri

Magnifici ribelli. I primi romantici e l'invenzione dell'Io

Massimo Morasso

La recensione del libro di Andrea Wulf edito da Luiss University Press (506 pp., 24 euro)

Questo ponderoso volume, salutato a più voci come un “capolavoro”o, addirittura, un capolavoro “assoluto”, ci immerge nelle vite e nelle menti dei cosiddetti pre romantici tedeschi: è una biografia di gruppo di alcuni giovani geniali, che, intorno alla fine del Settecento, si trovarono a convivere e a con-filosofare a Jena, una cittadina di meno di 5 mila  anime in Turingia, che, in un breve e intellettualmente straordinario giro d’anni, diventò la capitale culturale del Vecchio continente. E’ sufficiente ricordarne i maggiori (si va da Fichte a Schelling, dai due fratelli Schlegel ai von Humboldt, da Novalis a Tieck, con in margine, ma presentissimi, i più “anziani” quaranta-cinquantenni Schiller e Goethe, e le donne che ebbero un ruolo in tanto astrale costellazione: su tutte Caroline Böhmer nata Michaelis, anche lei raffinata letterata, che fu moglie sia di August Wilhelm Schlegel sia di Schelling) per capire a cosa ammicchi la Wulf nel sottotitolo del libro, quando parla dell’invenzione dell’Io. Con notevole capacità di sintesi e sagace verve narrativa l’autrice ci convince, infatti, che la scintilla che diede fuoco alla miccia immaginativa di quel formidabile gruppo di amici, coppie, amanti e conoscenti l’aveva accesa, nel 1794, l’allora trentaduenne professor Johann Gottlieb Fichte, giunto in città da Zurigo con la nomea del discepolo di Kant. Il quale Fichte, però, nelle sue affollate lezioni in Università si rivelò fin da subito gran teoreta di suo, diventando il capintesta di un nuovo pensiero profondamente rivoluzionario, per il quale la fonte di tutta la realtà è, appunto, l’Io. Ogni pensiero, tuttavia, ha il proprio momento. Luce di verità al suo disvelarsi, la dialettica fra Io e Non-Io postulata da Fichte è stata messa in questione e superata proprio dai più intelligenti fra i cogitabondi venti-trentenni che (dal 1796 al 1803) erano soliti riunirsi nell’ampia casa degli Schlegel, in Leutragasse 5. Supportata da un’imponente mole di riferimenti, tratti per lo più da fonti di prima mano, la Wulf dà conto dell’origine e del fulmineo decorso storico di una visione del mondo che, secondo lei e non solo, sta alla base del nostro, e che è frutto di una fucina speculativa e creativa che non ha più avuto eguali, almeno in occidente. Lo fa, da storica freelance che non ama briglie e paraocchi, nella convinzione che noi, oggi, abbiamo interiorizzato l’Io autodeterminato di Fichte, e che, anzi, per molti aspetti noi siamo quell’Io. Perché, a suo dire, “la liberazione dell’Io… è alla base del nostro pensiero odierno. Ci ha regalato il più estasiante di tutti i poteri: il libero arbitrio”.

 
Andrea Wulf
Magnifici ribelli. I primi romantici e l’invenzione dell’Io
Luiss University Press, 506 pp., 24 euro

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