una fogliata di libri

La vita altrove

Federica Bassignana

La recensione del libro di Guadalupe Nettel edito da La Nuova Frontiera (160 pp., 16,90 euro )

Altrove. E’ un’orizzonte lontano, un luogo di possibilità altre. E forse, anche di vite. Guadalupe Nettel sa scovarle, indagarle e portarle alla luce con la sua inconfondibile lucidità e sensibilità, cogliendo le sfumature più intense dello spettro umano e donando colore a questi prismi esistenziali che siamo noi.  Nel suo nuovo libro La vita altrove, Nettel affonda la penna in otto racconti uniti tra loro da un moto comune: esplorare futuri alternativi che chiedono di essere declinati al presente. Una coniugazione di tempi e di trame narrative dove agiscono personaggi erranti, vagabondi in costante ricerca di ciò che non hanno, di mete che non sanno come raggiungere, di soglie da oltrepassare e percorsi in cui divagare, perdersi e ritrovarsi. Attori con mani vuote, tracotanti nell’essere colmate. C’è una ragazza che per un destino inatteso si addentra nel mistero della sua famiglia: la sua pelle sa anticipare alla sua memoria un vecchio legame, nascosto nel silenzio. C’è una famiglia che diventa irriconoscibile a sé stessa, un orfano, un uomo che si ritrova di fronte all’imperativo morale di non oltrepassare una porta rosa, la casa di una prostituta; c’è un’araucaria, un grande albero che protegge una casa, ma allo stesso tempo è un pericolo imprevedibile e c’è di riflesso una ragazza avvolta nelle sue radici. E ancora, un attore che per inerzia o distrazione ha lasciato la via verso il destino che pensava lo aspettasse, una bambina che insegue gli albatros nel mare e nelle poesie. In ogni racconto, la vita diventa una prospettiva, un punto di vista: “Noi non vediamo le cose come sono. Le vediamo come noi siamo”, recita l’esergo di apertura, riportando le parole di Anaïs Nin. Ma soprattutto: “La vita lascia i suoi segni su coloro che osano guardarla in faccia”, scrive Nettel e accompagna dentro storie che chiedono indulgenza ed esigono perdono, implorano occasioni per colmare vuoti, vivono momenti che sembrano insignificanti, come se la vita fosse “paragonabile agli annunci pubblicitari che interrompono un film avvincente” e quando accade non si può fare nulla, se non sopportare con pazienza, come se una vertigine esistenziale impedisse di “stare” nel momento. Nettel ricorda come “essere altrove” sia una postura del nostro tempo: sentire e sperare di tendere sempre verso un altro luogo e un altro tempo. Il suo libro rivolge lo sguardo all’interno di ognuno, con l’ardire di suscitare domande e risposte da cercare nella vita. E altrove.

   

Guadalupe Nettel
La vita altrove
La Nuova Frontiera, 160 pp., 16,90 euro 

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