una fogliata di libri

Afghanistan. Una storia politica e culturale

Roberto Persico

La recensione del libro di Thomas Barfield edito da Einaudi (528 pp., 35 euro)

Afghanistan, terra incognita. Sì, da mezzo secolo di tanto in tanto balza agli onori delle cronache, lì si sono giocate alcune delle partite decisive degli ultimi decenni; ma chi può dire di conoscere davvero, al di là dei lampi mediatici, questo paese? “L’Afghanistan è uno di quei luoghi al mondo – annota infatti Thomas Barfield – su cui le persone che sanno di meno fanno le affermazioni più categoriche”. Barfield invece, oggi docente di Antropologia a Boston, in Afghanistan ha vissuto a lungo, e per una vita lo ha studiato, appunto, da antropologo, dedicandosi in special modo a quelle forme di economia, di mentalità, di autorità, che formano l’ossatura di lunga durata di una società.

Così Barfield guida il lettore alla scoperta di differenze etniche irriducibili, di sistemi economici che permettono di sopravvivere nelle condizioni più difficili, di strutture di parentela che garantiscono la coesione sociale (e alimentano rivalità infinite), tutti elementi che affondano nella notte dei tempi e che attraversano pressoché intatte le dominazioni che la terra afghana ha vissuto, dai turchi ai mongoli, dai persiani agli indiani. Un punto di svolta nella millenaria permanenza di elementi atavici è il governo di Abdur Rahman, che, uscito vincitore dalla Seconda guerra anglo-afghana agli inizi degli anni Ottanta dell’Ottocento, si dedica per un ventennio al tentativo di costruire un Afghanistan moderno. Un paese dal duplice volto: da un lato, “un governo fondamentalmente laico, che dominava l’establishment religioso”, basato, sul modello occidentale, su “la standardizzazione delle tasse, delle leggi, della moneta, della leva obbligatoria e della struttura amministrativa”; dall’altro, la riaffermazione dell’islam e del jihad come caratteristiche chiave dell’identità nazionale: “Così facendo, l’emiro collegò elementi del credo islamico alle usanze tribali afghane, in modo da convincere la popolazione che le due cose fossero identiche. La tautologia consisteva nel fatto che, poiché tutti i veri afghani erano devoti musulmani, di conseguenza anche tutte le loro usanze dovevano essere islamiche”.

Tuttavia, “la maggior parte delle conquiste di Rahman furono effimere”, e tutti i regimi che si avvicenderanno nel XX secolo e nello scorcio del XXI tenteranno di seguirne l’esempio, continuando al contempo a dover fare i conti con permanenze invincibili. Per chi voglia comprendere le mille complessità irrisolte del mistero afghano, Barfield è una guida fondamentale.

 

Thomas Barfield

Afghanistan. Una storia politica e culturale
Einaudi, 528 pp., 35 euro
 

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