Una fogliata di libri

Kant, il male radicale e la religione

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Paul Ricoeur edito da Morcelliana (112 pp., 11 euro)

Dopo Immanuel Kant (1724-1804), uno dei massimi pensatori di tutti i tempi, difficilmente i filosofi hanno potuto fare a meno di confrontarsi con lui. Ciò vale anche per il francese Paul Ricoeur (1913-2005), autore poliedrico che, muovendo dalla fenomenologia e dall’esistenzialismo, ha offerto un contributo molto importante allo sviluppo dell’ermeneutica e della filosofia del linguaggio. Inoltre, manifestando una particolare attenzione per l’uomo visto nel suo sforzo di progettarsi, Ricoeur recupera il significato e il valore del sacro e della trascendenza. In questo contesto non sorprende il fatto che egli abbia mostrato un particolare interesse per le riflessioni dedicate da Kant alla questione religiosa, riflessioni contenute soprattutto nella grande opera La religione entro i limiti della sola ragione, la cui prima edizione risale al 1793 e la seconda all’anno successivo. Nel volumetto di cui ci stiamo occupando, attentamente curato da Ilario Bertoletti, sono raccolti tre saggi ricoeuriani centrati sull’approfondimento della concezione che Kant ebbe della  religione.

Ricoeur considera tale concezione un’“ermeneutica filosofica della speranza”, all’interno della quale gioca un ruolo di fondamentale importanza il problema del male. Secondo Kant vi è nell’uomo una tendenza innata e naturale verso il male, che si presenta come la trascrizione filosofica del biblico peccato originale, una tendenza che l’uomo non ha la possibilità di cancellare con le proprie forze – celebre, a tale proposito, è rimasto l’aforisma kantiano secondo il quale “da un legno storto come quello di cui è fatto l’uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto”. Per questo motivo è stato necessario l’intervento di Dio che, mediante la venuta di suo Figlio sulla terra, ha permesso l’estirpazione del male radicale. Ma, a giudizio di Kant, giunta a questo punto del suo percorso speculativo, la ragione deve fermarsi perché si trova a doversi confrontare con eventi e realtà che la oltrepassano. Si tratta di tematiche assai complesse, riguardo alle quali Bertoletti offre un interessante spunto interpretativo esprimendosi nei termini seguenti: “Il male – quale inversione, nelle massime dell’azione, della priorità tra il dovere e il piacere – è sì radicale ma non originario: sta qui, nota Ricoeur, il pelagianesimo di Kant. Per lui la religione è, nella sua essenza, rigenerazione del principio buono nella volontà cattiva. Una rigenerazione che è una dialettica tra sforzo morale e dono della grazia”.

   

Paul Ricoeur
Kant, il male radicale e la religione
Morcelliana, 112 pp., 11 euro

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