Una fogliata di libri

Mani nella terra

Giulio Silvano

La recensione del libro di Lee Cole edito da Marsilio (416 pp., 21 euro)

Non la solita campus novel, dove il protagonista è un professore dell’East coast con le giacche di velluto a coste e studenti più ricchi di lui. No, Mani nella terra, seppur sia ambientato in gran parte in un’università del Kentucky, ha un protagonista che fa il giardiniere, cura gli alberi, li pota, e poi si libera di rami e tronchi usando uno di quei macchinari in cui finisce Steve Buscemi alla fine di “Fargo”. Al protagonista, e voce narrante, vengono i calli alle mani e deve arrampicarsi in cima alle betulle. In cambio, per i suoi servizi nel reparto manutenzione giardini, può seguire gratuitamente un corso a sua scelta. Ne segue uno, che lo delude, sulle narrazioni nella giungla. Vuole fare lo scrittore, ma non ha una vera ambizione. Ha un passato di dipendenze, viene da una famiglia proletaria. Per un periodo in Colorado ha vissuto nella sua macchina e adesso è costretto, a ventotto anni, a dormire nel seminterrato della casetta del nonno, che guarda vecchi episodi di Bonanza e mangia panini di McDonald’s riscaldati. Ci abita anche uno zio con diversi problemi. Lo zio espone il cartello Make America Great Again alla finestra e lui si vergogna. Si vergogna perché non vorrebbe essere associato a persone del genere. Anche i suoi genitori probabilmente voteranno Trump, perché vuole rilanciare l’industria manifatturiera. Siamo all’alba delle elezioni del 2016. E il giorno dopo il voto, andando al lavoro, si vede già chi festeggia e chi, invece, è disperato e guarda il mondo con fare luttuoso. Le elezioni americane più polarizzanti di sempre qui fanno da sfondo, ma è uno sfondo che cambia le atmosfere. E’ una bellissima finestra sull’America rurale nell’èra Trump, senza troppi pietismi e cliché. 
Mani nella terra non è la solita campus novel ma non è nemmeno una storia stile “Genio ribelle”: è forse soprattutto una storia d’amore. Il protagonista vede una scrittrice serba, appena arrivata, che ha fatto Princeton ed è cresciuta a New York, che ha una storia con un tipo molto più ricco di lui. Lei è lì per una residenza e ha scritto delle poesie che sono “collage di annunci personali di Craigslist presi dalla rubrica Incroci mancati”. A ogni pagina ci chiediamo come agirà il nostro protagonista, e come reagiranno gli altri alle sue scelte a volte troppo deboli e altre troppo radicali. Le 400 e passa pagine vanno rapidissime, sarà per la scrittura fluida e per l’onestà con cui vengono raccontati i sentimenti, compresa la vergogna sociale. Aiuta l’ottima traduzione di Martina Testa.

 

Lee Cole
Mani nella terra
Marsilio, 416 pp., 21 euro

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