UNA FOGLIATA DI LIBRI

Atlante delle città incognite

Alessandro Mantovani

La recensione del libro di Mario Fortunato (Bompiani, 216 pp., 29 euro)

Alla domanda “che cosa è una città?” lo storico Roberto Lopez rispondeva che, semplicemente, “una città è una città”. Ed è in questa battuta tautologica ma reale che, effettivamente, è possibile rendersi conto di quanto sia complesso definire un fenomeno tanto immutabile e allo stesso tempo così metamorfico come quello delle città. Londra, Hong Kong, Milano, Los Angeles, Nuova Delhi, Tokyo, Bogotà, ben più che agglomerati urbani sono luoghi unici come il nome che portano, esistono in qualità di corpi singolari, riconoscibili e connotati, con un’identità e uno spirito costruiti attorno a mitologie e stratificazioni storiche che non esauriscono mai la loro possibilità di rimodellarsi. Per queste prerogative, gli spazi urbani sono privilegiati nel diventare specchi, teatri e santuari della vita umana, proprio come avviene nei ventuno racconti di Mario Fortunato.

I testi della raccolta compongono un atlante delle città, definite “incognite” – benché in verità notissime –, con l’evidente proposito di evocare dagli spazi urbani una dimensione magica e misterica, avvalorata anche da ulteriori elementi paratestuali. Infatti, nella raccolta, scandita dalle illustrazioni di Claudia Peill – docente di Fotografia a Roma –, ogni racconto prende il nome dalla città che lo ospita ed è corredato da una mappa della stessa, che, priva di toponomastica, ne rivela un’atmosfera di trasfigurazione e irrazionalità. E’ dunque anche attraverso questi strumenti che il baricentro dei racconti si sposta considerevolmente a favore dell’elemento urbano, sempre inteso come interlocutore muto dall’irriducibile presenza, talora spazio accogliente, fondale ininterrotto, ma anche osservatore irrequieto, controparte ambigua, buona e oscura.

Così, città famosissime diventano spazi di proiezione degli incubi, delle frustrazioni e dei sentimenti di chi le attraversa. Si passa da un uomo in là con gli anni che riscopre l’amore per la sua Londra (“Un amore ormai incomprensibile, simile al sentimento che prende quando s’incontra per caso qualcuno che si è tanto amato in un tempo lontano”), a una coppia che comprende il proprio odio reciproco tra i risciò di Agra, a due giovani amici che osservano come Los Angeles non sia una città “perché ignora la storia. Di conseguenza non possiede un centro e non ha una periferia”. Grazie a uno stile lapidario e preciso, Fortunato mette in luce gli aspetti più enigmatici e segreti tanto degli animi umani quanto degli spazi che li ospitano.

Mario Fortunato
Atlante delle  città incognite
Bompiani, 216 pp., 29 euro

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