Una fogliata di libri

Panico

Edoardo Rialti

La recensione del libro di James Ellroy. Einaudi, 350 pp., 19,50 euro

Il cuore dell’uomo possiede luoghi che ancora non esistono, e la sofferenza vi penetra perché possano esistere”. L’intuizione di Bloy esprime anche la dinamica d’ogni creazione artistica, lo spazio che essa tratteggia dentro di noi, si tratti di forme e colori, sequenze di suoni, narrazione. E queste regioni interiori talvolta si incarnano in vere e proprie città dell’anima, luoghi che in un certo senso non hanno alcun facile riscontro nella geografia effettiva e che tuttavia conosciamo, ci siamo comunque stati. Così è la Londra di Dickens o la Parigi di Baudelaire, così sono la Los Angeles e gli anni Cinquanta-Sessanta di Ellroy.

 

In questo nuovo romanzo torna al Freddy Otash che fu davvero investigatore privato e reporter del tabloid Confidential e già compariva in altre sue opere, facendogli raccontare l’ennesimo tassello della propria storia alternativa d’America. Ancora una volta immersi nel gorgo della cultura dello scandalo e del sospetto, un cosmo di cui i social media non sono che l’ennesimo figliastro viziato: “I blogger odierni e le loro maldicenze? Pagliacci pidocchiosi, tutti quanti. Noi stupravamo gli studios, rovinavamo i pezzi grossi. Abbiamo partorito un linguaggio lurido e lo abbiamo reso nostro”. Intrappolato post mortem in un frustrante lurido Purgatorio, Otash ripercorre con allitterazioni e improvvisi fortissimo – Ellroy sostiene di ascoltare solo Beethoven, ma la sua cadenza predicatoria attinge ai grandi sermoni evangelici che travasarono nel rap – crimini, indagini, menzogne diffuse a confondersi con l’aria in un mondo che si sbraccia per la paura. In Perfidia, una delle scene più meta-letterarie era il latrato di Smith alla luna, immagine plastica dell’intera scrittura di Ellroy. Qui forse sono dialoghi come questo: “– Katharine Hepburn in realtà è un uomo. Whisper pubblicherà la storia il mese prossimo. Si è sottoposta a una terapia ormonale in Unione sovietica. – Posso accettarlo. Basta che non sia comunista o repubblicana”.

 

Una simile mitologia personale non è mai esente da rischi autocompiaciuti, e talvolta si avvertono cigolii di stanchezza. La divertente cornice soprannaturale in fondo non aiuta. Los Angeles era già un reame spirituale in cui dispiegare con narcisistico masochismo un unico grande oratorio di denuncia e riscatto. Come per Hawthorne e Melville, questo cristianesimo puritano identifica confessione autodistruttiva e redenzione. Anche il refrain dell’aggettivo confidential contiene a sua volta un rovello metafisico.

 

Panico
James Ellroy
Einaudi, 350 pp., 19,50 euro

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