Una fogliata di libri

The Last Helicopter: Two Lives in Indocina

Massimo Morello

La recensione del libro di Jim Laurie (Focus Asia Productions, 298 pp., 16,68 euro)

Quando si parla o si scrive di “The Last Helicopter”, dell’ultimo elicottero, tra chi si occupa di storia del sud-est asiatico, ci si riferisce all’ultimo elicottero dell’operazione “Frequent Wind”, che il 30 aprile 1975 si alzò dal tetto dell’ambasciata americana di Saigon per evacuare il personale americano e sudvietnamita a seguito dell’offensiva dell’esercito del Vietnam del nord, giunto fino nella capitale. Un fatto che segnò la fine della guerra. Quell’ultimo elicottero, Jim Laurie l’ha perduto. Volontariamente. Ma pochi giorni prima, il 12 aprile, aveva preso un altro, ultimo elicottero, uno di quelli dell’operazione “Eagle Pull” che avevano evacuato gli americani da Phnom Penh, caduta in mano ai khmer rossi. Quell’operazione era destinata a essere offuscata dalla successiva, dal tremendo potere simbolico (anche per le foto degli elicotteri sul tetto dell’ambasciata). Ma per gli storici e gli analisti politici è ancora più importante perché segna l’inizio di quella che l’allora segretario di stato Henry Kissinger definì i bug out, gli abbandoni senza preavviso (eufemismo per tradimento) che da allora segnano ciclicamente la politica estera americana.

 

Jim Laurie, che ha avuto la ventura di essere testimone di entrambi i bug out della guerra “americana” in Indocina, è un pluripremiato giornalista, scrittore, produttore televisivo. Al tempo era un giovane reporter per la Nbc News. Che nel sud-est asiatico aveva avuto la sua iniziazione professionale, esistenziale, sentimentale ed erotica. Quasi un perfetto copione di amore e guerra. Anzi, come la definisce lo stesso Laurie, “una storia di vite interconnesse. Una storia che connette individui che un tempo sono stati legati tra loro dalla guerra, dal dolore e dall’incapacità di dimenticare”. In Cambogia, infatti, Laurie aveva incontrato Sinan, che incarnava i suoi sogni esotici letti ne La via dei Re di André Malraux: “Dans la pénombre, elle se couche, nue, son corps lisse et glabre s’affaiblit …”. E per Sinan fu “il suo primo straniero. Il primo occidentale che avesse amato”. In questo libro, simile a una sceneggiatura, Sinan è la protagonista che unisce sino alla fine – nel 2011, quando Jim ne riporta le ceneri in Cambogia – quelle storie e quelle vite. Il libro di Laurie diviene così un intreccio tra il memoir, il saggio storico, il reportage, il racconto generazionale e iniziatico. E’ anche uno scorcio su quello che era il giornalismo nelle guerre in Indocina. Quello dei fotografi e dei reporter che ci morirono, celebrati in una mostra organizzata tanti anni fa a Saigon: “Requiem”.

Jim Laurie 
The Last Helicopter: Two Lives in Indocina
(Focus Asia Productions, 298 pp., 16,68 euro)

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