Leopardo nero, lupo rosso

Edoardo Rialti

La recensione del libro di Marlon James, Frassinelli, 640 pp., 22,50 euro

Aveva già saputo prenderci alla gola raccontando la Giamaica corrotta dell’assassinio di Bob Marley, con un vortice di voci che, scrisse R. K. Morgan, sapeva fondere “The Wire” e i tragici greci, Tarantino e Shakespeare, e mostrarci come “i morti non smettono mai di parlare, forse perché la morte non è affatto morte, ma solo state chiusi in castigo dopo la scuola”. Anche per questo primo capitolo della sua attesa trilogia fantasy d’ambientazione africana un coro entusiasta di critici e scrittori, da Neil Gaiman a Salman Rushdie, ha citato Tolkien e Toni Morrison, le fiabe sanguinose di Angela Carter e il Martin di “Game of Thrones”, ma anche le sfide interpretative del “Rashomon” di Kurosawa. Paragoni e richiami utili, ma che in fondo risultano spazzati via dall’originalità di un cosmo immaginativo radicalmente altro, che trae tutta la sua forza dalla voce che lo evoca e pare sorriderti al buio mentre mescola verità e finzione, imbrogliandoti con allegria. Non si sa quasi cosa isolare, cosa citare. Un misterioso inseguitore, uno “che ha fiuto”, racconta al proprio carceriere sezioni sconnesse del proprio viaggio dietro l’odore di un Bambino che “ha a che fare con ciò che è giusto a questo mondo”, conteso tra chi lo considera una temibile maledizione e chi un dono da proteggere o sfruttare, mentre i grandi regni vivono una profonda trasformazione, e si vocifera di mercanti bianchi in cerca di carne umana. In questa sua Cerca è stato accompagnato da una compagnia di incantatori, animali, giganti e mutaformi, con i quali attraversa desolazioni infestate da demoni e palazzi regali, villaggi e foreste, battaglie e tradimenti, le perenni trasformazioni dell’odio, del desiderio, dell’identità. Un universo brutale e fastoso, di arguzia proverbiale (“nelle mie terre, la notte è il momento in cui la gente fa del male ai nemici che di giorno chiama amici”) e ferocia guerriera, cortesia compita e magie sconvolgenti, nel quale si può ridere tenendosi la pancia e al tempo stesso essere schiaffeggiati dalla violenza e commossi fino alle lacrime dalla dedizione e dell’amore, che sanno farsi strada nei sentieri tortuosi dei nostri rapporti più veri e difficili. Si desiderano lunghe notti al caldo, per ascoltare una voce così seducente, sfrontata e intensa, che sa riconsegnarti sangue, sudore e sperma, ma anche il cielo e le stelle, il vento e l’ubriachezza, l’amicizia e il sacrificio. “Guardo la magia del mio bambino più piccolo e piango, guardo i muscoli e la forza del più grande e sorrido con un orgoglio che ci hanno ammonito dovrebbe appartenere solo agli dèi. E per loro due e gli altri quattro in mezzo, provo 
un amore che mi spaventa. Li guardo e lo so, lo so, lo so. Ammazzerei 
colui che venisse a recar danno ai figli miei. Frugherei alla ricerca del suo cuore e glielo strapperei dal petto per ficcarglielo in bocca”. Che gli dèi tenebrosi e imprevedibili che hanno ispirato a James un tale caleidoscopio continuino a soffiargli il loro fiato caldo sulla nuca.

   

Leopardo nero, lupo rosso

Marlon James 

Frassinelli, 640 pp., 22,50 euro

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