Muro di Berlino - Foto LaPresse

Crisi economica e diatribe storiche riaccendono lo scontro tra le due Germanie

I cittadini dell’ex Ddr non si riconoscono nel loro paese e votano in massa per i populisti. Spuntano i nodi irrisolti della riunificazione

Il temuto confine che un tempo separava la Germania Est dalla Germania Ovest sulle sponde del fiume Elbe vicino alla città di Lenzen oggi viene presidiato solo da una torre di controllo”, scrive Tobias Buck sul Financial Times: “Nei tempi bui, trent’anni fa, una fila di torri collegate dal filo spinato e controllate dalle guardie armate con i cani si prolungava sugli argini del fiume. A coloro che tentavano di fuggire dall’est comunista a nuoto  si sparava a vista. Oggi, la torre di controllo è un ricordo toccante della dura repressione inflitta dal regime della Germania Est ai suoi cittadini. Recentemente il commissario del governo per le regioni orientali, Christian Hirte, si è recato in visita a Lenzen per parlare ai cittadini che sono fuggiti e poi ritornati, e per visitare il museo sulla storia della Repubblica democratica tedesca. Hirte ha ribadito un messaggio politico: la riunificazione è stata un successo malgrado l’umore nefasto che regna nella Germania Est in questi giorni. Nelle regioni della ex Ddr cresce la convinzione che il lungo processo di convergenza non si è solamente fermato, ma ha fatto dei passi indietro. Oggi, i tedeschi dell’est e dell’ovest votano e pensano in modo diverso e hanno sentimenti differenti – e questo divario sembra crescere sempre di più. La frattura riflette divisioni che si sono verificate altrove nel mondo, anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove diverse tribù sociali e politiche non riescono a comprendere le ragioni dell’avversario. La nuova frattura tra est e ovest, alimentata dalle delusioni economiche, dall’alienazione politica e dalle diatribe storiche, ha sorpreso molti tedeschi

 

Un sondaggio lo scorso mese ha rilevato che solo il 31 per cento dei tedeschi dell’est vede la democrazia come il miglior sistema di governo (due anni fa erano il 52 per cento), mentre la stessa cifra tra i tedeschi dell’ovest è pari al 72, e non ha subìto grosse variazione rispetto a vent’anni fa. Il 47 per cento dei tedeschi dell’est si identifica come tale, e solo il 44 per cento si sente semplicemente tedesco. A oltre trent’anni dalla caduta del Muro, circa un terzo dei tedeschi dell’est credono di essere ‘cittadini di seconda classe’”. C’è un’enorme differenza nei flussi elettorali tra l’ovest e l’est, dove il partito di estrema destra Afd e il partito di estrema sinistra Die Linke hanno la propria roccaforte. Le regioni orientali del paese si sentono abbandonate malgrado il grande sviluppo economico che ha spinto il tasso di disoccupazione a livelli record e ha fatto aumentare i salari e le pensioni negli ultimi vent’anni. Questa retorica trionfalista non racconta la delusione personale e l’amarezza dei milioni di tedeschi dell’est in seguito alla riunificazione. Oltre 1,9 milioni di cittadini orientali sono stati costretti a emigrare a ovest, molti sono rimasti senza lavoro o hanno trovato un impiego al di sotto delle loro qualifiche. Sono stati catapultati in un sistema di cui non capivano le regole, e a cui si sentivano estranei. Secondo Petra Köpping, capa dei socialdemocratici in Sassonia, questa paura latente è esplosa durante la crisi dei rifugiati nel 2015. Per Mathias Höhn, deputato di Die Linke, il problema è lo smantellamento dello stato sociale che negli anni della Ddr si era preso cura dei cittadini. L’Afd invece traccia un parallelo tra il totalitarismo della Ddr e il dominio del politicamente corretto nella società di oggi. Allo stesso tempo, il partito alimenta un senso di nostalgia verso un passato che molti elettori considerano più ordinato, più egalitario e più omogeneo rispetto al caos del presente. Molti tedeschi dell’ovest, che non hanno subìto alcun mutamento al loro stile di vita dopo il 1989, non comprendono fino in fondo il disagio dei loro concittadini dell’est per cui invece è cambiato tutto. I tedeschi dell’ex Repubblica federale avevano archiviato la riunificazione come un successo, ma oggi vedono che le loro previsioni sono state troppo ottimiste. Il successo dell’Afd ha spinto molti tedeschi occidentali a guardare all’est con stupore ed esasperazione, ma anche con un rinnovato senso di curiosità e preoccupazione. Questa potrebbe essere una ragione di ottimismo per i tedeschi provenienti da entrambe le sponde della nuova-vecchia divisione. “L’occidente ha creduto per molto tempo che i problemi della Germania Est fossero confinati a quella parte del paese”, spiega Richter: “Oggi l’occidente ha capito che i problemi dell’est riguardano tutti i tedeschi”. La riunificazione ha segnato la fine della vecchia élite comunista che per mezzo secolo aveva ricoperto tutte le posizioni di potere. Da un giorno all’altro, questi incarichi sono passati nelle mani dei tedeschi dell’ovest, che si sono riversati nelle regioni orientali dopo il 1990 e non hanno più mollato la presa. Un rapporto dell’Università di Lipsia calcola che al giorno d’oggi nelle regioni dell’est quattro ruoli di potere su cinque sono ricoperti da cittadini dell’ovest, e la rappresentanza degli orientali è calata durante gli anni. In tutta la Germania, i territori dell’ex Ddr sono ancora più sottorappresentati. Uno studio del 2017 ha rilevato che solo l’1,7 per cento degli incarichi in politica, nell’esercito, nelle aziende e nelle corti federali è detenuto da cittadini dell’est, che però rappresentano il 17 per cento della popolazione. “Per i tedeschi dell’est questa struttura di potere viene percepita come un’umiliazione” conclude Petra Köpping. (Traduzione di Gregorio Sorgi)

*Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto dal Financial Times