Foto Ap, via LaPresse

Terrazzo

Parigi, una capitale di luci e di cantieri

Giulio Silvano 

Mini reportage dalla capitale francese che si prepara alle Olimpiadi 2024 

Parigi val bene un’Olimpiade. Un po’ come certe cure invasive quando si è malati, la preparazione ai Giochi estivi del 2024 crea malesseri. Troppi cantieri, dicono i parigini, prima del benessere, di fuochi d’artificio e tedofori. Ci sarà un nuovo centro acquatico tutto di legno fatto dagli olandesi di VenhoevenCS e un media village in banlieue descritto come “una garden city del XXI secolo”, e anche in centro ripavimentazioni e ristrutturazioni. Si vendono già le magliette bootleg col logo olimpionico davanti ai marciapiedi transennati. Macron ha fatto un po’ sua l’Olimpiade cittadina, rubandola alla sindaca Anne Hidalgo, impegnatissima nella sua crociata green – più alberi, più ciclabili, più pedonalizzazioni – e nella sua rielezione. 

E uno non sa quali cantieri son fatti per accogliere gli sportivi e quali per combattere il global warming, e quindi non si sa con chi arrabbiarsi. Ma è facile lamentarsi per chi non ha mai vissuto a Roma o a Milano. Trapani, camion, betoniere. Tutta transennata la rue Tournon, dove Mughini comprava i libri di Debord, un gioco a ostacoli per arrivare alla Closerie des Lilas dove pranzava Hemingway, e poi l’arco del Carrousel tutto impacchettato, così come il il Musée des Arts Décoratifs. Il busto di Georges Bernanos è incastrato tra un’impastatrice e sacchi di malta, tanto che sembra protetto per la guerra. A guardare Notre-Dame circondata di gru, l’Île de la Cité sembra una piccola l’Aquila. Tutto contento il presidente dice che tra un anno la cattedrale riaprirà, dopo l’incendio che ha fatto scrivere un libro a Ken Follett. Le impalcature intorno alla guglia in costruzione, tutte illuminate, la fanno sembrare un abete natalizio. E seppur ci si lagna, niente a Parigi sfiora l’atmosfera da bonus 110 che c’era in Italia, quando i centri cittadini sembravano presi di mira da ossessivi epigoni di Christo e non si trovavano più imbianchini. Ma i cantieri non finiscono mai. La sindaca ha annunciato che continueranno massicci investimenti per il rinnovo energetico di edifici pubblici, edilizia popolare, scuole, asili. L’effetto principale delle lotte ecologiste, oltre che negli alberi piantati intorno alle piazze, si vede adesso nei dehors. Dopo i monopattini elettrici a noleggio diventati illegali per gli incidenti mortali, è stato messo un fermo anche ai funghi riscaldanti, che inquinano troppo. Addio fornelletti e stufette mentre si beve un kir, una Perrier o un café au lait. E così se vuoi metterti en terrasse nelle brasserie e nei bistrot ti danno le copertine di pile da tenere sulle gambe. E tra un po’, minaccia Hidalgo, non si potrà nemmeno fumare nei parchi. Nessuno ancora sa se è collegato, o se è solo una bolla che si sgonfia, ma per la prima volta calano i prezzi delle case: scende la media sotto i 10 mila al metro quadro dopo anni di salita costante. E l’Atelier parisien d’urbanisme a inizio dicembre ha calcolato che il 19 per cento delle case della città non è abitato, ma sono pied-à-terre o case-investimento lasciate vuote. Dal 2011 Parigi perde una media di 11.500 abitanti all’anno. Dove vanno? In provincia, dove non ci sono cantieri e dove puoi trovare un trilocale a meno di 800 mila euro?

Di più su questi argomenti: