Francesca Fagnani - foto Ansa

Il Foglio Weekend

Francesca Fagnani, tra le belve televisive e la mala romana

Michele Masneri

Ritratto della conduttrice del fortunatissimo programma su Rai 2: carriera, vita privata, l'amore con Enrico Mentana e la sua città

Questa era nata come intervista, alla più celebre intervistatrice del momento. Ma lei, la belva Francesca Fagnani, non vuole, posticipa, prende tempo. “Però non parliamo di Mentana”, ok. “Però parliamo solo del libro”. Va bene (il suo in uscita sulla criminalità romana, “Mala. Roma criminale”). Infine: “Dai, facciamola più avanti”. A quel punto io passerei molto volentieri la mano, temo la belva Fagnani, non voglio farla innervosire, ma niente, al Foglio pretendono il pezzo. Ti prego, guarda che sennò mi fanno scrivere lo stesso. “E’ una minaccia?”, mi fa la belva. Siamo pazzi? Minacciare Fagnani sarebbe come sfidare a padel Sinner, competere in auto con Verstappen, e giù altri paragoni sportivi. E poi Fagnani è stata minacciata dai più grandi minacciatori in circolazione. Dal boss Carminati detto er Cecato, a tal Massimiliano Minnocci, alias er Brasile (quello tatuato anche in testa, talmente bravo a minacciare che a “La zanzara” gli hanno fatto minacciare l’ambasciatore russo). Pure dal compagno di Stefania Nobile, e genero di Wanna Marchi, è stata minacciata. Il fondatore dei locali La Gintoneria  non aveva gradito un’intervista alla fidanzata. Ma siete matti. “Acchì?” risponde Fagnani al Brasiliano, con la mano a carciofo, per niente intimorita. E io dovrei minacciare lei? Fagnani me se beve a me, la gintoneria e tutto lo scioglipancia.

 

Fagnani, conclusa l'ultima puntata trionfale delle sue "Belve", torna adesso al vecchio amore, la cronaca nera. Ne ha sempre scritto, se n’è occupata nella lunga gavetta con Santoro e con Minoli. “Cerca la devianza sociale”, mi dice uno che la conosce. E qui, avoja trovare la devianza nella criminalità organizzata romana (l’unica cosa che ci sia di organizzato a Roma, peraltro). Lei sguazza tra assassini, tagliagole, scuoiamenti, torture. Se in tv passa da Francesca Pascale a Fedez, sulla carta sguscia tra boss dai nomi come Diabolik, Ciccio Barbuto, er Principe (“Matteo Costacurta, campione di polo, aristocratico ha una passione: uccidere. Ma non per soldi. La sua è una vera devianza”, ha raccontato intervistata da Teresa Ciabatti. Arieccola, la devianza). 

 

Fagnani, 47 anni, ha inaugurato un nuovo stile. “Coatto chic”, mi dice una collega della Rai, ma non è tanto quello. E’ una Bignardi aggiornata al post "Gomorra", un animale anzi belva ibrida che passa dalle interviste e l'attico fiorito al Ghetto dove abita col compagno Enrico Mentana all’estrema periferia di Ostia dove va a stanare i peggio ricercati. “Aho, c’è la Fagnani, ha citofonato pure a me”, si lamentano i boss romani intercettati perché lei peggio che Tecnocasa e i testimoni di Geova li va proprio a pescare a domicilio. Di giorno però torna belva bionda, anzi “lavish biondo cenere Roma Sud”, dice un’altra collega. 

 

Fagnani ha diversi primati. Numero uno: in un mondo che sta abbandonando la Rai guardando al Nove come terra dell’abbondanza, lei è l’unica che ha fatto il passaggio opposto. Le sue “Belve” nascono infatti nel ‘18 su quella  rete che all’epoca era percepita come terra di confino per epurati, per poi passare in Rai. Il brand “Belve” proviene poi da un’altra affascinante belva televisiva, Irene Ghergo, sacerdotessa di quel regno che era “Non è la Rai”, e si narra anche di un piccolo litigio, perché il titolo, “Belve”, era stato inventato da lei. “Ma no, nessun litigio”, dice al Foglio ora Ghergo. “Sì, me l’ero inventato io, ma glie l’ho lasciato volentieri. Mi era venuto in mente così, al telefono, quando Francesca mi disse che le avevano accettato un programma di interviste per il Nove e bisognava dargli un nome”. “Volevamo chiamarlo le Iene ma c’era già. Er titolo fa tanto”, mi disse Fagnani l’anno scorso sul palco della festa del Foglio. “Come primo ospite le mandai Alfonso Signorini e funzionò benissimo”, ricorda Ghergo. E nella vita di Fagnani, tutta devianza e periferie, irruppe il biondo cenere. “Ma lei è bravissima a non essere troppo trash. Sa cogliere il pop senza esagerare”. 

 

Lei sognava le news, una conduzione, è arrivato invece un genere più leggero ma non meno nobile, l’intervista.  Il misto tra pop e attualità la fa essere una specie di Daria Bignardi 2.0, anche se Bignardi fu un’avversaria al Nove. Dove pare che l’uscita di Fagnani fu causata anche dalla sovrapposizione con “L’assedio”. Non c’era spazio infatti per un altro programma di interviste. Così, l’esperimento si trasferì sulla Rai, esperimento che andò benissimo. Adesso, però, il fatale richiamo del Nove colpisce pure lei e, complice l’ospitata da Fazio domenica scorsa, pare che siano scoccate scintille di trattativa. 

 

Da grande talent scout Irene Ghergo le suggerì dei cambiamenti? “Niente, era già lei, aveva i controglioni”. Ambe’, direbbe Fagnani. Nessun difetto? “All’epoca ero preoccupata dall’eccessivo accento romanesco, che mi sembrava un limite, oggi invece ho capito che va benissimo. Ambra, per esempio, all’epoca l’avevamo mandata a scuola di dizione da una coach che mi aveva procurato Carmelo Bene. Imparò in una settimana”. Invece il romanesco di Fagnani è intatto ed è parte determinante del suo successo. Mi fa venire in mente una recente intervista di Stefano Bartezzaghi data a Annalisa Cuzzocrea sulla Stampa, dove Bartezzaghi analizza il linguaggio e la prossemica di Giorgia Meloni e sottolinea come il romanesco della premier sia inclusivo, “non nel senso di genere, ma che include e coinvolge più persone possibile”. E prima ancora della parola “il tono la mimica le faccette gli occhi”, ed ecco che penso subito agli “mmm” di Fagnani. Che si è laureata in filologia dantesca e ha studiato a New York, ma il massimo della potenza espressiva lo raggiunge sgranando gli occhi e dicendo “ambè”, o “mmm” proprio come “Giorgia” nei suoi migliori piani di ascolto. Insomma incarna benissimo lo spirito del tempo, una specie di koiné  non solo romana, “lo sticazzi e mecojoni”, la lingua e la postura di Zerocalcare e delle serie tv, parlata anche a Milano (dove trionfano i ristoranti romani e mai però è stata capita la differenza tra le due espressioni). “Lo stile locutorio dominante in Italia”, lo definisce sempre Bartezzaghi, cioè una lingua un po’ cialtrona ma simpatica, e alla fine ho una piccola illuminazione, Fagnani e Meloni hanno due percorsi paralleli. Sono entrambe due bionde molto capaci di Roma Sud che si sono imposte in settori maschili. Hanno fatto il loro Erasmus alla Garbatella (pochi mesi, di passaggio, ma che gli è rimasto addosso come brand di romanità felice e di successo). A un certo punto si accompagnano a due giornalisti televisivi (Mentana, perdonaci!) e hanno pure un’agenda sempre in mano. Quella “degli appunti di Giorgia” e quella delle domande di Fagnani. Due secchione, due ragazze di successo entrambe con una sorella nell’ombra. Arianna Meloni sempre meno, nell’ombra. Nel caso di Fagnani, invece, una gemella che fa vita molto ritirata. Addirittura segreta.

 

Simmetricamente a Meloni, Fagnani ha ancora solo il papà a cui è molto legata e non la mamma, e come “Giorgia” è stata di destra da giovane (Giorgia lo è ancora, sembrerebbe). Oggi Fagnani è percepita di sinistra, anche se lei non si è mai espressa. “Non ho mai detto per chi voto. E soprattutto non ha importanza: il giornalista non è il portavoce di un partito politico, il suo compito è raccontare la realtà con correttezza ed equità", ha detto al Giornale. Però oggi (veniamo al secondo primato), Fagnani è stata la più veloce a rispondere a Massimo Giannini nella famosa chat democratica su WhatsApp, l’equivalente del Manifesto di Ventotene dei giorni nostri. Rispondendo in un millisecondo all’appello antifascista dell’ex direttore della Stampa col suo “Buon 25 aprile”, nel chattone telematico, e battendo di volata nomi anche illustri come il card. Zuppi, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Carlo De Benedetti, Monica Guerritore, Paola Turci, che non hanno avuto la stessa prontezza. Allo stesso minuto, ma  pochi millisecondi dopo è arrivato  lo psicoanalista Recalcati. Forse ci vuole il Var, ma comunque è sicuro che oggi Fagnani è punto di riferimento fortissimo della sinistra  (e qui una devianza vuole che tra i suoi amici figuri “l’avvocatessa del diavolo”, quella Ippolita Naso legale tra gli altri di Carminati)

 

Ma agli inizi: da Santoro, con cui ha cominciato ad “Annozero” nel 2006, la raccontano simpatica, sveglia, grandissima lavoratrice, ambiziosa, ma anche una che aveva una sua vita fuori, gli amici, appunto; non confinata al lavoro. Ambiziosa di diventare qualcuno, di condurre un programma tutto suo, di notizie e di politica, insomma una futura Lilli Gruber, ma poi avrebbe invece trionfato con questo misto di attualità e trash, dove porta la freschezza coerente del suo sguardo (e lo studio forsennatissimo). Del resto già da Santoro il  pop fa capolino. Proprio in questi giorni è tornata fuori una sua intervista del 2013 sempre per “Annozero” all’olgettina Michelle Bonev, tema una certa Francesca Pascale, mentre in studio a “Belve” è andata per l’ultima puntata proprio Pascale, insomma un cerchio che si chiude (e due vite molto cambiate negli anni)

 

Ma un altro suo maestro che lei cita sempre è stato naturalmente Gianni Minoli. Se uno ci fa caso le interviste belluine assomigliano ai vecchi gloriosi "Mixer". Anche lì i primi piani, anche lei chiede ai suoi ospiti di denunciare un proprio difetto, come lui lo domandava ai suoi (mitologico  Silvio Berlusconi, che non riuscì a rispondere). Insomma tocca chiamare Minoli. “Fagnani mia allieva? Non esageriamo”, risponde. Ma se la ringrazia sempre come suo maestro. “Sì, ha scritto pure un libro su di me. Il televisionista”. Ecco. “Certamente guardando i miei vecchi faccia a faccia riconosco delle similitudini. Per me non ha mai lavorato, ma si vede che ha studiato le mie interviste. Non voglio attribuirmi meriti che non ho”. “E poi dipende se pagano le interviste o no, se tu mi paghi io intervistato sarò portato a dire più cose”. Che belva, Minoli. 

 

Mi tocca chiamare allora Fremantle, produttrice del programma. Pagate? “Certo”. Le cifre però sono segrete, “per questione di privacy”. Si favoleggia di 70 mila a Fedez. “Fantasie”. Forse nei sottopancia dei programmi dove c’è scritto “giornalista” o “scrittore”, andrebbe messo piuttosto anche “pagato”, o “gratis”, uno si orienterebbe meglio nelle giungle televisive. Come sulle indicazioni della pasta, dove ci sono tante informazioni ma quella più importante è in piccolo, il tempo di cottura. Intanto qualcuno sostiene che nel suo processo di trafilatura non al bronzo ma al platino Fagnani si stia de-belvizzando: ecco Aldo Grasso, perfido: “Non vorremmo mai che Fagnani diventasse, per dirla alla Salvini, una faina che gioca a burraco”. Insomma l’accusa è: imborghesimento. 'Ndo stanno qua, per dirla in coatto chic, le devianze? Con Fedez e Pascale è ammansita.  E poi: saranno più belve quelle che incontra di notte a Ostia o tutti i critici del suo imperioso e progressivo successo?  L’altra belva è “Striscia la Notizia” che l’ha messa di fronte a ua sospetta promozione di gioielli, indaga l’Ordine dei Giornalisti. Ma siamo in fondo nel paese di John Travolta che fa il Ballo del qua qua a Sanremo con le scarpe brandizzate. A Sanremo lei andò nell’annata dei monologhi dolenti, e anche lì spiccò. Tutti sono concordi nel notare poi un generale e progressivo miglioramento estetico, come avesse negli anni scoperto una nuova femminilità, e ci mancherebbe. Più bella, più sexy, meno underdog. “Era un maschiaccio, ai tempi”, dicono tutti. 

 

“E’ moderna, la sua modernità passa dall’essere spontanea, senza birignao. E dall’assenza di retorica. E’ quello che è, e in tv si vede e funziona”, dice sempre Ghergo. Di sicuro la sua modernità sta anche nella  consapevolezza  dello spillolamento. Una devianza televisiva della nostra epoca fa sì infatti che pochi guarderanno l’intero programma, che invece nasce già porzionato per l'online. Infatti Fagnani spopola su TikTok con le clip sue, di meme su di lei o sui suoi ospiti (e c’è pure uno che analizza la sua comunicazione partendo dall'agenda rossa, tipo quella di Borsellino). Di nuovo, “l’agenda rossa è un’altra innovazione interessante, rende tutto più piacevole e più vero”, dice Minoli. “Legge le domande che qualcuno le ha scritto, senza infingimenti”. Secondo  Minoli, poi, “i silenzi, le pause sono molto importanti, è una forma di comunicazione anche quella”.  “Le pause rappresentano un prolungamento della domanda, una sospensione. Poi certo molto lo fa il montaggio, che nelle mie interviste non c’era, era tutto in diretta”. Aridaje. Al montaggio raccontano di una Fagnani sì in fase devianza, appollaiata sulla seggiolina dietro il montatore, “più veloce, più veloce questo taglio”, lei odia infatti la lentezza. Insomma di sminuzzamento in sminuzzamento Fagnani è un Bimby della televisione.  Fa a fette la tv peggio della mala romana coi suoi nemici: “aghi infilati nelle unghie, cazzotti, calci. Gualtiero Giombini detto il Vecchio muore, il suo fisico non regge a sevizie, ustioni, fiamma ossidrica, bitume bollente”, racconta Fagnani.  Ellamadonna. Questa sì che è devianza. 

 

E il pòro Mentana? Lei non sopporta che si parli di lui. Preferisce parlare di Ciccio Barbuto. Ha detto solo che col suo futuro compagno è stato un lungo corteggiamento, e non un colpo di fulmine. Ammazza. Lui invece, a Aldo Cazzullo. “Venne a intervistarmi per una rivista d’arte. Mi incuriosì, e non solo per la bellezza. Era determinata, non arrivista. Una secchiona capace di studiare due notti di fila per far bene una cosa”. La coppia viene spesso fotografata per strada, cagnetto al guinzaglio – i cani sono la più grande passione comune, raccontano - e sembrano un po’ Jennifer Lopez con Ben Affleck, sempre un po’ ingrugnati. Non fanno gran vita sociale. Lei cucina poco e pretende giustamente che lui sparecchi. Quando cucina però è bravissima: specialità, raccontano, polpette e certi biscotti con zucchero di canna, né troppo dolci né troppo poco. “Salutista ma non rompicoglioni”, sintetizza Irene Ghergo. Lei si è fidanzata con Mentana dopo la rottura con la moglie Michela Rocco di Torrepadula; l’avvicendamento non fu dolcissimo, seguirono tweet infervorati della blasonata consorte, mentre Mentana e Fagnani erano a Cortina, e poi dopo, “Mi sono persa qualcosa… pensavo mio MARITO avesse un’AMANTE, invece ha una compagna”, twittava la ex moglie, come in un sequel di “Vacanze di Natale” in versione devianza social  (da Ostia a Cortina in nove ore, sette e minuti e venti secondi, taac. Però adesso basta, sennò quella me viene a citofonà).

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).