Serie tv

"Succession" ci manca tremendamente, e forse manca pure a chi l'ha ideata

Mariarosa Mancuso

Le confessioni del regista e showruynner Jessee Armstrong in un'intervista libera dalla questione legata allo sciopero degli sceneggiatori e l'ipotesi di un seguito

Logan Roy e famiglia mancano a noi, dopo l’ultimo episodio di “Succession” e quattro stagioni di amore travolgente. Bella scrittura, personaggi presi non “dalla vita” ma dai migliori testi teatrali. Shakespeare compreso, che sapeva immaginare e mettere in scena ogni cosa. Scopiazzare da uno meno bravo sarebbe masochismo. Citarlo – ora si dice così – è una bella rivincita per chi fu accusato di farsi bello con le piume altrui – peraltro: quando l’originalità non era un valore, e gli uomini travestiti recitavano ruoli da fanciulla trepidante d’amore.

Figuriamoci se la famiglia Roy non è mancata allo showrunner Jesse Armstrong. La serie (per gli spettatori italiani su Sky Atlantic) è terminata quando c’era lo sciopero degli sceneggiatori. Quindi non ha potuto rilasciare dichiarazioni e commenti. Ora però l’intervista è libera, anche nella lunghezza, e l’onore qualche giorno fa è toccato al giornalista di Vulture Matt Zoller Seitz – non vuol dire che li tirano a sorte, vuol dire che scelgono tra i competenti. Evitando così certe miserie ascoltate a Venezia, con richieste di numeri di telefono, e l’italico: “il suo film è bellissimo” – il cronista italiano sente di dover dire la sua, come forma di cortesia, nel resto del mondo i giornalisti preferiscono non iniziare con una bugia.

Per rispetto di chi non ha visto l’ultima stagione – magari neppure le altre, ma cosa fate la sera, guardate “Il deserto che vive?” – non racconteremo nei dettagli il quasi fratricidio dell’ultima puntata, la numero 39. Logan Roy, detto con rispetto e serietà, è morto davvero, e ora bisogna spartire la Wayco, che opera nei media, nelle crociere, nei campi giochi (forse abbiamo pure perso il conto). “E’ morto davvero” vuol dire che già nei primi episodi della prima stagione aveva avuto un infarto. Figli e consorte erano preoccupati, dall’aereo privato all’ambulanza, ma poi la prima stagione era andata avanti con il capofamiglia come sempre imperioso (e gli eredi che, un po’ dissimulando e un po’ no, in fondo c’era il ballo il futuro della Wayco, facevano pensieri stupendi sull’eredità).

“Sapeva che sarebbe finita così?”, chiede l’intervistatore a Jesse Armstrong. “Neanche per idea, alla fine della prima stagione pensavamo soltanto “riusciremo a farne un’altra? Sapevo solo il tono che volevo dare alla scena: non ci sarebbe stata una vittoria certa, e neppure un’incoronazione”. Per un voto, la corona è andata a Tom, il marito di Shiv anche se la coppia al momento è piuttosto turbolenta. Tom Wambsgans si era avvicinato alla famiglia Roy come fidanzato della figlia femmina che ambisce al potere come i fratelli maschi. Greg invece è un cugino. Entrambi già visti in due ruoli meravigliosi: Tom – l’attore è Matthew Macfadyen – fu il più riuscito Mr Darcy nella storia dei film tratti da “Orgoglio  e pregiudizio”. Greg dice che il suo “human name” è Nicholas Braun (poi giocano su YouTube a “Chi ha detto questa battuta?”.

Dice Jesse Armstrong: “Tom ha avuto l’impero, come gli imperatori alla fine dell’Impero romano. Ce n’è un altro a Bisanzio, e adesso anche  la Germania sta marciando con le sue legioni contro di me. Giusto due anni per costruire il tuo arco di trionfo e arrivano i visigoti”. Non abbiamo controllato la precisione storica, ma di certo Mr Armstrong sa raccontare. E forse ha già in mente qualcosa per il seguito. Loda Matthew Macfadyen per la precisione: gli dici tre millimetri a destra e prontamente esegue. Se poi hai sbagliato e i millimetri erano 4, ma a sinistra, esegue perché quello è il suo lavoro. Logan Roy muore mentre il figlio negletto Connor e la giovane Willa stanno per sposarsi. E non cambiano programma.

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