Documentari

Tutto su John le Carré nel bel documentario di Errol Morris

Mariarosa Mancuso

“The Pigeon Tunnel” è il titolo dell’indagine di Errol Morris su Le Carré, ex spia britannica e poi romanziere da milioni e milioni di copie

Nato David Cornell, John Le Carré è fermamente convinto che non ci sia nulla dietro la maschera. La sua, e quelle che noi indossiamo a seconda delle occasioni. Sulle nostre non si sente di giurare, siamo ragazzi pigri e per le maschere bisogna essere portati. E divertirsi a indossarle. Sulla sua, è inflessibile. Neanche si comincia a discutere: “La stanza interna è vuota”. “Potevo diventare un cattivo ragazzo”, dice Le Carré a Errol Morris – il documentarista di “The Fog of War” (11 lezioni tratte dalla vita di Robert McNamara, segretario Usa alla difesa dal 1961 al 1968, presidenti JFK e Lyndon B. Johnson). Invece ha fatto lo scrittore. “Mi sono inventato il mio mondo e le mie spie – tutti tendiamo al doppio gioco, inutile negarlo”. Errol Morris non appare, sullo schermo c’è sempre il romanziere, ma si avverte la tensione tra i due: ogni documentarista sogna di smascherare almeno un po’ il suo personaggio. “The Pigeon Tunnel” è il titolo dell’indagine di Errol Morris su Le Carré, ex spia britannica e poi romanziere da milioni e milioni di copie (per questo aveva scelto uno pseudonimo). Neanche la caduta del Muro di Berlino ha saputo fermarlo, si è spostato a Panama per “Il sarto di Panama”, omaggio dichiarato al “Nostro uomo all’Avana” di Graham Greene. È riuscito a trovare una spia anche nella pacifica Svizzera: “La pace insopportabile”.

Errol Morris fa domande semplici – da documentarista incallito sa benissimo che più lunghe sono le domande più corte saranno le risposte. Le Carré risponde con ironia. Parlando di Kim Philby – l’agente che era passato al servizio dell’Urss, e quando fu smascherato lasciò senza copertura tanti colleghi, tra cui il giovane David Cornwell – dice “se gli avessi affidato il mio gatto per una settimana avrebbe trovato il modo di tradire anche lui”. Era una forma di seduzione, estesa al mondo intero. Il gatto viene arruolato per una semplice lezione di scrittura – più brevi sono, più sono efficaci contro certi incipit che provocano crisi di disperazione (ma perché? Già alle prime frasi sei noioso?). “Il gatto dorme sul tappetino” non è una storia. “Il gatto dorme sul tappetino del cane” invece lo è – ha tradito la fiducia? è un doppiogiochista? Molte storie riguardano il padre Ronnie, giocatore e truffatore e scommettitore, che però gli fece fare le scuole dei ricchi. A volte stavano chiusi in casa con le luci spente per evitare i pignoramenti, Altre volte fuggivano dagli alberghi –  Montecarlo, per esempio – senza pagare il conto. Il “Pigeon Tunnel” è una sorta di corridoio lungo e buio, che i piccioni erano costretti a percorrere per sbucare nel prato con i cacciatori. 

John Le Carrè era andato in televisione, e tra le altre cose aveva detto “l’infanzia è il grande patrimonio dello scrittore”. Il padre Ronnie gli fece causa perché voleva la sua parte, in cambio della vita avventurosa a cui l’aveva costretto, avendolo reso praticamente orfano. La madre non sopportava quello stile di vita, diciamo così. Fuggì senza lasciare traccia: Ronnie l’imbroglione conosceva troppi avvocati, lei non sarebbe mai riuscita a cavarsela legalmente. Lo scrittore quasi sparisce, davanti a un genitore che scommette con Dio (Le Carré: “Non credeva in Dio, ma era convinto che Dio credesse nei suoi trucchi). Non sempre riusciti: andò dal figlio a chiedergli più di un milione di sterline. Uscito di galera, ritentò il colpo con una casetta in campagna, mucche e galline, una moglie fedele. “Stava truffando anche me”, pensò Le Carré. L’ex ragazzino che, incaricato di trasportare una grossa vincita, non rubò neppure una banconota di piccolo taglio. Papà Ronnie rimase malissimo.

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