in televisione

Pechino Express è un viaggio pop. Parla Costantino della Gherardesca

Giuseppe Fantasia

Il programma “riempie un buco nel mercato tv. Da noi mancano infatti programmi che raccontano e documentano in questa maniera il mondo fuori dal paese. Non ha importanza se piace o meno, piacere a tutti è noioso"

Fino a che punto siamo disposti ad accettare una limitazione delle nostre libertà democratiche senza mutare lo stile di vita? – ci siamo chiesti guardando Occupied, la serie tv norvegese di Netflix ideata dallo scrittore Jo Nesbø, maestro del poliziesco di matrice scandinava. In ogni episodio, ci si interrogava su una situazione politica irreale – tremenda, ma a quanto pare, visto quanto è accaduto e accade oggi, sicuramente possibile - della sospensione, cioè, della democrazia e dell’occupazione di una forza straniera.

 

Fino a che punto siamo pronti ad accettare una limitazione della nostra quotidianità cambiando totalmente stile di vita, adattandoci a luoghi, situazioni, persone, gusti, sensazioni ed emozioni ben lontane dal nostro quotidiano, imparando e scoprendo sempre qualcosa di nuovo, è la domanda – invece – che ci siamo posti vedendo Pechino Express, finalmente un bel programma di intrattenimento, che in questa nuova stagione è sbarcato su Sky. “C’è una stretta correlazione tra i due", spiega al Foglio Costantino della Gherardesca. “Il primo descriveva uno scenario geo politico che scaturiva dai problemi nel settore energetico e c’era il coinvolgimento della Russia. Era tutto fittizio, ma faceva ragionare il pubblico su quei temi, raccontati in una maniera tutt’altro che respingente. Pechino Express fa la stessa cosa per la cultura contemporanea portandola a casa di chi guarda nella maniera più pop, parlando delle nazioni e dei popoli che abitano quei posti, tralasciando l’aspetto turistico e archeologico per mostrarci cosa mangiano quelle persone, che musica ascoltano, che abiti indossano, dove vivono e molto altro”.

 

Il programma – una produzione Sky Original realizzata da Banijay Italia, ogni giovedì su Sky Uno e in streaming su Now – ha il suo successo, perché – come aggiunge l’amato e sempre (auto)ironico conduttore – che più di dieci anni fa esordì come concorrente del programma ed è tornato a farlo in una puntata – “riempie un buco nel mercato televisivo che in Italia non c’era. Da noi mancano infatti programmi che raccontano e documentano in questa maniera il mondo fuori dal paese. A Pechino Express questa necessità del pubblico viene soddisfatta, perché si svolge in luoghi inediti per la tv. Non ha importanza se piace o meno – aggiunge - piacere a tutti è noioso, non trovate?”.

 

Guardando ogni puntata, dal ritmo veloce e serrato, i protagonisti (dieci coppie, alcune delle quali già eliminate nelle puntate trasmesse) incontreranno le culture più diverse: dallo splendore dell’epoca Ottomana con le sue influenze greche e romane al misticismo Sufi, dalle tracce degli antichi popoli Ittiti e Mongoli a quelle dei Persiani, Beduini e Nabatei. Viaggeranno sulle stesse strade percorse dai Crociati, da Alessandro Magno, da Marco Polo, Gengis Khan e Tamerlano sulla “Rotta dei Sultani”. Con gli zaini rossi in spalla, sono partiti dalla Turchia, iniziando così 7.000 chilometri di viaggio: dalla Cappadocia, nella città di Mustafapaşa, alla città sotterranea di Mazi, Sultanhani Caravanserai e Konya. Una tappa sul lago Egirdir, nella città di Pamukkale, a Belevi e poi a Istanbul. Sono stati in Uzbekistan – dal deserto di Kyzylkum a Khiva e poi a Bukhara, fino a Samarcanda lungo la via della Seta, e la capitale Tashkentm, in Giordania con Petra, Kerak e Amman e negli Emirati Arabi Uniti, da Ras Al Khaimah ad Abu Dhabi, dove le ultime coppie rimaste in gara correranno tra i grattacieli e le sorprendenti strade di quella città avveniristica, simbolo di congiunzione tra il nostro mondo e quello dei Sultani.

 

Sono agguerritissime Natasha Stefanenko e Sasha Sabbioni (“Mamma e Figli”), “I Fidanzatini” Rita Rusic e Cristiano Di Luzio, “Gli Sciacalli” Fru e Aurora Leone, meno, un po’ meno “Gli Indipendenti” Bugo e Cristian Dondi. I più sexy sono “Gli Scienziati” Barbascura X e Andrea Boscherini, i più esilaranti sono “I Pazzeschi” Victoria Cabello e Paride Vitale, ma la napoletanità di Ciro e Giovambattista Ferrara (Padre e Figlio”) attrae e conquista. “Cabello chi?”, rispondono a Victoria durante una prova a telefono, risposta che ci ricorda la celebre “Karl who?” detta allo stilista Lagerfeld. Va meglio a Ferrara, riconosciuto da un autista turco che gli fa: “Juventus?”. E tutte le vie gli si aprono. Insomma, il programma offre molto, ci distrae, ci diverte e il viaggio – “il setting ideale per mettere alla prova il divenire e i conflitti interiori dell’essere umano”, parola di Costa – continua. “Per poterlo fare al meglio, però, stavolta più che mai, bisogna far fuori tutti gli altri”. La vittoria, a quanto pare, a chiunque andrà, sarà “pazzesca”.

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