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Strappare lungo i bordi. Ecco la serie animata di Zerocalcare

Rebibbia, gli amici Secco e Sarah, l'ironia e le citazioni storico-letterarie : il mondo narrativo di Michele Rech arriva sul piccolo schermo in sei episodi da venti minuti ciascuno. Tutta da scoprire la colonna sonora

Gaia Montanaro

Strappare lungo i bordi, la serie animata di Michele Rech (in arte Zerocalcare) disponibile da stamattina alle nove su Netflix, non tradisce le aspettative. Chi ama i fumetti di Zero, chi ha amato i suoi video sulla quarantena a Rebibbia, chi apprezza il suo linguaggio che tiene insieme l’alto e il basso, il citazionismo estremo alle espressioni più grevi ritroverà tutto condensato ed esaltato in questa serie.

 

Sei episodi da circa venti minuti ciascuno dove il mondo di Zerocalcare è rappresentato in tutti gli aspetti che già abbiamo imparato a conoscere: dalle esperienze scolastiche quando era bambino, all’adolescenza, alle sfide dell’età adulta sullo sfondo del suo quartiere, Rebibbia, con gli amici e i compagni di sempre come inseparabili alleati. La sua coscienza critica – l’Armadillo (unico personaggio non doppiato da Zerocalcare bensì da Valerio Mastandrea) – e gli amici Secco e Sarah con cui  Zero si appresterà a compiere un viaggio doloroso ma allo stesso tempo pieno di senso. Un racconto densissimo, pieno di idee e di rimandi, che mette al centro le aspettative – autoindotte o imposte dalla società – che si contrappongono ad una strada piena di deviazioni e curve. Esistenze in cui non sempre è possibile strappare lungo i bordi seguendo una linea predefinita ma a volte serve improvvisare, uscire dal seminato, osare. Lirismo, malinconia, densità, capacità di tenere insieme tanti registri, di essere tante cose pur rimanendo sempre Zerocalcare. E in quelle tante cose ogni spettatore riesce a ritrovarsi. 


La serie è stata scritta, diretta e interpretata da Zerocalcare che presta la voce a tutti i personaggi ad eccezione dell’Armadillo, è prodotta da Movimenti, che ha seguito la parte esecutiva insieme a Michele Foschini (direttore editoriale di Bao Publishing, la casa editrice dei fumetti di Zerocalcare). 

 

Come inizia Strappare lungo i bordi?

La serie si apre con una panoramica dei luoghi simbolo di Rebibbia, quartiere dove da sempre abita Zerocalcare: la metropolitana, la fermata dell’autobus, le case popolari e un crogiolo di gente che lì abita. Zerocalcare inizia a raccontare della prima volta che ha visto Alice e di come quella ragazzina lo avesse fatto innamorare fin da subito. Un amore che non aveva mai preso una forma definita, che era sempre rimasto sullo sfondo di due esistenze che si muovevano parallele, dove ognuno sapeva di poter contare sull’altro ma non c’era mai stata l’occasione o il coraggio di fare un passo in più nella direzione dell’altro. Il tutto raccontato dalla prospettiva di due ragazzi romani di diciassette anni, alle soglie dell’esame di maturità (nello stesso anno dello scudetto della Roma) e dopo gli eventi del G8 di Genova. Alice e Zero. Due esseri umani condannati ad essere più che amici ma meno di una coppia, due che “stavano sempre a seminà ma non raccoglievano mai”. 

 

Analogie e differenze tra il fumetto di Zerocalcare e la serie?

Di fatto il mondo narrativo messo in scena nella serie di Zerocalcare è assolutamente sovrapponibile a quello del fumetto. Medesimo è il punto di vista, ci sono gli stessi personaggi e lo stesso linguaggio. L’ironia rimane una cifra presentissima nello stile di Zero, la capacità di riflettere su temi che attraversano la società con uno sguardo disincantato, ironico e allo stesso tempo mai semplificatorio. Lo Zerocalcare che ha scritto sullo schermo del telefono “Chi è felice è complice”, che afferma “la presa di coscienza mi disintegra” così come quello ironico e legato all’attualità di “Io ho raggiunto un grado di resistenza nei confronti del Secco che le ancelle di The Handmaid’s Tale me spicciano casa” fino a quello più riflessivo e malinconico di “Uno non dovrebbe mai dire le cose ad alta voce. È il modo migliore per rompere il giocattolo”.

 

Quali sono le musiche di Strappare lungo i bordi?

La serie di Zerocalcare è ricchissima di musiche utilizzate come citazioni, come contrappunti narrativi o semplicemente come elementi di suggestione. Da Tiziano Ferro, Manu Chao e il Ron di “Non abbiam bisogno di parole”, passando per “Goodbye Love” di Jonathan Lloyd & Clif Norrell, “Wait” degli M83 e “For the better” di Max Brodie, per arrivare a “Haut les coeurs/Rag #2” di Fauve, “Un battito ancora” de Gli Ultimi e “The Funeral” dei Band of Horses. Chiude il cerchio la colonna sonora della serie scritta e interpretata da Giancane. Moltissime anche le citazioni storico-letterarie, da Mao a Nietzsche passando per Il Trono di Spade e arrivando persino a Una mamma per amica. 


Qual è il tono della serie in tre frasi?

“Noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così. Che bastava strappare lungo i bordi, pian piano seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati. E tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo”. 

 

“Me pare di una crudeltà indicibile sta cosa del libero arbitrio”. 

 

“Ho pensato per un sacco di tempo che se non strappavo più un cazzo, se stavo fermo almeno non facevo altri danni. Solo che non funzionava così perché se tu tieni in mano lo stesso foglietto di carta per dieci anni, pure se non lo strappi, il risultato è che dopo dieci anni in mano hai comunque una cartaccia da buttare, pure se hai giocato a fare la statuetta di cera”.

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