Fabrizio Salini (foto LaPresse)

Come cambia la geografia Rai dopo la riforma Salini (De Santis adieu)

Lorenzo Marini

Il piano industriale ha finalmente ottenuto la bollinatura del Mise e ora sarà sottoposto solo a un ultimo passaggio in Vigilanza per un parere non vincolante. A Viale Mazzini si ragiona unicamente sulle nove direzioni di contenuto

Roma. Potrebbe arrivare prima del previsto l’addio alla direzione di Rai1 da parte di Teresa De Santis. La vulgata, dentro la Rai, era che la sostituzione della “direttora” dovesse arrivare in parallelo con il cambio a Rai2 per l’addio (a norma di legge) di Carlo Freccero previsto il 28 novembre. “Con la scusa si cambia pure Rai1, per via dei bassi ascolti della rete”, si diceva in azienda. E invece pare che De Santis abbia i giorni contati e si voglia provvedere al cambio quanto prima. “Gli ascolti di Rai1, la rete da cui dipende gran parte dell’introito pubblicitario (che è in calo), sono pessimi. Non si può più aspettare”, spiega una fonte dell’azienda. Al suo posto potrebbe andare un nome di transizione, in attesa del risiko che sta per partire col piano industriale, oppure Stefano Coletta, ora direttore di Rai3, unico canale a tenere botta, con un -0,1 per cento di share sull’intera giornata e un -0,3 per cento in prima serata. Rai1 va molto peggio: - 1,4 (day) e – 2,4 (prime time). Ma pure Rai2 non scherza: -1,2 (day) e -1,5 (prime time). Nel loro complesso, le tre reti principali perdono il 2,3 per cento sull’intera giornata e il 3,9 per cento nel prime time. Con Mediaset molto agguerrita. Sono solo 2 punti e mezzo, per esempio, ormai a dividere il Tg1 delle ore 20 (22,5 per cento martedì scorso) dal Tg5 (20 per cento). Poi, per carità, la Rai ha punte di eccellenza, con Alberto Angela che le sta suonando a Maria De Filippi nella sfida del sabato sera, l’ottimo risultato della fiction Imma Tataranni la domenica su Rai1, i buoni numeri di Unomattina di Roberto Poletti. Che però, a quanto pare, non basteranno a salvare De Santis, su cui grava il flop di diversi programmi, dalla “Prova del cuoco” di Elisa Isoardi (ieri è morto Beppe Bigazzi, volto storico dei tempi della Clerici) a “La Vita in diretta” con Matano e Cuccarini. Poi in Rai decisioni come queste non sono mai solo aziendali, ma anche politiche. E, si sa, la fine del governo gialloverde ha suonato il gong pure alla stagione della Rai sovranista, di cui De Santis era una dei principali protagonisti. “Si sacrifica lei per salvare il soldato Marcello Foa”, è la voce che corre in azienda, con un qualche fondo di verità.

 

Nel frattempo in Rai si apre l’ombrello, perché a breve partirà la rivoluzione prevista dal piano industriale di Fabrizio Salini, che ha finalmente ottenuto la bollinatura del Mise e ora sarà sottoposto solo a un ultimo passaggio in Vigilanza (che ieri ha dato il via libera alla risoluzione per la policy sui social) per un parere non vincolante. A Viale Mazzini si ragiona unicamente sulle nove direzioni di contenuto. “I direttori di rete non conteranno più nulla, il loro ruolo si limiterà a quello di semplici passacarte, le decisioni e i soldi passeranno sopra le loro teste. Scannarsi per diventare direttore di Rai1 o Rai2 non serve più a niente”, racconta una fonte qualificata. “Inizia una nuova era”, ha detto Salini, che con il sì del ministero di Stefano Patuanelli (M5S) ha incassato la fiducia a proseguire anche dalla nuova maggioranza politica (Repubblica ha pure raccontato di un suo incontro “positivo” con Nicola Zingaretti).

 

Così, a RaiDoc, fortemente voluta da Salini, potrebbe andare Maria Pia Ammirati (ora a Raiteche), anche se il suo nome gira pure per Rai2 e Rai3. Per Rai Cinema e Serie tv è in corsa Roberta Enni. A Rai Kids dovrebbe essere confermato Luca Milano. Altra conferma potrebbe esserci ai Format e Digital con Elena Capparelli. Così come alla Cultura potrebbe continuare Silvia Calandrelli. Alla Fiction grande punto interrogativo su Tinny Andreatta, che è lì da molti anni. Per l’intrattenimento day time si parla di Andrea Vianello. Mentre all’importantissima casella dell’intrattenimento prime time potrebbe finire, dopo un passaggio a Rai1, proprio Stefano Coletta. Mentre il candidato per la delicata direzione dell’approfondimento news è Antonio Di Bella. Molte conferme e qualche novità, dunque. Anche se, secondo alcuni, rinnovare riproponendo sempre le stesse facce “è una sconfitta in partenza”. Nel frattempo, a coprire i buchi, a Rai2 dovrebbe arrivare Ludovico Di Meo e a Rai3 qualcuno dice Ammirati. Ma poi ci sarà da colmare la casella scoperta di Rainews (Montanari?). Altre poltrone “pesanti” saranno la Distribuzione, destinata a Marcello Ciannamea, il Coordinamento, forse Angelo Teodoli, e il Marketing, dove resterà Roberto Nepote. In questa dispersione infinita di deleghe, che ruolo avranno poi il transformation office di Pietro Gaffuri e il dg corporate Alberto Matassino? Infine, mentre torna a scalpitare pure Monica Maggioni che punta a un ruolo più giornalistico (Rai1 o Tg1, ma Carboni è ben coperto politicamente), è sfizioso il sottile braccio di ferro in corso tra il direttore di Rai Parlamento, Antonio Preziosi, e il futuro direttore del canale istituzionale, Fabrizio Ferragni. Col primo che non vuole finire a prendere ordini dal secondo.