Pillole di serie tv da guardare a marzo

Gaia Montanaro

Il panorama seriale, passate le varie premiazioni, centellina le sue proposte. Qualcosa di interessante però si trova sempre. E Netflix la fa da padrone

Marzo si sa è mese di passaggio. Forse anche per questo il panorama seriale, passate le varie premiazioni, centellina le sue proposte. Qualcosa di interessante però si trova sempre, a ben cercare. Netflix la fa da padrone sparigliando nei generi e nei prodotti originali.

After Life (Netflix, 8 marzo)

Apre le danze il comico inglese Ricky Gervais che realizza una serie per Netflix in sei episodi insieme al co-creatore dell’acclamato The Office. La serie segue la vita di Tony che, a seguito della morte della moglie Lisa ammalatasi di cancro, pare deciso in un primo momento a suicidarsi salvo poi ritornare sui propri passi, motivato dal desiderio di punire non più sé stesso ma il mondo. Come? Dicendo costantemente tutto quello che pensa, senza filtri. Gervais si dimostra maestro nel mettere in campo l’umorismo tagliente e politicamente scorretto, mostrando però anche inaspettate pieghe dolceamare accanto alla consueta causticità. Per chi ama la scrittura tagliente condita in salsa british.

 



Love, death and robots (Netflix, 15 marzo)

David Fincher torna su Netflix, dopo il successo della serie Mindhunter, cambiando decisamente registro. Love, death and robots è una serie animata antologica formata da diciotto episodi di durata variabile (dai cinque ai quindici minuti) che spaziano dal fantasy all’horror, dalla fantascienza alla comedy – tutti accomunati dalle tre parole tematiche del titolo ovvero amore, morte e robot. L’esperimento è arduo e innovativo, rigorosamente destinato ad un pubblico adulto. Ma Fincher si è decisamente guadagnato sul campo il lusso della sperimentazione.

Per chi ama atmosfere avanguardiste ed essere continuamente spiazzato.

La verità sul caso Harry Quebert (Sky Atlantic, 20 marzo)

Arriva su Sky Atlantic l’attesa miniserie tratta dal bestseller omonimo – caso letterario internazionale – di Joël Dicker. Patrick Dempsey interpreta il professore Harry Quebert, stimato membro della comunità, che viene messo sotto accusa quando il corpo di una ragazzina quindicenne scomparsa anni prima viene ritrovato sepolto con il libro di Harry nel cortile della sua casa. Il dottor McDreamy di Grey’s Anatomy tenta il salto verso un protagonista complesso e dai toni drammatici, sostenuto da una scrittura di valore e ben congegnata. Per chi ama la suspense e l’approfondimento dei caratteri.

 

 

Hanna (Amazon Prime Video, 29 marzo)

Basata sul film omonimo diretto da Joe Wright, la serie segue le vicende di Hanna – una ragazza straordinaria cresciuta nella foresta ed allevata per poter combattere e difendersi da coloro che cercano di catturare lei e il padre mercenario. Hanna intraprenderà un viaggio attraverso tutta l’Europa per ricongiungersi al padre e sfuggendo a un agente della Cia che vuole scoprire la verità. Con Hanna, Amazon sembra strizzare l’occhio a un target molto giovane e appassionato alle atmosfere adrenaliniche e selvatiche. Per chi ama le serie ricche d’azione e dal ritmo sempre tensivo.

Osmosis (Netflix, 29 marzo)

Arriva alla fine di marzo su Netflix la seconda produzione originale francese in otto episodi e sviluppata dal creatore di Versailles Aude Albano. La serie, ambientata in un futuro prossimo, è incentrata su un’app di appuntamenti che è in grado di individuare una corrispondenza perfetta tra gli utenti, garantendo di trovare la vera anima gemella. Il tutto accedendo tramite la tecnologia ai luoghi più nascosti della mente umana. Ma questa corrispondenza del cento per cento ha un prezzo, molto caro e pericoloso. L’esperimento è strano e alienante e ricorda in certi frangenti le atmosfere distopiche di Black Mirror. Si vedrà se riuscirà a essere altrettanto coeso nell’andare a fondo del tema specifico – e interessante – che la serie si propone di indagare. Per chi ama le narrazioni distopiche e le atmosfere asettiche.

Formula 1: drive to survive (Netflix, 8 marzo)

Chiudiamo con uno strappo alla regola, non trattandosi di fiction bensì di una docuserie. Formula 1:drive to survive affronta con uno sguardo attento ed approfondito il mondo della Formula 1 (nello specifico il campionato 2018), dai piloti a chi si trova nella retroguardia passando per le squadre e i team di management. Il tutto con l’analiticità tipica degli appassionati. L’operazione è interessante e non scevra da imitazioni. Rigorosamente per appassionati, del genere e dello sport

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