Foto LaPresse

APPrendere dall'emergenza . Così l'app economy sarà protagonista della ripresa

Bianca Maria Sacchetti

Dall’aperitivo delivery in 30 minuti al ristorante digitale, da quella per non toccarsi la faccia fino alla scannerizzazione del piede e alla finestra di quartiere. Ecco tutte la applicazioni nate per “semplificarci” la vita 

L’emergenza Covid-19 può essere fronteggiata in più modi e un grande sostegno arriva proprio dal digitale, che sta vedendo fiorire numerose app volte a facilitare la vita di tutti i giorni in questa fase di difficoltà collettiva. Destinato già mesi fa a divenire, entro il prossimo anno, una potenza economica a livello globale, il sistema app potrebbe essere una delle poche voci a non subire danni dal coronavirus ma addirittura un’accelerazione. L’app economy infatti, ovvero il giro di affari che orbita attorno alle app, quindi produzione, sviluppo e relativi servizi, è sempre più in crescita: nel 2019 – stando a quanto emerso dal rapporto App Annie – abbiamo trascorso sui nostri dispositivi mobili quasi quattro ore al giorno, il 35% in più rispetto a due anni fa, e su scala mondiale sono stati effettuati oltre 200 miliardi di download di app, con una spesa da parte degli utenti di 120 miliardi di dollari. Un mercato che, nell’attuale momento storico, appare destinato a crescere ancora. Mai come ora, infatti, ci si sente sicuri e forti con il proprio smartphone stretto tra le mani, una piccola miniera dalle potenzialità illimitate, capace di agevolarci il quotidiano e di farci affrontare il “fuori” con maggiore senso di protezione e controllo. 

Mobilità, food & beverage, turismo, solidarietà digitale, sanità e moda, ogni comparto può contare su una schiera di app che puntano a far sì che il consumatore riesca a godere dei servizi, senza le rinunce altrimenti imposte dalla pandemia. 

 

  

 

Una delle più grandi rivoluzioni post Covid sarà sicuramente quella legata alla mobilità. Dal piccolo comune alla grande metropoli saranno tutti impegnati nel ripensare il sistema dei trasporti. E così, accanto alla riscoperta e agli investimenti sulla ciclabilità urbana, ecco le app che avviseranno i passeggeri dell’eventuale congestione su un mezzo pubblico. 

Ma c'è anche chi prevede un aumento del trasporto privato. Vari sondaggi, infatti, fotografano una preferenza dell'“opzione auto” per gli spostamenti post lockdown. Certo, la crisi economica e i dati sul mercato in continua caduta ci dicono anche che questa preferenza non coinciderà necessariamente con l'acquisto di una nuova automobile. E così ci si concentra su altre soluzioni (car sharing e non solo). 

Chi già dal 2014 ha deciso di muoversi in questo campo è Alberto Cassone, imprenditore romano che sei anni fa ha creato il portale digitale della mobilità, Hurry! e nel 2019 l’app Popmove “In tempi di emergenza l’e-commerce facilita la vita di chi vuole acquistare o noleggiare un’auto. Oggi si può prendere un’auto usata e provarla per 15 giorni, poi se non ti piace la riconsegni, senza perdere un euro, come sui portali online del commercio”.

 

 

 

Un’altra filiera che ha mostrato tenacia e inventiva è quella del food & beverage. In questi mesi, causa lockdown, c'è stato un vero e proprio boom del delivery ma anche un'inarrestabile offerta di app che, probabilmente, costringeranno le attività ristorative, quando potranno ripartire, a ripensare il propio modello di business. 

 

EatsReady, ad esempio, è una piattaforma innovativa con cui si possono gestire totalmente in digitale pagamenti e ordini d’asporto, sia tramite app che web. Senza costi fissi e d’attivazione, è possibile essere operativi in pochi giorni lavorativi, riconoscendo soltanto una commissione sul transato, che peraltro in tempi di coronavirus risulta dimezzata. Gli esercizi hanno così una via agevolata per sbarcare sul digitale, entrando in una rete già esistente e potendo contare anche su un boost della propria clientela. Oggi, come concreto sostegno e facilitazione alla fase 2, EatsReady ha appena abilitato la possibilità di gestire tramite app anche le consegne a domicilio o in azienda. 

“Stiamo vedendo che tantissimi ristoranti, in passato privi di servizio take away, ora lo stanno facendo. Riscontriamo in generale un passaggio molto veloce verso il digitale, con un utilizzo maggiore dei relativi canali rispetto alla fase precedente – afferma Nicola Faedi, responsabile commerciale di EatsReady – Questo è un dato positivo nel mare di negatività comportato dall'emergenza coronavirus: varie attività ora stanno scegliendo un nuovo approccio verso i propri clienti, che potranno mantenere anche nel post-covid”.


In vista della riapertura dei ristoranti e della ripresa del consumo in-store, ci si ingegna già su mille fronti, non ultimo quello dei menù cartacei, che con ogni probabilità saranno banditi per un lungo periodo, in quanto di solito passati di mano in mano e più difficili da sanificare. Con un tablet sarà tutto più agevole e ancor di più con il proprio smartphone: parliamo della web app Dishcovery, una startup made in Italy che si occupa di menù digitali multilingua per i ristoranti, anche stellati. 


“Con i nostri menu i ristoranti risolvono il problema del delivery, del take away e del menù in sala, rispettando le norme igienico sanitarie vigenti – dichiara Marco Simonini co-Founder e responsabile marketing di Dishcovery – In questa fase di emergenza, per gli ospiti dei ristoranti abbonati a Dishcovery basterà aprire la fotocamera, inquadrare il codice QR che trovano sul tavolo (senza dunque dover scaricare alcunché, aprire account o avviare lunghe procedure) e potranno evitare di toccare il menù cartaceo, riuscendo a visualizzare i piatti in elenco direttamente sul loro smartphone, ordinare e persino pagare, tutto da Dishcovery. Una facilitazione importante nel rispetto delle distanze di sicurezza e delle precauzioni che la fase 2 ci impone”. 

 

All’avanguardia poi, in fatto di ristorazione, Foorban, la prima mensa digitale nata a Milano nel 2016: selezione di materie prime d’eccezione, preparazioni gourmet e consegna in tempi record, grazie a una flotta di bici cargo e vespe, il tutto tramite una app che permette in meno di un minuto di ultimare l'ordine, nonché monitorare l’intero iter, dagli ingredienti alle tempistiche. 1704 le ricette create a oggi e ogni giorno la libertà di testare un menù diverso, unico e soprattutto stagionale. Foorban è “il ristorante che non c’è”, un caso di successo e creatività che, grazie all’efficienza tecnologica, è riuscito durante e dopo il lockdown a restituire al consumatore la gratificazione dell'esperienza culinaria.

 

Tra le applicazioni più cliccate anche Winelivery, l’app per bere attiva dal 2016, prima su Milano e adesso su numerose città italiane. Si tratta di un servizio di consegna a domicilio di bevande alcoliche, alla giusta temperatura e in meno di 30 minuti. Possibile ordinare sempre, dalla mattina a notte inoltrata, e scegliere tra una vasta gamma di prodotti tra cui vino, birra, liquori, distillati, cocktail kit per aperitivo, analcolici, superalcolici, acqua e ghiaccio. Una app capace di coniugare la puntualità della consegna a una selezione di livello a disposizione del cliente, che potrà curiosare fra le migliori etichette in commercio. 

 

 

 

La scarsa attività fisica che ha caretterizzato il lockdown e i manicaretti che hanno tanto sollevato l’umore nelle giornate più scure e, delle volte, compensato la scarsa socialità di queste settimane, hanno fatto certamente salire la bilancia degli italiani, che infatti sono ingrassati di almeno un paio di chili dopo due mesi passati tra cucina e salotto. A stimarlo Coldiretti, partendo dai dati dei consumi nazionali di Ismea che hanno certificato una crescita del 18% della spesa di cibo finito sulle nostre tavole. Nei carrelli a trionfare è stato il cosiddetto “comfort food”, tripudio di calorie, zuccheri, grassi e carboidrati: +150% farine e semole, +14% pane, cracker e grissini, +7% pasta e gnocchi, +38% impasti base e pizze, +13% dolci, +24% primi piatti pronti oltre al +37% di olio semi usato per fritture di ogni tipo, dolci e salate nel periodo compreso tra il 16 marzo ed il 12 aprile, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 

Se questi sono i numeri è chiaro che la fine del lockdown rende necessaria una rapida remise en forme. A tal proposito, l'app Melarossa è un valido alleato, in quanto insegna a mangiare bene, dimagrire e mantenere il peso nel lungo periodo, tenendo conto dei fabbisogni individuali calcolati sulla base dei LARN (Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti). “Non esistono scuse o scorciatoie dopo una quarantena di immobilismo e stravizi alimentari: lo stile mediterraneo è l'unico che fa dimagrire in totale sicurezza e per sempre, accompagnato da esercizio e buona idratazione – dichiara Sylvie Pariset, della redazione Melarossa – I numeri della nostra app parlano chiaro: oltre 5milioni di download in tutto il mondo tra IOS e Android, oltre 6milioni di page-view sul sito web, più di 15mila combinazioni di piatti, diete personalizzabili, video-ricette, lista della spesa e tantissimi consigli, anche psicologici, sempre on line. Melarossa è l'app giusta per la ripartenza!”. 

 

   

Dalla nutrizione al turismo, settore che teme il collasso anche a causa della crisi economica e delle misure di sicurezza che stanno costringendo chi vi lavora a importanti investimenti. Una spinta arriva allora da due torinesi, Andrea Dattoli e Tiziano Salerno, che hanno ideato un tool (Generazione Viaggio il nome del portale) per viaggiare all’estero in sicurezza: con un click sul paese scelto sarà possibile monitorare la riapertura delle frontiere e consultare dati su decessi, contagi, guariti, tasso di mortalità di quella zona. 

 

 

  

Il distanziamento sociale, in molti casi, ha anche prodotto il suo contrario: un forte avvicinamento di anime e intenzioni soprattutto tra vicini che si sono riscoperti alleati nel cercare di “combattere” la battaglia contro l'isolamento. E proprio parlando di buon vicinato ecco Nextdoor, la app “finestra di rione” che consente di mettersi in contatto con i propri vicini e sapere tutto ciò che accade in zona, copre più di 200,000 quartieri nel mondo e consente di trovare all’ultimo minuto una babysitter di fiducia, chiedere dritte per una buona pasticceria o un bravo meccanico, organizzare un aperitivo del comprensorio e, oggi, anche consultare la nuova mappa della solidarietà, cartina interattiva dove comunicare agli altri la propria disponibilità a fornire supporto ai più bisognosi. 

In tal modo coloro che cercano aiuto possono collegarsi e vedere istantaneamente chi sta offrendo una mano, anche nei quartieri limitrofi, attivando così un circolo virtuoso di solidarietà e ascolto. 

 

Solidarietà non solo urbana ma anche digitale: è questa la nuova sfida del team Maker Faire Rome, che da sette edizioni è osservatorio indiscusso in fatto di innovazione e alta tecnologia e che ha risposto con prontezza all'allarme di questa primavera, dando vita a TechForCare, la piattaforma aperta di condivisione risorse e progetti Covid-19. 

TechForCare nasce dalla collaborazione tra I-RIM, l’Istituto per la Robotica e le macchine intelligenti, e Maker Faire Rome - The European Edition, proprio con lo scopo di combattere questa emergenza – afferma Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma che organizza Maker Faire Rome The European Edition –. Oltre che soluzioni per la vita di tutti i giorni, TechForCare supporta anche i maker nello sviluppo di dispositivi medici. Attenzione, è importante che questi siano efficaci e sicuri per pazienti, operatori sanitari e per l'ambiente. Attualmente sono in sviluppo, ad esempio, dei filtranti facciali e un pulsiossimetro, ma anche le app possono essere dei dispositivi medici e uno dei progetti proposti sul portale TechForCare si chiama No Face-Touch: un'applicazione sviluppata dal team del professor Domenico Prattichizzo al SIRSLab (Siena Robotics and Systems Lab) dell’Università di Siena per aiutare le persone a non toccarsi il viso. Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’Ateneo senese e l’Istituto italiano di tecnologia, risponde all’attuale emergenza Covid-19, proponendosi come deterrente contro la diffusione dell’infezione”. 

“In generale  – continua Tagliavanti – possiamo osservare, come tutte le aziende, a prescindere dal settore di appartenenza e dall’emergenza in corso, stiano diventando app-centriche, con l’obiettivo di agire più velocemente, aumentare l’efficienza e offrire a clienti e dipendenti le prestazioni migliori richieste del mercato o dalle contingenze. Rispetto ai dati del 2019 del rapporto App Annie, probabilmente assisteremo a un incremento della app economy ma non sarà più il mercato del gaming a dominarla”. 

 

Sempre versante medico e in attesa che vengano prodotte mascherine trasparenti – così da lasciare visibili le labbra a beneficio di chi non sente – l’invito, in epoca coronavirus, è di utilizzare l’app mobile Pedius, pensata per consentire ai non udenti di fare telefonate, grazie a tecnologie di riconoscimento e sintesi vocale. Non dovremo abbassare la mascherina e basterà inserire il riferimento telefonico della persona che abbiamo davanti e avviare la chiamata: una voce leggerà ciò che viene scritto e, in tempo reale, anche ciò che l’interlocutore dirà sarà convertito in testo, permettendo così una comunicazione a tutti gli effetti. 

Non solo trasparenti per abbattere le barriere ma anche filtro Instagram, le mascherine infatti diventano un social trend. Alla Fashion Week londinese dello scorso febbraio la mascherina personalizzata abbinata all’outfit pareva potesse essere un oggetto di culto e più di una influencer inglese, infatti, aveva deciso di indossarla per dare nell’occhio e farsi notare dai fotografi di street style, chiaro riferimento a quanto nel frattempo stava accadendo in Cina. 

Passano i mesi, viene dichiarata la pandemia, tante le aziende di moda in corsa per convertire il proprio asset e iniziare a produrre mascherine e, di recente, la nota influencer Ida Galati ha lancia addirittura dal suo profilo Instagram @lestanzedellamoda un divertente filtro mascherina. Pastello, a tema floreale e con l'opzione di abbassarla e rimanere con un filo di eyeliner. “C’è chi ritiene che sia quasi blasfemo rendere la mascherina un oggetto fashion – afferma Ida Galati – ma a mio avviso, dato che saranno parte della nostra quotidianità ancora per un bel po’ di tempo, perché non dovrebbero entrare anche nelle nostre vite digitali?”. 

 

App che ci aiutano ad affrontare la nostra nuova normalità, ma anche leve per rilanciare in maniera creativa e versatile il proprio business. Così, per contrastare la crisi del retail calzaturiero che da sempre necessita della prova scarpa in negozio, ecco un'applicazione che scannerizza il piede. Una startup marchigiana di scarpe su misura, dopo mesi di progettazione e sviluppo, ha infatti lanciato DIS Foot Scan APP. Un'applicazione, disponibile al momento nella versione Ios, che è in grado di suggerire al cliente, che potrà restare comodamente a casa sua, taglia e modello, sulla base dei seguenti parametri: lunghezza, giro calzata e girocollo. Sono sufficienti un foglio A4 e tre foto del piede scattate con il proprio telefonino. A completare l’opera ci pensa l’intelligenza artificiale. 

Di più su questi argomenti: