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Che pena il futuro da tifosi in salotto

Jack O'Malley

I club e le reti televisive stanno pensando a soluzioni analoghe per ricreare una fake crowd durante i match

Non bastavano la birra analcolica, gli hamburger vegani, la Mls spacciata per campionato di calcio. A renderci la vita un po’ meno degna di essere vissuta arriva dall’Inghilterra un’idea più triste di un calembour della Gazzetta dello Sport: Liverpool, Arsenal e Manchester United starebbero pensando di fare adottare ai propri tifosi una app, sviluppata in Germania, che permetterebbe di inviare esultanze, applausi, canti o fischi stando a casa durante le partite che si giocheranno negli stadi a porte chiuse. Gli altoparlanti degli stadi deserti amplificheranno le reazioni dei tifosi da salotto, creando così l’atmosfera degli spalti pieni. Un tap al pulsante “cheer” sul proprio smartphone spingerà Salah a correre più spedito sulla fascia, un tocco su “whistle” e il rigorista avversario sentirà la pressione dell’Old Trafford? I suoni dei tifosi daspati dal coronavirus raggiungeranno le orecchie dei giocatori in campo dopo una decina di secondi, però, creando effetti distopici durante un ribaltamento di fronte. Il volume dei tifosi di casa sarà più alto di quello degli ospiti.

 

Sebbene la notizia sia stata data dal Daily Mail, che spesso ha la stessa credibilità di Ricciardi quando fa previsioni sull’andamento della pandemia, si sa che i club e le reti televisive stanno pensando a soluzioni analoghe per ricreare una fake crowd durante i match. Risolvendo in un colpo solo il problema degli hooligans, dei buu razzisti (quel tasto sulla app non c’è) e della rieducazione dei tifosi alla correttezza e al fair play, il clap virtuale via smartphone non sarà altro che la prosecuzione dell’anestetizzazione del tifo fatta con altri mezzi: potremo incitare la nostra squadra solo come ce lo diranno loro, le urla e gli insulti all’attaccante dopo un gol sbagliato resteranno tra le mura del nostro salotto, non offenderanno nessuno e al massimo daranno fastidio al vicino di casa. Ordineremo fish and chips o panini alla salsiccia tramite un’altra app, magari gli abbonati vedranno la loro foto incollata sul seggiolino allo stadio, nessuno si farà male né rischierà di contagiarsi abbracciando uno sconosciuto due posti più in là. E dopo tutti sui social a commentare le azioni salienti e prendere in giro i tifosi avversari con un tweet o uno status sarcastico. Poi, quando il virus se ne sarà andato, torneremo allo stadio a cantare e fischiare come una volta. Pronti per la seconda ondata, quando si potrà ritirare fuori il vecchio capro espiatorio, che funziona sempre, e dire che la colpa della nuova epidemia è degli ultras.

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