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Arriva la lingua elettronica

Eugenio Cau

L’intelligenza artificiale può vedere, ascoltare, e da poco perfino degustare

Milano. Sappiamo ormai da tempo che una certa retorica su come l’intelligenza artificiale soppianterà gli esseri umani nelle loro funzioni fondamentali è in anticipo quanto meno di qualche decennio, forse perfino di qualche secolo. La più intelligente delle intelligenze artificiali attualmente a disposizione è infinite volte più stupida di un bambino di due anni, e lo stato attuale della tecnologia ci dice che, a meno di scoperte straordinarie e nuove, le cose rimarranno così ancora per molto.

 

Eppure negli anni la ricerca è riuscita, lentamente, a prendere alcune funzioni umane e a donarle alle macchine, anche se in maniere specifiche e limitate. Consideriamo i cinque sensi. La vista: il riconoscimento delle immagini è una delle grandi conquiste dell’intelligenza artificiale e delle tecniche di machine learning negli ultimi dieci anni. Il riconoscimento è embrionale, pieno di errori, limitato alle categorie soggette all’addestramento della macchina. Ma se vent’anni fa aveste detto a un esperto di intelligenza artificiale che presto gli algoritmi sarebbero stati in grado di distinguere una cane da un gatto, vi avrebbe riso in faccia. L’udito: avete Amazon Echo o Google Assistant a casa? Allora già sapete che il riconoscimento dei suoni e delle voci funziona piuttosto bene, pur con tutte le sue limitazioni. Il tatto: qui siamo indietro, perché non bastano gli algoritmi, servono mani capaci di toccare, e la robotica non tiene il passo dell’intelligenza artificiale, almeno per ora. L’olfatto: i nasi artificiali esistono. Non sono protesi da attaccare alle persone, ma sono sensori già in commercio che, usando il machine learning, riconoscono di quali sostanze è composto un gas – come i canarini nelle miniere. Il gusto: le lingue artificiali sono le ultime arrivate della famiglia. Non ce ne sono ancora in commercio, ma il loro sviluppo sta facendo ottimi passi.

 

“La lingua elettronica è un dispositivo in grado di compiere analisi su liquidi complessi e permette di effettuare una grande varietà di analisi, al contrario dei sensori che esistono adesso, che sono molto selettivi e consentono di riconoscere poche cose”, dice al Foglio Gianmarco Gabrieli, master student in nanotecnologie che ha avuto un ruolo nello sviluppo di un prototipo di lingua elettronica al laboratorio di ricerca di Ibm a Zurigo. Come nel caso del naso elettronico: la lingua elettronica non è un organo artificiale da usare nei trapianti. E’ un sensore evolutissimo che consente di fare analisi sui liquidi e che può avere applicazioni molteplici, nella medicina come nell’industria alimentare. Se adesso, per esempio, i controlli qualità degli alimenti sono fatti a campione, con una lingua elettronica potrebbero essere fatti su ogni singolo prodotto. Il team di Ibm di recente ha dato una dimostrazione con le acque minerali: la lingua elettronica riusciva a distinguere i vari marchi, la Ferrarelle dalla San Benedetto (anche se in realtà i marchi erano di acque svizzere).

 

L’intelligenza artificiale o, per essere più precisi, i software di machine learning, in questo contesto servono ad addestrare la lingua elettronica a riconoscere i liquidi in cui è immersa. Ciascun elemento viene mappato e per apprendere la mappatura non c’è niente di meglio del machine learning. Un elemento interessante, continua Gabrieli, è che la quantità di dati necessari affinché la lingua elettronica possa apprendere a riconoscere un determinato liquido è relativamente limitata: “Un giorno di addestramento basta ad avere una quantità sufficiente di dati per il sensore”, dice. Al contrario, per far funzionare il riconoscimento delle immagini servono quantità enormi di dati (i big data, appunto).

 

La lingua elettronica di Ibm non è l’unica in fase di sviluppo. Un team di ricercatori scozzesi, usando tecniche differenti, ha da poco annunciato lo sviluppo di una lingua elettronica capace di distinguere i whiskey falsificati. Per ora nessuno di questi apparecchi è in commercio, ma presto l’intelligenza artificiale si prenderà un altro senso umano.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.