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Il foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Manchester City-Real Madrid, cartoline dal paradiso

Alessandro Bonan

Guardiola sembra un direttore d'orchestra: ondeggia con le mani, mentre la squadra esegue. Ancelotti non fa niente di particolare, a parte masticare la gomma

Ho capito una cosa: le squadre ottengono il risultato che un dio, nel giorno della partita, le assegna. Gli allenatori partecipano, occhi fuori dalle orbite, piroette, e credono di incidere, ma tutto è già scritto. Restano le immagini a tradire o confermare le nostre (e le loro) convinzioni. Guardiola sembra un direttore d’orchestra quando tra i vari spazi temporali di City-Real, la partita direttamente trasmessa dal paradiso terrestre, ondeggia con le mani e cerca di indicare alla squadra i movimenti che dovrebbe fare. Il City esegue, l’orchestra suona una musica senza stecche, eppure non chiude mai la sinfonia, manca sempre l’ultima nota. Che cosa c’è che non va? Quel dio è distratto, oppure è malato, o magari non tifa per il City.

Dall’altra parte Ancelotti non fa niente di particolare, a parte masticare la gomma. Lui conosce quel dio, la sua potenza. La bocca di Carletto si apre e si chiude, con movimenti ampi, quasi circolari. È un ruminare nervoso, che scaturisce buoni effetti. Il Real tiene, si difende molto bene e quando può (non poche volte), riparte veloce con le sue spade Vinicius (e poi Diaz) e Rodrygo, ispirate dall’allenatore in campo, Bellingham.

Prima dei rigori, il portiere Lunin viene convocato dal suo preparatore, tal Luis Llopis. Lunin, ucraino, tra i pali per caso (non era certo lui il titolare quando è arrivato a Madrid), ascolta. Chi è Luis Llopis? Forse la coda del diavolo che si è infilata tra i progetti di vittoria di Guardiola? Non si sa, ma quel dio (o il suo diavolo) ha deciso e Lunin lo ha capito, e lo si vede da come si comporta. Prima di parare alla sua destra il tiro di Kovacic, poco angolato e stracco, si produce nel suo capolavoro. Come un ipnotico santone (un dio sa essere perfido quando vuole), rimane ritto come un palo (il terzo palo) e blocca tra le mani il colpo senza senso di Bernardo Silva, talmente assurdo da sembrare una scrittura teatrale.

Quando Rudiger segna il rigore decisivo, Lunin, posto al lato dell’area, non fa una piega. Non alza le braccia al cielo, non corre ad abbracciare i compagni, semplicemente si muove ciondolando verso di loro. Le ultime immagini dal paradiso, ritraggono l’abbraccio sincero di Ancelotti a Guardiola. I due si dicono qualcosa, sembrano complimenti. Secondo le scritture, pare che siano state queste le parole. “Bravo Carletto, tu credi in quel dio più di me, e quel dio ti ha ripagato”. “È vero Pep, ma io so essere il migliore solo se credo, altrimenti sarei stato, forse, come te”.

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