Luka Modric (foto Epa, via Ansa)

Champions League

Tra le rughe di Luka Modric

Giovanni Battistuzzi

L'errore dal dischetto, le parate di Lunin, la qualificazione alle semifinali del Real Madrid che ci consentiranno di rivederlo giocare in Champions League nonostante il tempo andato

C’è stato un attimo, pochi secondi dopo l’errore dal dischetto di Luka Modric, nel quale tutti i giocatori del Real Madrid hanno guardato increduli il numero 10. Non ci credevano, non credevano possibile che proprio lui, uno dei giocatori più forti degli ultimi anni, avesse potuto sbagliare il rigore, il primo rigore, della (forse) cinquina contro il Manchester City per l’accesso alle semifinali di Champions League. 

   

L'errore dal dischetto di Luka Modric (foto Ap, via LaPresse)  
       

E non ci credeva nemmeno gran parte degli appassionati di pallone sugli spalti dell’Etihad Stadium di Manchester e tutti gli altri, milioni, che guardavano la partita da casa o dal bar. È in quel momento, quando la telecamera ha inquadrato il volto afflitto del calciatore croato che ci siamo accorti delle rughe che avevano scavato il viso di Luka Modric. E in quelle rughe abbiamo visto il tempo che è fuggito, tutti quei presenti che sono diventati passato. 

In quegli attimi ci siamo resi conto che quella partita, quel Manchester City-Real Madrid ritorno dei quarti di finale di Champions League, poteva essere l’ultima partita di Luka Modric in Champions League, la 118esima e ultima con la maglia dei Blancos nella coppa europea più prestigiosa. Poteva essere l’ultima e per di più per suo demerito. 

Luka Modric dopo l’errore dal dischetto si è guardato attorno. Ha incrociato lo sguardo di Andrij Oleksijovyč Lunin, per brevità chiamato soltanto Andrij Lunin, portiere ucraino del Real Madrid catapultato dalla tribuna al campo per meriti propri, infortuni altrui e scelta di Carlo Ancelotti. Andrij Lunin lo ha indicato, poi, con la stessa mano e lo stesso dito che prima aveva puntato verso Luka Modric si è toccato il petto. Senza usare una parola gli ha detto l’unica cosa che il numero 10 del Real Madrid voleva sentirsi dire: “Stai tranquillo Luka, ci penso io, andrà tutto bene”. 

Andrij Lunin è stato di parola. Ci ha pensato lui e subito: prima rimanendo fermo e prendendo il tiro centrale di Bernardo Silva, poi tuffandosi sulla destra per respingere il rigore di Mateo Kovačić. Due parate di fila, risultato ribaltato. Real Madrid in semifinale di Champions League e Manchester City eliminato.  

Eliminato soprattutto in noi spettatori più o meno neutrali il dubbio, ovviamente sgradevole, che a trasformare quella partita nella probabilmente ultima l’ultima partita di Luka Modric in Champions League fosse stato proprio un suo errore.

Quelle due parate però non ci hanno permesso di dimenticare il momento nel quale abbiamo notato la profondità delle rughe di Luka Modric e dentro ci abbiamo visto tutto il tempo fuggito, tutte le volte che vedendo giocare Luka Modric abbiamo pensato al piacere che avremmo provato nel vedere il numero dieci croato con addosso i colori per i quali facciamo il tifo.

Due parate che quanto meno ci permetteranno di vederlo di nuovo con addosso la casacca del Real Madrid, di reiterare il lungo addio di Luka Modric dal grande calcio. Un addio che sembrava imminente agli ultimi Mondiali, ma che poi si è protratto ma mai troppo a lungo

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