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a canestro

Tutti contro Denver. Guida ai playoff Nba

Francesco Gottardi

Mercoledì iniziano i play-in, poi il basket americano inizierà a offrire il suo meglio. A Est spicca Boston, più lontane Milwaukee e la sorprendente New York. A Ovest non inganni il cammino super di Oklahoma e Minnesota: per l’anello, Jokic docet, ci vuole altro. E Dallas-Clippers sa di finale anticipata

Basta showtime, difese allegre o prodezze cestistiche fini a sé stesse. Ora è il momento del basket vero, quello che non annoia. “E cioè la parte divertente”, garantisce Nikola Jokic, da campione in carica coi suoi Denver Nuggets. La stagione regolare di Nba si è appena conclusa e da mercoledì inizia la fase ad eliminazione diretta. Dapprima il minitorneo del play-in, per decretare la settima e l’ottava partecipante delle due Conference. Poi, dal 20 aprile, inizieranno davvero i playoff: quarti, semifinale, ultimo atto a Est e a Ovest. Quindi la serie finale, che potrebbe protrarsi fino al 23 giugno. Squadre pronte, tutte a inseguire la corazzata Denver, tra contender dichiarate e insidiose outsider. Fino a quelle compagini già costrette spalle al muro, ma notoriamente dure a morire. In attesa della palla a due, una piccola guida per orientarsi nella post-season che sarà.

La situazione nella Western conference

La terra del Joker, appunto. Finora i suoi fortissimi Nuggets hanno giocato col freno a mano, a tratti sornioni. Ma pur senza strafare hanno chiuso secondi (69,5 per cento di successi), a pari merito con Oklahoma City premiata però dal criterio Nba (maggiori vittorie all’interno della propria Conference). I Thunder hanno più che raddoppiato il rapporto vinte-perse negli ultimi due anni, sono nel pieno di una crescita esponenziale e hanno sorpreso l’Nba grazie a una pallacanestro rapida e spettacolare. Due uomini sugli scudi: il leader tecnico Shai Gilgeous-Alexander e Chet Holmgren, candidato rookie of the year. Squadra fresca e talentuosa, tuttavia priva di esperienza a queste latitudini: sarebbe una sorpresa trovarla oltre le semifinali. Lo stesso dicasi per i Minnesota Timberwolves, a lunghi tratti primi in classifica e alla fine terzi con una sola affermazione in meno delle prime due (e la miglior difesa di tutta l’Nba). Il pubblico di Minneapolis è tornato a sognare sull’asse Edwards-Towns, con la scorbutica presenza di Rudy Gobert sotto canestro. Ma tolto il veterano Mike Conley, per molti ragazzi di coach Finch i playoff sono terra inesplorata. Già contro i redivivi Phoenix Suns di Booker e Durant (sesti per il rotto della cuffia) potrebbero rischiare grosso.

Intriga poi l’accoppiamento Clippers contro Mavericks, potenziale finale di Conference anticipata, con Los Angeles avvantaggiata dal fattore campo grazie a un quarto posto difeso con le unghie e con i denti. Attorno alla stella di Kawhi Leonard si è infatti creato il perfetto amalgama da ora o mai più: giocatori navigati, da George a Harden, che hanno trovato l’alchimia giusta. In ascesa pure Dallas, memore della figuraccia della passata stagione. Doncic e compagni sono saliti in cattedra nel finale (12-3 nelle ultime 15: miglior record Nba nel frangente) assicurandosi così i playoff per direttissima. Superfluo ribadire l’estro di Luka, Irving da sparring-partner è in forma, Gafford è un centro intelligente. Sfida apertissima, chi se l’aggiudica accumulerà sicurezze da assalto al titolo.

E veniamo al play-in, che mette a confronto diverse escluse eccellenti. Ha ben da recriminare New Orleans, che ha perso un notevole sesto posto all’ultima giornata venendo così costretta agli spareggi. Affronterà i Lakers, mai da sottovalutare in partita secca – non è arrivato per caso l’In-Season Tournament – e trascinati da un LeBron in versione olimpica. Chi perde, se la vedrà contro la vincente di Sacramento-Golden State: di fatto la rivincita di quel che l’anno scorso valeva l’accesso alle semifinali. Fu una serie strepitosa, coi Warriors usciti vincitori 4-3 eppure esausti per competere oltre. In questa stagione entreambe hanno dimostrato una leggera flessione. Soprattutto i Kings, ben allenati ma con De’Aaron Fox non più così straripante. Mentre Curry e compagni alla fine hanno messo il turbo: 10 vittorie nelle ultime 12. Se la spunteranno al play-in, sia loro sia i Lakers potrebbero creare scompiglio fino in fondo.

La situazione nella Eastern conference

Boston, e il grande salto. Con ben 64 vittorie (il 78 per cento), i Celtics di Tatum hanno centrato il miglior record di questa Nba dominando la regular season: sono loro la grande favorita a Est, e a detta degli addetti ai lavori lo sarebbero anche in un’eventuale finalissima contro la pari ruolo a Ovest. Oltre la classe del numero 0, il roster di coach Mazzulla è senz’altro profondo e può contare su Porzingis, Brown e White nel miglior frangente della loro carriera. Segue, al fotofinish, New York (50-32): la festa al Madison Square Garden ai supplementari contro Chicago, mentre Milwaukee capitolava a Orlando. Per questi Knicks è un’impresa ma non un miracolo. Gli arancioblù, ancora una volta sotto il solidissimo coaching di Tom Thibodeau, si godono un Jalen Brunson in formato Mvp (già 11 gare in stagione con 40 o più punti a referto), le triple di Donte DiVincenzo e delle rotazioni efficientissime soprattutto dopo l’innesto via trade di OG Anunoby e Precious Achiuwa (tanto da sopperire al brutto infortunio di Randle). A Manhattan si torna perfino a sognare l’anello. La realtà è che New York già al primo turno rischia di affrontare una fra Miami e Philadelphia: ciò che non uccide fortifica, ça va sans dire. Soltanto terzi gli attesissimi Bucks, che nonostante l’arrivo di Damien Lillard hanno vissuto più bassi che alti con tanto di cambio di allenatore. E Antetokounmpo si presenta ai playoff con un problema muscolare: non il miglior biglietto da visita, dopo la bruciante eliminazione della scorsa stagione. Ma sia contro gli Indiana Pacers di Haliburton – sesti, domani promettenti, oggi in calo – sia in prospettiva, la vera anti-Boston potrebbe comunque essere Milwaukee.

Più scarno, rispetto al programma a Ovest, il confronto fra quarta e quinta. I Cleveland Cavaliers hanno vissuto un momento di grande spolvero tra gennaio e febbraio, ma in odor di playoff si sono sgonfiati e Darius Garland non è sempre decisivo. Se la giocheranno contro i Magic di Paolo Banchero e i fratelli Wagner, bella nota positiva di questa Nba: Orlando difende duro, sa interpretare vari tipi di partite e sopperisce con entusiasmo all’inesperienza playoff. Serie aperta, chi vince però se la vedrà contro la corazzata Boston o con chi avrà compiuto lo sgambetto dell’anno: in ogni caso, semifinale proibitiva.

Play-in di lusso anche sulla costa atlantica, con due grandi intruse subito l’una contro l’altra. Da una parte Philadelphia, castigata da un crollo di rendimento verticale dopo l’infortunio di Embiid, ma di nuovo in ascesa dopo il rientro sul parquet dell’Mvp 2023. Dall’altra Miami, vicecampione in carica contro ogni pronostico: anche l’anno scorso, Butler e soci passarono dal play-in e sappiamo bene come andò a finire. Chiunque dovesse perdere lo spareggio, avrà una seconda chance contro la vincente di Chicago-Atlanta: gap troppo importante per non aspettarsi 76ers e Heat a completare il quadro dei playoff. E a quel punto, già il primo turno sarà scivolosissimo per le teste di serie. Boston e New York si tengano pronte.

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