Foto Ap, via Ansa

Nessuno in Nba aveva mai fatto quello che ha fatto Luka Doncic

Umberto Zapelloni

Lo sloveno dei Dallas Mavericks ha messo a segno una tripla doppia da 60 punti, 21 rimbalzi e 10 assist. Il perfetto finale di una settimana perfetta

Per scrivere una pagina di storia della Nba non è necessario essere nati negli Stati Uniti. Puoi anche arrivare da Lubiana capitale della Slovenia. Se il 28 febbraio 1999 Luka Doncic fosse nato meno di cento chilometri più a Ovest, vestirebbe una maglia azzurra e magari, come dice qualche cattivone, si sarebbe messo a giocare a volley e non a basket. A 23 anni la notte scorsa ha fatto quello che nessuno nella storia del campionato professionistico americano era mai riuscito a fare: una tripla doppia da 60 punti, 21 rimbalzi e 10 assist, la prima tripla doppia con 60 punti nei 75 anni di storia di una Lega dove ci hanno provato almeno 5 mila giocatori. Ma la cosa incredibile è come sia arrivato al record nella notte di Dallas: mancavano 35” alla fine i suoi Dallas Mavericks erano sotto di 9 punti. A 15” dalla fine erano ancora sotto di 6 punti. A 4” dalla sirena il punteggio era ancora 113-115 per i Knicks con Luka in lunetta. Aveva una sola possibilità: sbagliare volontariamente il tiro e provare ad andare a prendersi il rimbalzo segnando un tiro da due. Semplice. Provateci anche da soli in campo se volete. Lui lo ha fatto in mezzo a quattro giganti. Ha preso il rimbalzo e ha segnato con un tiro a dir poco sbilenco il canestro del pareggio celebrandolo con il ballo dell’orso. Poi all’Overtime è stata quasi una passeggiata con Dallas che ha vinto 126-121 e Luka al microfono a commentare l’impresa a modo suo: “Sono stanchissimo, ho bisogno di una birra”. L’ultimo a realizzare almeno 60 punti e a prendere 20 rimbalzi era stato Shaquille O'Neal nel 2000, ma si era perso i 10 assist. Quando qualcuno gli ha chiesto come avesse fatto Luka ha risposto: “Non lo so. Siamo stati solo un po’ fortunati. E io mi sto godendo lo sport”. L’inglese è la sua quarta lingua. Luk parla di “birra di recupero”, cerca frasi semplici. Ma davvero non spiegare. Lui fa e basta. La sua grandezza non va spiegata o capita. Va solo ammirata.

  

Entrando negli spogliatoi i suoi compagni gli hanno versato in testa di tutto. Poi è arrivata la tempesta social. La sua impresa ha cominciato a fare il giro del mondo rimbalzando come un pallone impazzito da telefono a telefono. Luka si ricorderà per un pezzo queste “vacanze” di Natale: il record di New York arriva dopo i 50 segnati contro Houston il 24 dicembre e i 32 contro i Lakers nel Christmas Day. In tutto ha messo dentro 142 punti che costituiscono il massimo in tre partite di un giocatore nella storia dei Mavericks. Al suo 22° punto della serata, raccontano gli statistici della Nba, è anche diventato il settimo di sempre a segnare 8.000 punti in carriera con quella maglia. Il suo record precedente era di 51 punti, realizzato contro i Los Angeles Clippers il 10 febbraio. Ora sta viaggiando a una media di 32.8 punti, 8.3 rimbalzi e 8.7 assist a partita, con il 49.9% di tiri dal campo. Avete letto bene. Infila un tiro su due. E non è che schiacci sempre.

  

Luka, figlio di un ex giocatore decisamente normale e di una mamma particolarmente bella, è speciale da quando aveva 13 anni e il Real Madrid lo ingaggiò per poi farlo giocare in prima squadra dal 2015 al 2018 quando, dopo aver vinto campionato spagnolo ed Eurolega, è stato scelto come numero 3 dagli Atlanta Hawks che, con mirabile ingegno lo hanno girato a Dallas per Trae Young e i diritti di una futura scelta. Un po’ come quel coach che non voleva far giocare Michael Jordan.

 

Con la maglia numero 77 dei Mavericks è stato subito rookie dell’anno e poi ha cominciato a riscrivere il libro dei record della lega. C’è chi lo paragona a Larry Bird, chi preferisce affiancarlo a Dražen Petrović che come lui era play-guardia-ala, chi come i tifosi di Dallas rivedono in lui Dirk Nowitzki a cui è appena stata dedicata una statua enorme fuori dal palazzo. Hanno messo in rete un video in cui ci sono affiancate diverse azioni dei due fenomeni. Sembrano fotocopie. Impressionante. Ma Luka come Petrovic ama tenere la palla sempre in mano. Riparte dal palleggio, la porta avanti, poi inventa. Tira, entra, serve un assist. Ha un campionario di giochi infiniti. È alto 201 centimetri e ha un tiro piazzato da tre micidiale, una serie di finte geniali, un palleggio, arresto e tiro alla Petrovic, un tiro in allontanamento alla Nowitzki, un’entrata alla John Havlicek e dei passaggi alla Larry Bird. Un cocktail di campioni con la faccia da bravo ragazzo. Dovrebbe soltanto passare qualche ora in palestra, modellare il suo corpo, scolpire i suoi muscoli, altrimenti rischia di veder esaudire una profezia di Sergio Tavcar, il cantore della pallacanestro slava che di lui ha detto: “Se continua a non avere cura del suo corpo, non giocherà a lungo… è un vero fenomeno, uno di quelli che nascono ogni 50 anni. Mi fa rabbia vederlo così…”. Pensate se fosse perfetto…

Di più su questi argomenti: