Carmine Nunziata, ct della Nazionale Under 21 - foto via Getty Images

Il Foglio sportivo

Così costruiamo gli Azzurri del futuro: intervista a Carmine Nunziata

Massimiliano Bogni

L'allenatore della Nazionale Under 21 racconta al Foglio di un mestiere che non conosce pause: "Il talento è importante, ma non basta. È fondamentale l’apprendimento di quello che devi fare in campo per sviluppalo"

Anche quando non si è tutti i giorni in campo, il lavoro di un allenatore della Nazionale non conosce pause. Carmine Nunziata, ct dell’Under 21, la indica come unica possibile via per andare oltre al piazzamento finale in un torneo. A prescindere da quanto prestigioso esso sia (vicecampione del mondo con l’Under 20 nell’ultima estate, terzo posto agli Europei Under 19 del 2022, due volte vicecampione d’Europa con l’Under 17): “Penso che sia la naturale conseguenza del lavoro svolto. Oltre ai risultati, ci raccomandiamo il mantenimento della grande qualità espressa negli ultimi anni. È normale che un allenatore debba iniziare a portare risultati, ma è più importante se riesce a dare qualcosa che vada oltre la singola esperienza. Per un allenatore, come in tutti i lavori, c’è sempre da migliorare su tutto. Quello che hai fatto sino a ora va bene, ce lo ricorderemo per sempre, però se vuoi andare avanti non devi mai pensare di essere diventato bravo. Il giorno dopo perdi due partite e ti fanno credere che non lo sei più…”.
 

Il 56enne di San Gennaro Vesuviano ha contribuito ai migliori risultati di tutte le Under italiane nel Nuovo Millennio: è col riconoscimento di una metodologia coerente che si può parlare di un’espressione di gioco omogenea a tutti gli stadi della Nazionale? “Negli ultimi anni è cambiato l’approccio al calcio internazionale. Noi ci siamo adeguati molto bene: c’è più intensità, si è tutto velocizzato. Vogliamo avere un nostro tipo di calcio, grazie al quale il Club Italia abbia gli stessi princìpi. Negli ultimi anni selezioniamo un giocatore secondo il Tips, introdotto recentemente da Maurizio Viscidi: Tecnica, intelligenza, personalità e struttura. Quest’ultima, soprattutto in certi ruoli, in campo internazionale è fondamentale. Prima di tutto, ci sono però gli aspetti morali del giocatore. Per costruire una Nazionale, bisogna avere persone importanti”.
 

Oltre al valore umano, alcuni punti di campo rimangono cardine per collettivi positivi. Se dal punto di vista della formazione individuale è lo stesso Nunziata a riconoscere di dover recuperare rispetto ad altri contesti: “All’estero, a differenza dei giocatori di formazione completamente italiana, si matura prima. In Italia ci mettiamo uno o due anni in più. Zanotti l’anno scorso faceva la Primavera con l’Inter, quest’anno è andato a giocare a San Gallo in Serie A svizzera: aveva ottime qualità, ma è migliorato tantissimo. L’ideale è fare più esperienze subito: in qualsiasi categoria, piuttosto che continuare a fare il settore giovanile. Aiuta a crescere molto. È normale che un giocatore preferisca andare in Serie A o B, ma anche la C è molto formativa. Prima si va a fare un campionato professionista, più hai possibilità di migliorare”. È la disponibilità a mettersi a servizio di un’espressione comune a rendere più orgoglioso Nunziata del percorso condiviso coi giovani Azzurri dalla scorsa estate a oggi: “La cosa che mi è piaciuta di più è stato il gioco espresso. Mi ha fatto molto piacere: che uno si prefissi un Mondiale, un Europeo o uno scopo comune, è necessario avere un metodo per poterlo raggiungere. E l’unica cosa che conosco è il gioco. In Nazionale abbiamo poco tempo, bisogna essere molto attenti nel richiedere princìpi e applicarli. Il gruppo è stato eccezionale per mentalità, perché è diventato subito squadra, per gioco e per l’entusiasmo che siamo riusciti a creare nei tifosi italiani”.
 

Punti chiave che non devono però trasformarsi in dogmi intoccabili: si parla pur sempre di atleti in crescita e di talenti da coltivare. “Cerchiamo sempre di porre al centro il giocatore, metterlo nelle condizioni per sviluppare le qualità. Si può giocare con 3 centrali o con 2, annate dove hai ali fortissime e altre dove hai le punte. Bisogna adeguarsi ai giocatori più forti, si può cambiare sistema, ma i princìpi rimangono gli stessi. Il talento ha qualcosa in più rispetto agli altri: si vede, fa le cose con naturalezza. Allo stesso tempo il talento deve avere grande capacità di apprendimento per giocare con la squadra. Ricordo tanti con cui ho giocato e che ho allenato che sembravano talenti ma poi hanno fatto fatica a giocare da professionisti. Il talento è importante ma è ancor di più è l’apprendimento di quello che devi fare in campo per svilupparlo”.
 

Quello che è mancato al Nunziata giocatore, paradossalmente, è proprio quello che gli consente ora di estrarre il meglio dai ragazzi che allena: “Ho giocato in A e B grazie alle mie qualità mentali e tattiche. Un mio compagno, diventato famosissimo, mi ripeteva “Ma come fai a giocare a calcio?”. Pensava di offendermi, invece mi faceva un complimento. Avevo meno qualità, ma grazie alla testa ho giocato a buoni livelli. Mi è sempre piaciuto aggiornarmi, fare domande agli altri allenatori… Il passato da atleta ti può aiutare a capire lo spogliatoio e certe reazioni, ma sono due lavori completamente diversi. Ora devi sapere di calcio e devi saperlo trasmettere, motivare la squadra e gestire il gruppo”. Tutto questo ha permesso a Nunziata di adattarsi anche a cambi di scenario repentini e inattesi, forte del sostegno dell’intero quadro federale e tecnico. “Sono entrato in Nazionale come osservatore, ho fatto un investimento su di me. Sono diventato collaboratore, poi vice dell’Under 21 dal 2012 al 2017. Poi sono stato scelto come ct dell’Under 17: ho sempre fatto tracciare alla Figc il mio cammino, ciò che ritenesse il meglio per me. La maglia della Nazionale dà sensazioni incredibili: ho avuto la fortuna di fare tanti Europei e due Mondiali, indossarla e sentire l’inno è una cosa non riscontrabile nel club. C’è grandissima collaborazione tra tutti gli allenatori della Nazionale e Maurizio Viscidi: Spalletti è venuto a vederci contro la Turchia, cosa non scontata considerati gli impegni, inoltre ci ha fatto molto piacere che sia venuto negli spogliatoi prima della gara a parlare ai ragazzi. Abbiamo un obiettivo comune: valorizzare i giovani con lo scopo di portarne il più possibile in Nazionale A”. E chi, meglio di Carmine Nunziata?

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