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Serie A

La scelta controcorrente della Lazio di affidarsi a Igor Tudor

Marco Gaetani

Il presidente Lotito ha scelto di anticipare la scelta del tecnico del futuro e affidargli la squadra già in questo rimasuglio di stagione. Sarà l’ex Verona e Marsiglia a farsi carico della rifondazione di un gruppo che appare arrivato a fine ciclo

Dopo quattro giorni sulle montagne russe, la Lazio sceglie di andare controcorrente. L’avventura di Maurizio Sarri si è chiusa in maniera traumatica e fino alla partita contro il Frosinone in panchina ci sarà Giovanni Martusciello, ex vice promosso a tempo: durante la sosta a prendere le redini di un gruppo sfiduciato a parole dallo stesso patron Lotito, a meno di dietrofront improvvisi in stile Bielsa, arriverà Igor Tudor. È una scelta controcorrente perché, a differenza di tante squadre che hanno cambiato affidandosi dichiaratamente a un traghettatore – come, per esempio il Napoli, spaventato dalle richieste proprio del croato al punto da ripiegare su Mazzarri prima e Calzona poi – per arrivare a fine stagione e poi fare il punto, Lotito opta per anticipare la scelta del tecnico del futuro. Archiviate, dunque, le voci che volevano la Lazio molto focalizzata su Raffaele Palladino, sarà l’ex Verona e Marsiglia a farsi carico della rifondazione di un gruppo che appare arrivato a fine ciclo.

La mossa ha una valenza doppia, visto che l’organico biancoceleste non sembra affatto affine alle esigenze di Tudor, un allenatore che in Italia si è contraddistinto, nella sua stagione all’Hellas, per un calcio di stile gasperiniano, ereditando l’Hellas di Juric e portandolo, se possibile, a un’applicazione persino più estrema. Con un calcio aggressivo e diretto, Tudor aveva risollevato una squadra che aveva iniziato male la stagione con Di Francesco, portando tre giocatori in doppia cifra e alla miglior stagione realizzativa della loro carriera (Simeone, Caprari e Barak) anche a costo di subire qualche gol di troppo. Un approccio diametralmente opposto rispetto a quello di Sarri, che nel triennio biancoceleste ha ottenuto le cose migliori concentrandosi sulla fase difensiva, senza mai essere capace di riproporre a Roma il calcio scintillante messo in mostra a Napoli.

Dando per scontato – e non è detto che debba esserlo – che Tudor voglia replicare a Roma i concetti tattici visti a Verona e a Marsiglia, la Lazio ripartirà da una difesa a 3 che è stata bandita nel triennio di Sarri, da un doppio trequartista a ridosso di un’unica punta, da concetti di attacco all’uomo abbastanza lontani dalla zona sarriana. Ecco spiegato, dunque, il tentativo di Lotito e della società biancoceleste di giocare sul tempo, provando a cancellare una settimana di ordinaria follia in cui la Lazio è parsa in preda alle onde, incapace di tenere la barra dritta. Tudor, che in questi due mesi dovrà comunque inseguire obiettivi tangibili (la qualificazione alle coppe europee del prossimo anno, ancora alla portata, e la Coppa Italia, con la doppia semifinale contro l’amata Juventus all’orizzonte), avrà anche il compito di valutare le risorse a disposizione, capire chi può adattarsi alle sue idee di gioco e chi no, partendo dal presupposto che la rosa attuale non potrebbe sopportare una trasformazione sul lungo periodo: basti pensare che la Lazio ha in organico quattro centrali difensivi, impensabile per una squadra che vuole schierarsi con la difesa a 3. Tudor comincerà da una settimana di fuoco dopo la sosta: Juventus in campionato, ancora Juventus in Coppa Italia, quindi il derby con la lanciatissima Roma di Daniele De Rossi. Un traghettatore ne sarebbe uscito con le ossa rotte, lui avrà almeno la possibilità di guardare verso un orizzonte più lontano.

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