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Il Foglio sportivo

Francesco Calzona, quando il secondo è diventato primo

Alberto Facchinetti

Da vice di Sarri e Spalletti all’Europeo 2024 con la Slovacchia. “Il bel calcio si ottiene anche lasciando spazio a qualità e fantasia”. Intervista

Aggiornamento del 19 febbraio 2023 – Francesco Calzona è il nuovo allenatore del Napoli. Il presidente Aurelio De Laurentiis ha scelto il tecnico della Nazionale slovacca per sostituire Walter Mazzarri. A Napoli era stato quattro anni come vice di Maurizio Sarri. Questa è l'intervista che ci aveva concesso nel dicembre del 2023.


Dall’estate 2022 Francesco Calzona, in precedenza una carriera da vice allenatore in Serie A, è il commissario tecnico della Slovacchia, una delle ventiquattro squadre che parteciperanno al prossimo Europeo in Germania. Giocherà nel Gruppo E con Belgio, Romania e una tra Israele, Bosnia, Ucraina e Islanda. 

Mister, come ha vissuto il sorteggio di  Amburgo? “Con tensione, speravo di non capitare in un girone difficile: poteva andare meglio, poteva andare peggio. Soprattutto volevo evitare l’Italia. Per tre motivi: oltre alla questione emotiva, storicamente nelle competizioni che contano l’Italia si fa sempre valere e Spalletti è un vero stratega, uno dei più bravi allenatori al mondo”. Intanto ci sarà un derby calabrese, lei di Vibo Valentia e il ct del Belgio Domenico Tedesco, nato in provincia di Cosenza, prima che i genitori emigrassero in Germania. “Dopo il sorteggio, con Tedesco abbiamo riso, due allenatori calabresi all’Europeo, è un record mondiale. Il Belgio è una formazione di primissimo livello, ho già iniziato a visionare le loro partite, grandi giocatori messi bene in campo. Complimenti, Domenico! Sarà una squadra difficile da affrontare per tutti. Il Belgio può arrivare in finale, poi vincere è sempre una questione complicata per tutti”.

Lei, Spalletti, Tedesco, poi Montella ct della Turchia e Rossi dell’Ungheria. Cinque allenatori a Euro 2024 saranno italiani. “Tanti allenatori italiani, ci ho pensato anch’io. Credo dimostri che da noi ci sia una scuola di livello assoluto”. Empoli sembra essere il centro attorno al quale hanno gravitato questi allenatori, eccetto Tedesco e Rossi.
“Non so se sia una causalità, ma è una piazza che sforna allenatori, compresi Zanetti, Dionisi e Andreazzoli, quest’ultimo tra l’altro con un passato come il mio da collaboratore. Empoli forma allenatori e giovani calciatori”. La sua è la rivincita dell’allenatore in seconda? “Io ho avuto la fortuna di lavorare con allenatori che mi hanno dato spazio, in campo sono sempre stato a contatto con i calciatori. Quando sento che gli assistenti non possono fare il primo, mi viene da sorridere. Esperienza più formativa di quella del vice, se il primo è un allenatore bravo, non esiste”. Lei è stato il secondo sia di Sarri che di Spalletti. “Sono stato tredici anni con Sarri, per me una scuola immensa. Ma mi hanno dato tanto anche Spalletti e Di Francesco con i quali sono stato solo un anno”.

Ha sofferto per non aver vinto lo scudetto a Napoli? “No, per carattere non mi guardo indietro. Sono felicissimo dei quattro anni a Napoli. Ho fatto una scelta diversa, ma il tifo rimane”. Alla fine di una carriera da calciatore dilettante ha avuto Sarri come allenatore. Il mister le ha fatto più complimenti come giocatore o come vice? “Lui non fa mai complimenti, il mister è fatto così”. Quale è stata la partita perfetta che ha vissuto dalla panchina? “Lazio di Inzaghi, allenatore che stimo tantissimo, contro il Napoli di Sarri. Non mi ricordo neanche il risultato. Ma ho in mente ogni istante della gara: l’intensità, la qualità del gioco, la supremazia territoriale del Napoli. Farò vedere ai miei ragazzi quella partita”. Lazio–Napoli, stagione 2017-2018, finì 1-4, abbiamo appena controllato: gol di de Vrij per la Lazio, poi Koulibaly, Callejon, Mertens e rigore di Jorginho. Ma cosa significa giocare bene, mister? “Un’azione costruita con criterio, cercando di mettere in difficoltà l’avversario, sfruttandone i punti deboli, arrivando alla conclusione in porta nel minor tempo possibile. Per me il bel calcio è questo qui”. Continui pure nella definizione di bel calcio. Se ne parla spesso, ma pochi teorizzano il concetto. Cercare di tenere la palla, verticalizzare appena è possibile, fare un calcio di movimento, possibilmente a pochi tocchi, con la palla che si muove velocemente, lasciando magari negli ultimi trenta metri spazio alla qualità e alla fantasia dei singoli. Quando un mio difensore tira una pallonata senza motivo in avanti, per me è una sconfitta, non riesco a sopportare una cosa del genere: può succedere solo se sei costretto dall’avversario”.


L’estetica conta? “In primis perché le partite che non sono belle io le guardo malvolentieri in tv e allo stadio, mi distraggo subito. C’è gente che paga il biglietto per vedere 90 minuti, non due gol arrivati da episodi. Per me il calcio è spettacolo, bisogna far di tutto per far divertire il pubblico. Io provo ad allenare le mie squadre per fare un buon calcio, a volte non ci riesco anche per merito degli avversari che ti portano a fare un calcio che non è tuo”. È quello che sta cercando di fare in Slovacchia? “Persa la prima all’esordio, sono arrivati quattro pareggi di fila. Ma non ero preoccupato dai risultati, nella mia testa c’era solo l’idea di migliorare. Alla terza uscita, in amichevole, ho capito che la squadra recepiva il calcio che desideravo fare e questo mi faceva ben sperare. Per raggiungere il top servirà ancora un anno insieme. All’Europeo andiamo per fare un calcio propositivo, indipendentemente dall’avversario che abbiamo davanti. Se arriveranno buoni risultati, ok, ma posso garantire che cercheremo di fare un calcio aggressivo”. Che situazione ha trovato al suo arrivo? “Ho guardato le partite del quinquennio precedente, storicamente in Slovacchia si giocava un calcio remissivo, non so per quale motivo. Eppure io ho trovato ragazzi che avevano voglia di un cambiamento. Škriniar, Lobotka, Hancko e gli altri si sono subito mostrati d’accordo con me. Avere la squadra convinta di quello che proponi è già un passo in avanti”.

Quale Nazionale sta crescendo maggiormente in Europa? “Sono rimasto impressionato dal Lussemburgo, fino a qualche anno fa era una squadra di terzo livello. Ma ha avuto una crescita enorme. Il tecnico Luc Holtz è lì da tredici anni, hanno scalato 50 posizioni del Ranking Uefa, fanno un buon calcio e hanno raggiunto i playoff. Tenere per anni gli stessi giocatori, avere la giusta mentalità, è così che si cresce. Era nel nostro girone, abbiamo sofferto sia all’andata che al ritorno”. Hamsik, con cui aveva lavorato a Napoli, è stato l’artefice del suo trasferimento a Bratislava. Oggi quale è il suo ruolo? “Hamsik vuole stare vicino alla squadra, vuole imparare. Ha un’intelligenza sopra la media e mi sta dando una grossa mano, gli sto dando spazio, in futuro ha tutto per poter diventare un allenatore”. Ci sono possibilità che ritorni in campo per l’Europeo?“Assolutamente no. Non credo abbia voglia e io voglio rispettare la sua scelta, senza metterlo in difficoltà. Certo, sarebbe ancora fondamentale come giocatore, ma già l’ho costretto a giugno a tornare in Nazionale dopo che a marzo aveva dato l’addio...”. 

Dopo la qualificazione ha pensato mai al suo vecchio lavoro di rappresentante di caffè?
“Ci penso quotidianamente. V
orrei rimanere la persona che ero prima, io ero felice anche facendo quel mestiere. Oggi frequento ancora gli ex colleghi. Però io avevo fallito da calciatore e volevo arrivare nel calcio che conta e ci sono arrivato”. Tra una decina d’anni su quale panchina vorrà essere seduto?“ Spero di essere su una panchina importante, perché vorrà dire che me la sono meritata. Se non succederà, non mi strapperò certo i capelli, significherà che sono mancato in qualcosa durante il percorso. Ma ora l’obiettivo è fare bene agli Europei”.