Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Il Milan nelle mani del messia Ibrahimovic
Mentre il Milan fa i conti con i soldi perduti dopo la fuoriuscita dalla Champions, e mentre sui social prosegue la battaglia contro Pioli, ci si chiede: cosa sarà Ibra? Al momento è solo un gran calciatore che incombe con la sua stazza fisica e morale sull’ambiente
In attesa dell’avvento del Messia (con la M maiuscola), identificato dai fedeli e dirigenti rossoneri con Zlatan Ibrahimovic, se non per le fattezze, per i poteri, la magia del tocco (pani, pesci, cose del genere), il Milan trascorrerà questi giorni che precedono il Natale chiedendosi che cosa ne sarà del nuovo anno. Mentre sui social prosegue la battaglia contro Pioli (con Ibra nella foto LaPresse), di cui ormai non piacciono nemmeno i capelli (che non ha), il Milan sta facendo i conti con i soldi perduti dalla smarrita Champions e con l’ipotesi abbastanza concreta che lo scudetto sia un affare che difficilmente gli potrà competere. Andando per ordine, comincio da Ibra.
L’impressione, al di là delle battute sui super poteri, è che Cardinale gli chieda di rappresentare il Milan, senza sapere ancora con quale veste. Semplice dirigente, uomo immagine, motivatore, consulente di mercato, aiuto spirituale di Stefano Pioli. Che cosa sarà Ibrahimovic? Al momento è solo un uomo alto, ex grande calciatore, che incombe con la sua stazza fisica e morale sull’ambiente. In poche parole, parrebbe un propulsore di pressione capace di far correre più forte tutto il gruppo. Tra questi c’è anche l’allenatore? Non è dato saperlo, ma resta la sottile sensazione che sia così, con tutti i rischi del caso (la figura del tutor è piuttosto deprimente per chi la subisce). Capitolo social. Tralascio l’affondo sociologico (sarei ridicolo) sulla nefandezza di un mondo che non va ascoltato, semmai evitato, vi è da chiedersi soltanto se Pioli goda o meno della fiducia della società e dei giocatori. Punto. Del parere di “milanisti pelapatatisti” (inutile cercarlo, non esiste) non deve fregare a nessuno.
Il Milan di Newcastle ha dimostrato di risorgere ancora una volta dalle sue ceneri. Sembrava perduto, avvolto in una maglia dai colori imbarazzanti (ma il marketing chi lo fa, un cane lupo?), e invece nel secondo tempo ha riacciuffato la partita con le tanto bistrattate riserve, Jovic, Okafor, Chukwueze, messe in campo con un certo tempismo dallo stesso allenatore. Fuori dalla Champions, ok, ma dentro l’Europa League, trofeo verso il quale adesso la società potrebbe guardare come si fa con un barattolo di Nutella lasciato incustodito. In altre parole, da una caduta possono nascere nuove opportunità, con scenari di vittoria finale piuttosto realistici. In ogni trama, libro o film, senza una crisi non succede quasi nulla. La crisi (in greco, scelta) quando conduce davanti a una soglia, ti regala l’occasione di ricominciare. Quelli del Milan dovranno farlo ancora con Pioli? Io dico si e i social no. Ma noi contiamo (giustamente) zero. Deciderà il messia (con la m minuscola) o al massimo un Cardinale.
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