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il personaggio

Luca Nardi, il "perdente fortunato" che ha sconfitto Djokovic a Indian Wells

Luca Roberto

Il 20enne di Pesaro batte il numero uno al mondo sul cemento americano e dice: "Voglio essere come Sinner". Ecco la sua storia

Se Pesaro è una donna intelligente, di conseguenza intelligente lo è anche uno dei suoi cittadini da oggi più illustri: Luca Nardi. Avete presente i record di Jannik Sinner, le 17 vittorie consecutive e l'imbattibilità stagionale dell'altoatesino? Ecco, uno non fa in tempo a distrarsi che subito ne arriva un altro, di giocatore azzurro niente male. Del resto sta diventando questa cosa qua il tennis italiano: una lunga lista di sorprese, che ci dice pure che dalla settimana prossima avremo la top 100 in media più giovane tra tutte le nazionali. Non male per una squadra che solo quattro mesi fa si portava a casa la prima Coppa Davis dopo 47 anni di attesa.

Ma partiamo dall'attualità. Solo i più temerari avevano puntato la sveglia o era rimasti vigili fino alle due di notte. Nardi nel weekend aveva perso all'ultimo turno delle qualificazioni del Master 1000 di Indian Wells. Da ripescato nel tabellone principale, aveva sostituito una testa di serie, l'argentino Tomas Martin Etcheverry. Per questo s'era ritrovato direttamente al secondo turno, dove aveva trovato la prima vittoria contro un top 50 al mondo (il cinese Zhang Zhizhen). Solo che al terzo turno aveva davanti a sé un ostacolo troppo grande per pensare di procedere oltre. Guardava il suo idolo Novak Djokovic, 24 volte vincitore di slam e numero uno al mondo, di cui ha ancora il poster in camera e pensava solo "devo rimanere in campo più che posso, devo imparare più che posso". Allora quando è iniziata la partita è apparsa quasi aliena la naturalezza con cui si muoveva sul campo centrale del circolo californiano, tirando a tutto braccio, senza particolari timori né reverenze. E' successo che game dopo game a Nardi è sembrato che fosse la cosa più semplice continuare a buttare la palla dall'altro lato della rete, mentre il serbo si mostrava non certo nelle migliori condizioni, ma era pur sempre Djokovic. Così dopo aver strappato il servizio, dopo aver portato a casa il primo set, s'è pensato: e se succede il miracolo? E anche quando Nardi ha perso il secondo parziale non ha mai dato la sensazione che stesse abbandonando il campo. Impressioni che si sono confermate all'inizio del terzo set, quando il pesarese ha addirittura alzato il livello del suo gioco, chiudendo Djokovic negli angoli da fondo campo. "Prima di questa notte nessuno mi conosceva. Spero che il pubblico si sia divertito", dirà poi a fine partita davanti a migliaia di spettatori quasi increduli per la caduta di Nole, che qui sul cemento della California mancava da cinque anni, tra Covid, restrizioni vaccinali e infortuni vari.

Nardi alla fine della scorsa stagione lo si era potuto apprezzare al gran galà della Next gen, a Jedda, in Arabia Saudita. Aveva sfoggiato un tennis pulito ma era apparso attardato rispetto ad altri talenti della sua generazione, il francese Arthur Fils su tutti ma anche rispetto al romano Flavio Cobolli, anch'egli tra i primi 100 del ranking. Solo un mese fa perdeva al secondo turno del challenger di Bangalore contro il numero quattrocento e passa del mondo Ramanathan. Adesso sfida l'americano Tommy Paul sapendo di avere dalla sua l'incoscienza di chi "da perdente fortunato" non ha nulla davvero da perdere. Ha iniziato a giocare a 7 anni spiando il fratello Nicolò, tifa Napoli, forse un giorno come questo lo sognava guardando l'orizzonte dalla sua casa di FossoSejore. "Spero di arrivare dov'è arrivato Sinner", dice addirittura con una certa spavalderia. Chissà che un giorno non si avveri. 

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.