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Il Foglio sportivo

Questo non  è più il Monza di Berlusconi

Stefano Arosio

 La squadra di Palladino è padrona del campo, ma i gol sono pochi. Mancano le verticalizzazioni

È la giornata numero 22 di Serie B e il Monza di Stroppa, in piena corsa playoff, ha 35 punti e cerca quella Serie A mai conquistata in 110 anni di storia. A 6 punti c’è il Lecce capolista, poi un assembramento che in quei giorni di pandemia vede il Monza respirare solo dal settimo gradino. Contro la Spal, la squadra di Berlusconi si trova subito in superiorità numerica per l’espulsione di Dickmann: gli estensi tolgono la punta Colombo – oggi centravanti dei brianzoli – poi Mota Carvalho, Sampirisi, Ramirez e Colpani fanno 4-0.

Il Monza, in quel febbraio 2022, allunga a 11 turni l’imbattibilità interna e Di Gregorio (sin lì con il 67 per cento di gol incassati nella ripresa) non subisce reti. In tribuna, Galliani e Paolo Berlusconi sono accanto a Silvio, a cui la curva srotola uno striscione di bentornato e canta il tradizionale Berlusconi portaci in Europa”. Ffp2 nera sul volto, Marta Fascina è accanto al patron. Mancano poche ore a San Valentino, ma le quattro frecce scoccate dal Monza all’indirizzo dei ferraresi non fanno breccia nel cuore del presidente. Più che Cupido, quando nel dopo gara scende in sala stampa, assomiglia a Vulcano: “Oggi ho un solo appunto da fare a questo Monza”, spiega dimenticando in fretta i 4 gol e i 3 punti. “Troppo spesso il portiere dava la palla a un difensore, il difensore al mediano e poi il mediano la faceva tornare al difensore. Si perdeva troppo tempo nella nostra metà campo. Mentre nel calcio bisogna giocare per fare gol”. Dalla tesi, Silvio Berlusconi passò al teorema: “L’input che bisogna dare al nostro portiere è che tiri la palla nella metà campo avversaria. Le nostre tre punte devono schierarsi a tre metri di distanza l’una dall’altra per raccogliere il passaggio”.

Il Monza recepirà sì e no e chiuderà la B primo per passaggi effettuati e alle spalle del Lecce per percentuale di riuscita. Segno di un palleggio che non verrà mai tradito, per assecondare anche la ricerca della vittoria attraverso il bel gioco cara proprio al patron. Con Palladino, la stagione successiva, il Monza accentuerà ulteriormente il concetto di padronanza del campo. Già con l’investitura del tecnico arrivato dalla Primavera si spenderanno parole importanti: “Predestinato”, “una scommessa simile a quella fatta con Sacchi”, che dopo i risultati del campo faranno dire a qualcuno del “nuovo Guardiola”.

Come Pep al City, in effetti Palladino fa attaccare per i vie centrali gli esterni di difesa, sperimenta il falso nueve di catalana memoria (Colpani contro la Juve, con possesso palla Monza al 66 per cento) e ha pure arretrato Gagliardini per impostare dalla difesa. Solo che i brianzoli (a 7 punti dall’Europa e a 11 dalla retrocessione) faticano maledettamente a segnare. Per tirare, tirano: 242 conclusioni, nono club su 20 in A. Ma centrano lo specchio peggio di altre 12 (42 per cento) e soprattutto traducono in gol solo il 7,85 per cento delle chance, meglio solo delle ultime 4. L’anomalia, per il Monza, è stato il turno precedente con il Frosinone: baricentro molto basso (38,9 metri) e il doppio dei ciociari nei rinvii dal fondo, ma anche 84 lanci a dispetto dei 31 della squadra di Di Francesco. Dati che per il presidente Berlusconi sarebbero sufficienti a confermare la necessità di verticalizzazioni, per un Monza che fa comunque del palleggio il suo carattere distintivo, con il 53,47 per cento. Oggi, in A, la capolista Inter è quarta per possesso (56,61 per cento), l’inseguitrice Juventus 12esima (47,07 per cento) e al vertice c’è il Napoli con un 58,89 che non è sufficiente a risparmiargli più di un mal di pancia.

Giusto 10 anni fa, sembrò la fine del tiki-taka: il Bayern di Guardiola fu eliminato dal Real Madrid in semifinale nonostante il 69,4 per cento di possesso, nell’anno in cui la finale l’avrebbe centrata l’Atletico non giochista di Simeone. Più simile all’Inter di Mourinho che eliminò il Barcellona della millantata remuntada con un 15,35 per cento al Camp Nou nell’anno del Triplete. A Monza oggi arrivano proprio i nerazzurri, senza che i brianzoli possano schierargli contro l’infortunato ed ex figliol prodigo Di Gregorio: primo per parate in A, ma che nell’ultima prima di Natale con uno sciagurato passaggio in area regalò lo 0-1 e i tre punti alla Fiorentina. C’è da scommettere che Berlusconi non solo non avrebbe gradito, ma avrebbe preso il Milan come termine di paragone: solo 20 giorni prima, Maignan aveva infatti lanciato lungo per Pulisic e il 3-1 rossonero al Frosinone. Diventando miglior portiere in A per assist (3) e offrendone virtualmente uno anche al presidente del Monza, che avrebbe potuto dire: “Avevo ragione io”.