Il Foglio sportivo
Il 2024 può essere l'anno del patto tra calcio e politica. Parla il presidente della Figc Gabriele Gravina
“È nell’interesse del paese un accordo per sostenere lo sviluppo del nostro sport”, dice Gravina. "Ne ho parlato sia con il ministro Abodi sia con il ministro Giorgetti, mi auguro sia l’anno giusto"
Presidente Gravina che anno sarà il 2024 per il calcio italiano. Qual è la sua idea concreta per cambiare pagina?
“Sarà l’anno della riforma, il percorso è tracciato. Non parlo di quella dei campionati, che è una conseguenza, mi riferisco alle nuove regole del nostro ‘stare insieme’. La sostenibilità economica, il rapporto tra club, calciatori e allenatori, e la valorizzazione della filiera giovanile, sono questi i temi centrali su cui si gioca il futuro del calcio italiano. Ho diverse proposte da mettere sul tavolo, è giunto il momento che ogni componente faccia un passo indietro per farne cinque in avanti tutti insieme”.
Ha convocato per l’11 marzo un’Assemblea federale che dovrebbe mettere le Leghe con le spalle al muro. Si arriverà all’abolizione del diritto di veto? Ovvero si potrà procedere con le riforme anche senza il voto favorevole del 51 per cento di una delle componenti?
“La clausola che obbliga l’intesa per l’attuazione delle riforme è una formula anacronistica, che impedisce qualsiasi reale confronto. Non dobbiamo avere paura del cambiamento e soprattutto non possiamo accettare che nel nostro sistema ci siano rendite di posizione in grado di bloccare qualsiasi discussione a priori. Ho convocato riunioni fino a marzo per arrivare a una soluzione condivisa, in caso contrario si andrà serenamente al voto e decideranno i delegati. Per riformarci non servono parole ma proposte concrete”.
Perché la politica ce l’ha tanto con lei? Tra la maggioranza c’è chi non perde occasione per attaccarla.
“In verità ho un ottimo rapporto con la gran parte degli esponenti politici, in maniera trasversale, e collaboro con tutti gli esponenti del governo per le tematiche legate al calcio. Alcuni di quelli che ci criticano non conoscono come funziona la Figc e il nostro mondo, a volte leggo di polemiche pretestuose basate sul nulla, addirittura su vere e proprie fake news. Non ci si può accontentare di sintesi propinate da chi è direttamente interessato al calcio per motivi personali, piuttosto bisogna approfondire andando alla fonte. Vorrà dire che sarò ancora più disponibile al dialogo e al confronto, la mia porta è sempre aperta e il mio telefono è sempre libero per chi ha a cuore il calcio e il bene dell’Italia”.
Non è servito neppure assumere in Figc i figli di Giorgetti e Tajani…
“Il tema non esiste, visto che non li abbiamo assunti per questo motivo (peraltro insieme ad altri giovani e con contratti a tempo determinato, in un ufficio che necessitava risorse per la finalizzazione di dossier internazionali). In molti non sanno che in Figc adottiamo procedure chiare per selezionare i collaboratori, quindi non capisco dov’è il problema. Al figlio di un ministro non è vietato presentare una candidatura per entrare nel mondo del lavoro”.
Come vanno i rapporti con il ministro Abodi? Aveva promesso un’abrogazione graduale del decreto crescita, invece il 31 dicembre è stato cancellato.
“Su questa vicenda, la Figc ha sempre ritenuto che il decreto crescita fosse lo strumento sbagliato per garantire agevolazioni economiche ai club professionistici, con il ministro Abodi stiamo condividendo tutti i dossier per lo sviluppo del calcio italiano con stima reciproca e grande collaborazione. I problemi più delicati però investono tutto il Governo e l’intero Parlamento, nel 2024 il calcio e la politica dovrebbero firmare un patto per consentire al nostro settore di esprimere al meglio tutte le sue potenzialità, nell’interesse del paese. Chi vuole bene all’Italia, sostiene lo sviluppo del calcio come straordinario volano di socialità, posti di lavoro, indotto economico ed entrate fiscali”.
Che cosa potrebbe fare lo stato per il calcio in questo 2024?
“Prima le dico cosa deve fare il calcio. Bisogna responsabilmente guadagnarsi la fiducia delle istituzioni, condividendo un processo virtuoso di risanamento dei conti, che è già in atto grazie all’approvazione delle ultime Licenze nazionali, e di riforma complessiva del sistema, che stiamo mettendo in cantiere, poi presentarsi unito al confronto, evitando scorciatoie personalistiche. Dal canto suo, la politica può riconoscere al calcio pari dignità con le altre industrie della cultura e dell’intrattenimento, prendendo le iniziative legislative utili a liberare le risorse che servono per dare un nuovo impulso: dopo l’entrata in vigore dell’apprendistato, è tempo di ragionare sul tax credit (come avviene nel cinema) per le società che valorizzano i giovani. E poi, visto che non ci sono soldi pubblici, si deve studiare una forma che garantisca finalmente un’accelerazione decisiva per la realizzazione di stadi di proprietà con investimenti privati. Ne ho parlato sia con il ministro Abodi sia con il ministro Giorgetti, mi auguro sia l’anno giusto”.
Di cosa va più orgoglioso da presidente della Figc?
“Fatta eccezione per la mancata qualificazione al Mondiale 2022, abbiamo raggiunto risultati sportivi straordinari, a partire dall’Europeo conquistato a Londra nel 2021 (ben 53 anni dopo il primo) fino al successo continentale dell’Under 19 e all’argento iridato dell’Under 20 della scorsa estate, ma quello di cui vado fiero è il livello di sensibilità sociale della Federazione. Non a caso parlo di sensibilità, perché siamo una realtà che promuove la sostenibilità a tutto campo: favorendo l’inclusione dei minori stranieri non accompagnati, contribuendo fattivamente alla ricerca scientifica, sostenendo diverse strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale, dandosi obiettivi ambiziosi in termini di rispetto delle tematiche ambientali, operando quotidianamente nel campo dell’educazione e promuovendo direttamente (prima e unica Federazione al mondo) l’attività della Divisione calcio paralimpico e sperimentale, per atleti con disabilità cognitivo-relazionali”.
Lei ha intenzione di ricandidarsi a fine mandato?
“Manca ancora molto tempo, per il bene del calcio non si deve far diventare il 2024 una lunga campagna elettorale, piuttosto bisogna concentrarsi sui progetti da realizzare. A tempo debito, mi confronterò con le componenti che mi hanno sostenuto e che hanno condiviso il mio percorso politico”..
Siamo campioni d’Europa Under 19 con ragazzi che poi non giocano in Serie A… come si può fare per non disperdere dei potenziali talenti?
“I risultati delle nostre Nazionali giovanili sono i migliori d’Europa, non a caso siamo l’unica Federazione ad aver qualificato tutte le squadre alle fasi finali. Ai nostri ragazzi però manca sempre l’opportunità per trasformare il loro talento e diventare campioni. È una carenza culturale, che sicuramente interessa il discorso tecnico, ma anche quello manageriale. Bisogna avere fiducia e invertire la tendenza con convinzione, non solo per necessità”.
C’è davvero una crisi di vocazione tra gli arbitri? Come sopperire?
“Purtroppo sono i dati del reclutamento che denunciano questa tendenza. Il livello altissimo delle polemiche arbitrali tra i professionisti, che spesso sfociano in attacchi vergognosi sui social, diventano violenza vera e propria nei campionati di periferia, per questo la Figc, di concerto con l’Aia, ha varato norme severissime per contrastare questa deriva. In più, abbiamo aperto al doppio tesseramento: oggi fino a 18 anni puoi fare il calciatore e l’arbitro allo stesso tempo”.
Il suo no alla Superlega per i club italiani come si concilia con il verdetto dell'Unione europea?
“Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di ipotesi, perché ancora non ho contato adesioni sufficienti a far decollare il progetto, ma in sostanza la sentenza ha evidenziato quello che ho sempre sostenuto: ognuno è libero di fare ciò che vuole, quindi anche gli organismi internazionali e le federazioni nazionali sono libere di agire secondo regole proprie per tutelare le loro competizioni”.
I club italiani sono davvero tutti dalla parte della Figc o teme che qualcuno possa cedere al richiamo dei soldi come Mancini?
“Quelle che ho sentito direttamente e quelle che hanno manifestato pubblicamente la loro posizione non sono attratte. Con la nuova Champions League ci saranno più risorse per tutti, l’ossessiva ricerca di nuove entrate non deve snaturare la bellezza del nostro sport che, come dice Spalletti, consiste nella valorizzazione del merito e nello stupore di fronte alla vittoria di Davide contro Golia”.
Vi siete mai più parlati con Mancini?
“Ci siamo incontrati e salutati. Roberto però rappresenta il passato, con Luciano in Nazionale abbiamo già scritto una bella pagina di storia azzurra conquistando un’importante qualificazione, in un girone molto complicato, e ne scriveremo ancora di più belle in futuro”.
A proposito di Arabia, sembra abbia cambiato idea sulla Supercoppa italiana da quelle parti?
“Al contrario, come Figc non abbiamo aderito alla proposta per l’organizzazione della Fifa World Cup 2030 insieme ad Arabia Saudita e Egitto con motivazioni chiare. La scelta di andare a giocare la Supercoppa è della Lega Serie A, che ha agito in totale autonomia con l’obiettivo di valorizzare il suo brand”.
Era davvero impossibile organizzare un Europeo senza l’aiuto della Turchia. Il governo Erdogan gioca sempre un po’ sul limite del fuorigioco?
“Lo storico immobilismo italiano sul tema delle infrastrutture (per organizzare un Europeo da soli servono 10 stadi) rappresentava un ostacolo insormontabile, con questa formula, condivisa con la Federazione turca abbiamo guadagnato altri 3 anni per individuare almeno 5 stadi. È stato un grande successo per l’Italia. E poi, rispetto all’Arabia Saudita, con la Turchia la situazione è completamente diversa per tre ragioni: per il coinvolgimento di Ankara nella Nato e nei rapporti bilaterali con il nostro paese, poi non ci sono questioni di conflitto o di rivendicazione politiche con l’Italia (come invece c’erano con l’Egitto per il caso Zaki e per l’uccisione di Regeni), ma soprattutto perché l’organizzazione con la Turchia si sviluppa su due percorsi paralleli e indipendenti (ognuno organizza la propria parte di Europeo), cosa che non era possibile nell’altro caso vista la sproporzione di capacità economica che ha l’Arabia Saudita”.
Nel 2023 è riscoppiato il problema scommesse… Ha parlato con Tonali? Come possiamo aiutare i giovani calciatori?
“È bene fare chiarezza: non siamo in presenza di alterazione di risultati sportivi, quindi non è riscoppiato un altro caso scommesse. Abbiamo affrontato con coerenza e sensibilità una vera e propria piaga sociale che interessa centinaia di migliaia di persone, di differenti estrazioni sociali e diverse possibilità economiche. Sono sempre stato in contatto con Tonali, così come con Fagioli. Ho cercato di capire cosa hanno passato, quali sono state le loro debolezze, anche per condividere con il procuratore una nuova forma sanzionatoria, che somma alla squalifica un percorso riabilitativo e di testimonianza pubblica che risulterà molto utile a loro e ai ragazzi, che sentiranno direttamente dalla voce dei loro idoli quali sono i rischi reali di comportamenti simili”.
Con Spalletti ha subito trovato il feeling giusto. Che cosa può regalare alla Nazionale?
“È una persona seria, un lavoratore instancabile e un allenatore geniale. Il suo impatto in Nazionale è sotto gli occhi di tutti, farà ancora meglio quando avrà più giorni per allenare i suoi calciatori. Ci siamo trovati subito in sintonia, il tempo di un pranzo in campagna a parlare di valore e di valori, da applicare al calcio e alla vita, due concetti molto cari ad entrambi. È incredibile come i suoi continui richiami alla concretezza riescano a far sognare, i riferimenti ai sapori della terra, alla giustizia del campo e alla gioia della vittoria frutto del sacrificio lo avvicinano alla gente comune, perché Luciano vive sulla sua pelle l’essenza stessa del calcio”.
A fine Europeo sarà contento se…
“Gli italiani saranno orgogliosi degli Azzurri!”.
la nota stonata #7