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Il Foglio sportivo

Se l'Inter va in cerca di alibi

Giuseppe Pastore

Comincia a sentirsi lo stress del duello scudetto con la Juventus: il 29 dicembre a Marassi i neroazzurri si sono intruppati in uno strano blocco psicologico

Sarà che il Generale Inverno ormai è arrivato, sarà stata l’inquietante assonanza con un nuovo spauracchio di nome Radu (da Ionut Radu, il portiere di riserva dello sciagurato errore di Bologna 2022, a Radu Dragusin), ma il 29 dicembre a Marassi l’Inter si è intruppata in uno strano blocco psicologico. L’1-1 del campo era il meno, perché quest’anno pareggiare a Genova ci può stare, a maggior ragione se ti manca Lautaro Martinez. Ma mezz’ora dopo il fischio finale è successo che Francesco Acerbi, uno dei migliori difensori d’Europa, ha rotto in maniera irrituale la cortina fumogena di ipocrisia delle interviste post-partita e si è lasciato andare a considerazioni sul duello scudetto, sul mercato e su altri massimi sistemi che sarebbero state più usuali in bocca a un dirigente tecnico: “Sento dire che siamo i favoriti per lo scudetto, ma la Juve per Vlahovic, Chiesa e Bremer ha speso 200 milioni, mentre noi compriamo i parametri zero”.
 

Ora, a parte che non è vero (i 33 milioni per Frattesi? E i trenta per Pavard? E i sette per Buchanan?), anche se capiamo che, con la sua prosa un po’ sgangherata, la prolusione di Acerbi non voleva essere un esercizio da fact checking. Il nocciolo della questione è che si è trattato di una excusatio clamorosamente non petita, proveniente oltretutto dal giocatore più vicino a Simone Inzaghi: facile fare due più due e sospettare che questa presa di posizione parta direttamente dall’allenatore e abbia iniziato a serpeggiare, sotto forma di alibi, in uno spogliatoio sano, solido, ma normalmente attraversato dallo stress di un duello scudetto che, forti di 48 punti su 57 conquistati nel girone d’andata, nessuno ad Appiano Gentile si aspettava così estenuante.
 

Siamo arrivati al punto: l’Inter sembra soffrire parecchio l’ineluttabilità di questa seconda stella che, dopo due tentativi andati a vuoto contro due squadre probabilmente inferiori (il Milan 2022 e il Napoli 2023), stavolta proprio non può sfuggire. L’affanno delle ultime uscite, compreso il faticosissimo 2-1 contro il Verona che due mesi fa sarebbe stato trattato come un tappetino, salutato con esultanze degne della clientela di un pub di Edimburgo di quelli cari al nostro Jack O’Malley, certifica questo comprensibile “mal di montagna”. In ogni intervista, i leader del gruppo ricordano che quest’anno la precedenza spetta al tricolore, prioritario anche su un’altra eventuale finale di Champions. È una pressione che l’Inter ha accettato di mettersi sulle spalle, ma le cose facili sono altre. In particolare Inzaghi, che pure sta costellando la sua terza stagione interista di equilibri e intuizioni prodigiose (valga per tutti il rendimento di Thuram), viaggia sempre in compagnia del tarlo del luogo comune che lo vuole allenatore di coppe e non di campionati. Lo sa lui, lo sa Marotta e lo sanno anche i molti giocatori che hanno bevuto l’amaro calice della volata persa contro il Milan, e che a botta calda lo contestarono apertamente per la gestione della partita decisiva, lo scontro diretto ribaltato da Giroud anche a causa di certi cambi conservativi (ricordiamo: Sanchez per Lautaro, Dimarco per Perisic, Vidal per Calhanoglu). Complica di molto le cose anche il fatto che la rivale si chiami Juventus, con tutte le ricadute ambientali e psicologiche che ogni interista conosce benissimo. La banda Allegri, inferiore sia nell’undici titolare che nell’intero organico, si sta cibando proprio di questo: fa la Juve, coglie le occasioni alla sua maniera, un 1-0 di qua, un gol a tempo scaduto di là, aspettando dietro le tende, con una serenità invidiabile, lo scontro diretto che tra un mese cambierà inevitabilmente il panorama. Il fatale Inter-Milan 2022 si giocò il pomeriggio del 5 febbraio. La fatale (?) Inter-Juventus 2024 si giocherà la sera del 4 febbraio.

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