Ivan Ilic del Torino (foto LaPresse)

Olive #19

Ivan Ilic è un giudice

Giovanni Battistuzzi

Il centrocampista serbo del Torino si è seduto sulla scranna e ha iniziato a decidere cosa è giusto e sbagliato per compagni e avversari. Il suo peso nel buon momento della squadra di Ivan Juric

Ivan Ilic è nome letterario, tolstojano. L’Ivan Ilic di Lev Tolstoj era russo e giudice, l’Ivan Ilic di Ivan Juric è serbo e centrocampista. Eppure anche lui, il serbo e centrocampista, applica e impone la legge come l’altro, il russo e giudice. È diversa solo la legge. Non di stato, ma di campo, sebbene anche qui la differenza tra campo e stato nel Torino di Ivan Juric non è poi così accentuata. 

  

Ivan Ilic non veste la toga, ma in campo si siede sulla scranna e decide, secondo le sue regole, cosa è giusto o sbagliato per compagni e avversari. Occupa il centro del campo e lì in mezzo insegue, pressa, s’accaparra palloni e speranze e poi detta la sua volontà, amministrando i tempi e ambizioni. Lì in mezzo al campo è un po’ fabbro e un po’ artista, raccoglie legna e poi va di scalpello e cesello. 

 

Ivan Ilic, quello serbo e centrocampista, non ha dolori o malumori come l’altro, quello russo e giudice, non è preda di un malessere esistenziale a causa della sua vita convenzionale e artificiale. Non ha tempo per tutto questo. Deve correre, molto, e trasformare le azioni, trasformando ogni volta se stesso. C’è un solo Ivan Ilic eppure sembrano tanti. E sembrano tanti perché appare sempre nelle azioni del Torino di Ivan Juric, anche in posizioni lontane da quella che dovrebbe essere sua per competenza. Si è trasformato, con il tempo, in un perfetto rappresentante ed esecutore di quel calcio a tutto campo, intenso e snervante, che chi dirige i fili dalla panchina vuole. Due manopole, dieci fili, uno solo reciso, perché non serve, quello che doveva arrivare sino a Ivan Ilic. 

      

Ivan Ilic del Torino (foto LaPresse)  
       

Il tempo ha la capacità di trasformare fiori in frutti, cellule in vita, assenze in presenze. Ivan Ilic si è presentato alla Serie A come calciatore con più assenze che presenze nei novanta minuti di una partita. All’Hellas Verona, stagione 2020-2021, si eclissava, poi ritornava al centro della scena per sparire ancora improvvisamente. Pure al Torino all’inizio andava così. 

 

I momenti di assenza di Ivan Ilic erano tanti, mai definitivi, però stranianti. Perché quando si riappropriava del proscenio quelle assenze diventavano ancor più evidenti. Chissà cosa potrebbe fare se fosse solo più continuo, si chiedevano in tanti. Le risposte stanno iniziando a venire, ad apparire.  

  

Quando apparve in Italia, dopo poco tempo, la domanda era ghiotta, chiesero a Ivan Ilic, quello serbo e centrocampista, se avesse mai letto il racconto di Lev Tolstoj sul suo omologo, ma russo e giudice. Lui disse di no, ma che l’avrebbe fatto. Mesi dopo, l’Ivan Ilic serbo e centrocampista, disse che aveva colmato la lacuna e che però non voleva fare la fine dell’Ivan Ilic russo e giudice. Aggiunse, “preferirei essere Tolstoj che il suo personaggio”. Meglio scrivere che morire, essere colui che crea e non colui che subisce la creazione. Gli manca ancora un po’ di strada, ma anche lui ha iniziato a scrivere il suo racconto. Un’autobiografia calcistica, “In vita di Ivan Ilic”, serbo e calciatore.

  


     

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. La prima giornata è stato il momento di Jens Cajuste (Napoli). Il secondo appuntamento è stato dedicato a Luis Alberto (Lazio); nella terza giornata vi ha tenuto compagnia Ruggiero Montenegro con Federico Chiesa (Juventus); nella quarta è stato il turno di Andrea Colpani (Monza); nella quinta di Romelu Lukaku (Roma); nella sesta è sceso in campo Yacine Adli (Milan); la settima puntata è stato il momento di Albert Gudmundsson (Genoa); nell'ottava di Giacomo Bonaventura (Fiorentina); la nona ha visto scendere in campo Zito Luvumbu (Cagliari); la decima Matias Soulé (Frosinone); e nell'undicesima Riccardo Calafiori (Bologna); la dodicesima invece è stato il momento delle parate di Etrit Berisha (Empoli); la tredicesima è stata l'occasione per conoscere meglio Jeremy Toljan (Sassuolo); la quattordicesima ha visto segnare Lorenzo Lucca (Udinese), la quindicesima invece ha raccontato la crescita di Joshua Zirkzee (Bologna); nella sedicesima ha vestito la maglia di Olive Lautaro Martinez (Inter); nella diciassettesima si corso su e giù sulla fascia con Pasquale Mazzocchi (Salernitana); nella diciottesima è stato il momento di Matteo Ruggeri (Atalanta). Trovate tutti gli articoli qui.

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