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Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Ivan Juric, allenatore sentimentale contromano

Alessandro Bonan

Da giocatore faceva il soldato di Gasperini, di cui era il pensiero tradotto sul campo. Seguendo il maestro è diventato allenatore, e come lui ha scelto di far giocare le sue squadre con addosso l’ambizione di chi ha fretta di arrivare al dunque

Aiuto, c’è un sentimentale contromano! Si tratta di Ivan Juric, l’allenatore dei giocatori e dei sentimenti, i suoi e quelli degli altri. “Da un po’ di tempo sono tornato a essere contento”, ha detto, spiegando anche così la metamorfosi della squadra che finalmente ha ricominciato a vincere qualche partita. Ivan Juric è un uomo difficile, dicono, a me invece sembra semplicissimo. Non ha filtri, dice quello che pensa, e questo potrebbe bastare a raccontarlo. Si esprime guardandoti negli occhi, che sono sempre vagamente malinconici: spalatino, non a caso. Da giocatore faceva il soldato di Gasperini, di cui era il pensiero tradotto sul campo. Seguendo il maestro è diventato allenatore, e come lui ha scelto di far giocare le sue squadre con addosso l’ambizione di chi ha fretta di arrivare al dunque. Gli è riuscito bene a Crotone, meno bene al Genoa (dove c’era Preziosi che lo soffriva), benissimo a Verona, così così al Torino. 

Ricordo di averlo conosciuto alla consegna di un premio, se ne stava in disparte e qualcuno se lo era anche dimenticato. Da una parte i cosiddetti noti (c’era pure un ct) intenti a brindare e cazzeggiare, dall’altra lui, da solo, in un tavolo dietro una colonna. È bastato questo per farmelo piacere. Per non parlare del resto, la passione per la musica, innanzitutto. Juric ama il rock, quello pesante, metallo vivo, e non è un caso se il suo modo di giocare e di essere lo ricalchino parecchio. Frenetici assalti, scariche potenti, lotta, spaccate, tagli e assoli. Non voglio fare il figo, ho una scarsa cultura in materia, e se Juric mi dovesse leggere certamente non farei una gran figura, ma se ascolto un qualsiasi pezzo metal ci rivedo lui. Rusty Cage, spettacolare brano dei Soundgarden (gruppo amato dall’allenatore del Toro), tradotto significa “gabbia rugginosa”. Il pezzo inizia con alcune note ripetute, distorte fino alla saturazione, per poi decollare con la batteria. Dentro ci trovi immagini sanguinanti e una potente lirica ispirata alla fuga (da se stessi, dagli altri, da tutti i mostri della vita). 

Ivan a volte si lascia andare e sembra rappresentare quell’uomo incastrato dentro una “gabbia rugginosa” drammaturgicamente scritto e interpretato dal compianto Chris Cornell. Picchia sulle pareti della gabbia e grida con un linguaggio molto diretto, a volte pesante (heavy), tanto che non mancano spintoni più o meno figurati. Dentro quella voglia di scappare, Juric ritrova comunque se stesso, il proprio modo di essere, di vivere la vita e il calcio. Grondando di un sentimento profondo, così autentico da sembrare esagerato. Viaggiando contromano, schivando pallottole, palloni e parole. 
 

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