Il Foglio sportivo - Storie di storie

Letture per i nostalgici del calcio, quello vero

Mauro Berruto

Non quel pallone fatto per i supercampioni da millioni di followers, ma quello sport di periferia fatto di spogliatoi con le caldaie sempre rotte, i palloni semisgonfi e con le docce gelate dove noi tutti siamo cresciuti: due libri

"Nostalgia, nostalgia canaglia”. Non esattamente quella di Al Bano e Romina Power, ma pur sempre una struggente nostalgia nei confronti di un grande amore, quello per il calcio. Non per il calcio dei supercampioni da milioni di follower-tifosi, del calendario spezzatino, delle pay-tv, del (o della) var, del pallone tecnologico, dei parastinchi che trasmettono Wi-Fi i movimenti in campo dei giocatori. Non per il calcio ingoiato, digerito e sputato da sceicchi magnati. No, nostalgia per quei campi di periferia che quando piove le scarpette si incollano sul fango come fosse vinavil, per spogliatoi con caldaie sempre rotte che dopo i primi due che fanno la doccia l’acqua diventa gelata, per calzettoni che puzzano da far paura, per palloni dal rimbalzo improbabile. Nostalgia per il calcio dove, più o meno tutti, siamo cresciuti. E allora spazio a due titoli che intrecciano ricordi e senso di appartenenza a un mondo che sta sparendo, in dissolvenza.

Uno, davvero bellissimo, lo ha scritto Francesco Caramani, "Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco" (Bradipolibri, 2023). Una sequenza di storie brevi che lasciano, nell’anima, un segno profondo. Storie che ruotano intorno al calcio, ma parlano di immigrazione, istituti penitenziari, oratori, guerra, periferie, baraccopoli, lotta contro il cancro, omofobia, speranza. Tanta, tantissima speranza. Sono storie che arrivano letteralmente da tutto il mondo (molte accompagnate da ottime schede di approfondimento) eppure, tutte, capaci di parlare un linguaggio vicinissimo a noi, proprio perché universale. È il linguaggio di “quando tutto era calcio”, fase della vita attraverso la quale siamo passati tutti e che tutti, in maniera struggente, rimpiangiamo. Perché quel calcio, in realtà, era vita nel senso più luccicante del termine. 

Il secondo libro è di Nonèpiùdomenica (account social ideato da Andrea Masciaga), "Ci alleniamo anche se piove? L’ultimo spegne le luci" (Rizzoli, 2023). In realtà si tratta del secondo capitolo di un libro autoprodotto nel 2019 con titolo uguale e sottotitolo Miserie e splendori del calcio dilettantistico. Rizzoli benissimo ha fatto a offrire un sequel di quell’inaspettato successo editoriale ai tanti innamorati del pallone. Perché di questo si tratta: di una lunga lettera di amore al calcio, in cui tutti – ma proprio tutti – si potranno riconoscere. “Vittorie epiche e sconfitte che bruceranno per sempre, mister che si credono Guardiola e altri che ammettono di non vedere un’azione o un tiro degni di questo nome da anni, senza per questo saltare un allenamento, mai; e poi compagni, titolari e panchinari fissi, presidenti e tifosi. Ma anche massaggiatori, tuttofare, fidanzate insofferenti o dolcemente rassegnate. E ancora i riti: le cene sociali, le trasferte, le sere di vigilia, i momenti in spogliatoio prima di entrare in campo. La goliardia. L’amicizia. Le botte. Le lacrime. La felicità”. 

Pensateci bene, è quasi Natale e avrete di sicuro un amico o un’amica che desidera un calcio come quello raccontato da Francesco Caremani e Andrea Masciaga. Regalate loro queste due meravigliose indagini psico-socio-antropologiche sullo sport più amato al mondo e se la lettura non farà versar loro una lacrima di commozione o di felicità, beh, cambiate amici, perché -meglio che vi avvisi- “hanno un bidone dell’immondizia al posto del cuore!”. 

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