Foto LaPresse

Il Foglio sportivo

Il padel alla conquista di Milano che sogna la Coppa Davis 

Giorgia Mecca

Il torneo all'Allianz Cloud e il boom di uno sport. Dopo 5 anni di crescita su crescita su crescita, il padel non è più una sbandata, ma una relazione stabile che continua a sognare di convolare a nozze nel 2032, quando ci saranno le Olimpiadi di Brisbane

C’è una canzone disponibile da qualche giorno su Spotify, si chiama Isla Padel, è di Junior Cally e l’introduzione del giornalista e telecronista Gianluigi Bagnulo comincia così: “Il fratello povero del tennis. Dicevano”. Dicevano, appunto. Nel 2019 il padel era il fenomeno del momento, qui ed ora, un boom, una moda passeggera, tutto ciò che faceva pensare alla transitorietà, all’effimero, ai trend topic che lasciano il tempo che trovano. Ma dopo 5 anni di crescita su crescita su crescita, il padel non è più una sbandata, ma una relazione stabile che continua a sognare di convolare a nozze nel 2032, quando ci saranno le Olimpiadi di Brisbane. L’ultimo requisito che manca per i cinque cerchi è la capillarità; quando il padel sarà giocato a livello agonistico in almeno 75 paesi tra gli uomini e in 30 tra le donne, allora sarà lecito accendere la fiaccola.

Nel frattempo i numeri sono più che incoraggianti, anche perché gli Stati Uniti, appassionati della primissima ora al pickleball (altro fratello povero del tennis, almeno così dicono) stanno cominciando ad aprirsi anche ad altre racchette. Rimanendo in Italia, i tesserati per il 2023 sono 1,2 milioni, quattro anni fa erano novemila. Le persone ci sono, le strutture saranno sempre di più. Nel 2023 i campi attivi sul territorio sono 6.470, +39 per cento rispetto al 2022. Nel resto del mondo il trend è lo stesso: là dove un tempo c’erano capannoni mezzo abbandonati arrivano padel club, che per conformazione sono più smart, più dinamici e più ancorati nel terzo millennio rispetto agli chicchissimi circoli di tennis. Nel 2026 i campi around the world diventeranno 85mila, il doppio di oggi.

Un interessante dato messo in evidenza dal Global Padel Report realizzato da Deilotte, sono i motivi per cui si decide di impugnare per la prima volta una padella. L’agonismo non c’entra niente, la maggior parte delle persone si iscrive alle app in cui si organizzano partite (molto più gettonate di Tinder) per socializzare e divertirsi. Alla domanda: “perché hai cominciato a giocare?”, il 73 per cento degli europei ha risposto “for fun”, solo per il 20 per cento la competizione è rilevante. E anche questo, forse, racconta lo spirito del tempo, uno spirito forse meno olimpico rispetto all’ex fratello ricco. Ex perchè padel e tennis (e tra poco anche il pickleball) hanno diritto di vivere di vita propria, di ripudiarsi a vicenda ovviamente con fair play,

Nella settimana in cui l’Allianz Cloud di Milano ospita il Premier Padel P1 con ottimi risultati forse è arrivato il momento di considerarlo senza fare troppi paragoni. Padel, Pickleball, Tennis stanno dimostrando di poter convivere benissimo insieme, una passione non esclude l’altra, la difficoltà del tennis non rende meno divertente una partita di padel. Ciò che rimarrà a Milano di queste settimane è l’euforia per gli sport con la racchetta, dopo aver ospitato l’insalatiera della Coppa Davis vinta dagli azzurri, dopo il Premier Padel, Milano sogna anche di ospitare i match di Davis e le prossime edizioni delle Nitto Atp Finals.

Di più su questi argomenti: