Foto Ap, via LaPresse

nei Paesi Bassi

Il Psv ha studiato bene ciò che era stato l'Ajax

Francesco Gottardi

La squadra di Eindhoven ha studiato anni per colmare la distanza dalla squadra di Amsterdam (ora in disgrazia) e ora è l’unica imbattuta di tutti i campionati europei. Dirigenti azzeccati, vivaio d’eccellenza, calciomercato intelligente: sono le stesse armi che avevano fatto grandi i lancieri

È la rivincita del resto d’Olanda. La scorsa stagione il Feyenoord, quest’anno – e per i prossimi a venire, numeri alla mano – il Psv. In campionato è l’unica squadra imbattuta e a punteggio pieno di tutto il panorama europeo: 11 vittorie su 11, 41 gol fatti e 5 subiti. Un rullo compressore. In Champions si è scottata al debutto – e non poco: 4-0 in casa dell’Arsenal – ma poi si è rialzata, fino a battere il Lens mercoledì e a far capolino tra le formazioni attualmente qualificate agli ottavi. A un centinaio di chilometri di distanza, tanti separano Amsterdam da Eindhoven, l’Ajax osserva il suo patrimonio dilapidato. Un lustro di egemonia assoluta, che aveva annichilito la concorrenza nei Paesi Bassi e fatto riassaporare al voetbal i fasti di un tempo – raccogliendo molto meno, ma è pur vero che la palla è rotonda. Oggi è rimasto un vuoto di potere impensabile, con i lancieri sprofondati fino all’ultimo posto in classifica. E qualcuno, giù nel Brabante, non si è voluto far trovare impreparato.

Tutto il calcio ora s’è accorto del Psv, ma è stata una lunga rincorsa. E per nulla scontata: il club non vince l’Eredivisie dal 2018 e in questi cinque anni ha cambiato altrettanti allenatori. Poi in estate è arrivato il 50enne Peter Bosz, reduce da tre esoneri – Borussia Dortmund, Bayer Leverkusen, Lione – eppure sempre apprezzato in patria. Lo aveva cercato pure l’Ajax, alla fine ha scelto i rivali “convinto dalla voglia comune di riscatto”. È l’uomo giusto al vertice di un progetto già ben avviato. E capace di imitare i migliori, cioè l’accademia di Amsterdam: vivaio di prima scelta, programmazione sostenibile, un calciomercato alimentato da plusvalenze reali di sessione in sessione. Se il cervello delle fortune dell’Ajax fu Marc Overmars, dietro il Psv si cela un altro ex veterano come Jan Vennegoor of Hesselink. Un cognome mitologico – il più lungo che mai si vide su una maglietta –, ancor meglio da talent scout che da centravanti. A gennaio vuole al suo fianco Earnie Stewart, il direttore sportivo della Nazionale degli Stati Uniti. E qui la storia cambia.

Mentre Stewart sbarca a Eindhoven, il club vende Cody Gakpo e Noni Madueke per 73 milioni e in questo modo finanzia la ricostruzione. È lui a puntare tutto su Bosz, è lui a puntellare la rosa con alcuni innesti oculati: la regia di Jerdy Schouten, da Bologna, le sgasate di Noa Lang e del figliol prodigo Hirving Lozano più il giovane americano Malik Tillmann in prestito dal Bayern. Per tenere le casse in ordine, si sacrifica a peso d’oro – 35 milioni – Ibrahim Sangaré. Il resto lo fa Bosz. Che trasforma l’esperto attaccante Luuk de Jong in una macchina da gol – sono già 16 in 20 partite – e forgia una squadra al suo servizio. Rapida, creativa, imperniata sul 4-3-3. E solida soprattutto a centrocampo: ai lati di Schouten fanno legna, gol e assist Joye Veerman e Guus Til. Due buoni interpreti della vecchia scuola olandese, che non guasta mai.

Gli ultimi jolly prodotti in casa, da un capo all’altro della fascia destra, si chiamano invece Jordan Teze e Johan Bakayoko: si candidano a diventare la prossima cessione eccellente. In particolare il secondo, appena blindato da un ritocco contrattuale che farà volare il prezzo del suo cartellino. Ad agosto – lo voleva anche il Napoli – non erano bastati i 40 milioni offerti dal Brentford. “Volevo rimanere qui”, spiega Bakayoko, “per vincere l’Eredivisie e andare lontano in Champions”. Per il Psv è finalmente arrivato il momento di divertirsi. L’Ajax dovrà studiare a lungo, prima di spodestarlo di nuovo.

Di più su questi argomenti: