Lucas Beltran contrastato da Bremer - Foto LaPresse

Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza

Discorsi da vecchio sul calcio moderno (e non solo)

Alessandro Bonan

Juventus-Fiorentina è stata una partita manifesto. I viola giocano 90 minuti dalla parte dei bianconeri, in teoria si dovrebbe dire che giocano all’attacco, in pratica non tirano quasi mai in porta. La squadra di Allegri segna al primo contrattacco, e questo regola in via definitiva il piano strategico della serata

Comincio con il denunciare la mia età. Ho 59 anni, più vicino ai 60, visto che li compirò ad aprile. Poi, credo in Dio, ma in una maniera troppo blanda per considerarmi un fedele. Comunque ci sono tutti gli estremi per definirmi un vecchio, o se preferite, uno all’antica. Quindi posso procedere all’esposizione di alcuni ragionamenti considerati fortemente inattuali e superati. Parlando di calcio (vorrei parlare di tutto ma io non so quasi nulla), non mi schiero dalla parte di quelli che pensano che il calcio moderno imponga il dominio della partita. Anzi, a volte il dominio mi annoia, soprattutto se si tratta di uno sterile palleggio dove anche il pallone alla fine si stanca, rifiutandosi di andare in porta. 

Partita manifesto (scusate se insisto), Fiorentina-Juventus (nella foto LaPresse Lucas Beltran contrastato da Bremer). I viola giocano 90 minuti dalla parte dei bianconeri, in teoria si dovrebbe dire che giocano all’attacco, in pratica non tirano quasi mai in porta. La Juventus sta lì, sembra quasi in surplace, in sospensione. Bremer, Gatti e Rugani, i difensori, respingono tutto, paiono i Tre dell’Ave Maria, legati da un qualcosa di mistico (chissà se credono in Dio). La squadra di Allegri segna al primo contrattacco, e questo regola in via definitiva il piano strategico della serata. Prendete il pallone o voi avversari, detta l’allenatore, che a noi viene quasi da ridere. E così avanti, per tutta la partita. La Fiorentina avanza, gira la palla (Caccamo canta) come un tergicristallo, destra/sinistra, sinistra/destra, nessun dribbling (solo quelli dell’anarchico Gonzalez). Un copione talmente prevedibile che alla fine stucca, privandoci di un finale aperto. Tutto è già scritto, vincerà la Juventus a cui il risultato andrà persino stretto, dal momento che nel finale sbagliano almeno tre volte davanti alla porta di Terracciano. 

Questa è una partita dove la mia vecchiaia ha visto cose ritenute dai più giovani sbagliate (risultato scandaloso, hanno detto). Poi, generalizzando, finisco con una sequela di ragionamenti da vecchio. Uno, amo il contropiede; due, odio il possesso palla; tre, vorrei vedere più strategia e meno tattica (sono due cose diverse); quattro, viva il dribbling; cinque, abbasso il cross dalla trequarti; sei, il piede invertito è buono soltanto al forno e con le patate (su questa non prendetemi alla lettera); sette, esistono anche gli avversari (vero Luis Enrique?); otto, il falso nove è morto finalmente; nove, gli allenatori bravi sono quelli che sfruttano le caratteristiche dei propri giocatori (sono di un banale); dieci, si gioca male quando si perde (questa poi!).

Scusate se ho parlato come un vecchio, ma in un mondo di giovani, mi sembra essere l’unica cosa originale che io possa fare. 

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