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Le due fotografie configgenti di Matteo Politano

Andrea Romano

Il buon momento a Napoli, dopo una carriera ondivaga, fatta di grandi giocate e qualche pausa (e incomprensione) di troppo

A volte anche i comprimari possono trasformarsi in supereroi. Un tema caro alle serie tv e ai fumetti che ora sta trovando applicazione pratica a Napoli. Sì perché Matteo Politano da Monte Mario ha chiuso nell’armadio il costume da Robin per indossare quello da Batman. Almeno per il momento. Quello che doveva essere l’inizio di campionato di Victor Osimhen e di Khvicha Kvaratskhelia, è stato invece l’inizio di campionato del ragazzo partito da Roma. Cinque gol messi a referto e tre assist serviti ai compagni. Significa che il piede di Politano è entrato in più di un terzo delle reti realizzate dalla squadra di Rudi Garcia. Un ruolo inedito che ha avuto il suo picco drammatico al minuto numero quarantanove della sfida di domenica scorsa contro il Milan. Succede tutto in sei secondi. Politano riceve da Di Lorenzo tutto defilato sulla sinistra. Poi inizia il suo numero: sombrero su Pellegrino, tocco di esterno a evitare Hernandez, controllo e tiro a giro sotto la traversa. Tutto con il mancino. È una gemma che arriva poco dopo un capolavoro al contrario, quando l’ala aveva sparato fuori da due passi un assist di Kvara dalla sinistra.

Sono due fotografie configgenti che raccontano alla perfezione lo stesso giocatore, uno capace di passare dal buio tetro alla luce accecante in una frazione di secondo. La contraddittorietà è stata il minimo comun denominatore della carriera di Politano. Fino a trasformare il suo percorso in un viaggio sulle montagne russe.

L’incipit della sua storia viene scritto al Selva Candida. Il fisico di Matteo è ancora acerbo, la tecnica no. Chi lo vede giocare sgrana gli occhi. "Sembra Maradona", mormorano in tribuna. È un paragone ingombrante. Troppo. Ma Politano non ha nessuna intenzione di lasciarsi schiacciare da quello che dicono gli altri. A undici anni passa alla Roma. "Un giorno giocherò all’Olimpico e segnerò un gol", promette ai dirigenti del Selva Candida. È una profezia che riesce solo a metà.

Dopo due stagioni nella Primavera la Roma lo gira in prestito. Prima al Perugia. Poi al Pescara. Nel 2015 lo acquista il Sassuolo. Il 20 settembre Politano gioca davvero all’Olimpico. Ma da avversario. Segna un gol, fornisce un assist a Defrel. Finisce 2-2. Ma è in quel giorno che la sua stella si è accesa davvero. Matteo resta a Sassuolo tre anni. Gioca l’Europa League. Poi arriva la chiamata dell’Inter. Il suo arrivo passa sotto silenzio. Niente caroselli dei tifosi. Niente dichiarazioni roboanti. L’inserimento in prima squadra è una strada con molti tornanti. Con Spalletti gioca bene. Poi però con Conte non trova molto spazio. Il club intavola una trattativa con la Roma. Spinazzola in nerazzurro, Politano in giallorosso. Sembra tutto fatto. Matteo posa durante le visite mediche. Indossa la maglia d’allenamento della Roma, ha il suo stemma all’altezza del cuore. È tutto fatto, poi qualcosa si blocca. All’Inter non sono sicuri delle condizioni fisiche di Spinazzola. Meglio non chiudere la trattativa. Politano si sfila la maglia e torna da dove era venuto. Chi gli sta intorno dice che è provato, che trova assurdo quell’epilogo.

Poi qualche giorno più tardi si fa vivo il Napoli. Matteo ormai è un esubero, così i partenopei lo portano via a prezzo di saldo. Prestito oneroso con diritto di riscatto. In tutto non fanno neanche 25 milioni. In azzurro Politano va avanti fra alti e bassi. È un giocatore di talento, ma non è mai un titolare inamovibile. Nell’anno dello scudetto parte appena 13 volte titolare. Il dualismo con Lozano e la mancanza di continuità avevano rosicchiato la sua sicurezza, gli avevano tolto la possibilità di sbagliare senza venire scavalcato nelle gerarchie. Ora con Lindstrom che è ancora un punto interrogativo, Politano si è scoperto leader. E neanche tanto silenzioso. La polemica scattata con Garcia al momento della sua sostituzione contro la Fiorentina ha chiarito che il ragazzo è consapevole della sua centralità in questo progetto. D’altra parte i tuoi tagli da destra verso il centro  e la sua capacità di dialogare direttamente con Kvara sulla fascia opposta hanno tenuto a galla il Napoli in questo avvio di stagione. E ora l’esterno di Monte Mario non vuole più sfilarsi il costume da supereroe. 

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