Lo scatto di Tadej Pogacar verso il santuario di Oropa (foto Getty Images)

Giro d'Italia 2024 #2

Brutti pensieri e pensieri stupendi di Tadej Pogacar

Giovanni Battistuzzi

Il corridore sloveno vince la seconda tappa del Giro d'Italia 2024 nonostante una foratura. Al santuario di Oropa arriva quasi trenta secondi prima di Daniel Martinez,Geraint Thomas e altri pochi corridori, tra i quali l'italiano Lorenzo Fortunato

I brutti pensieri scuriscono il volto, fanno stringere gli incisivi sul labbro inferiore, e poi sbuffare, montano agitazione, insofferenza, a volte rabbia. 

Il momento dei brutti pensieri arriva per tutti anche per chi vive di sorrisi e di allegria. Arriva, è arrivato, anche per Tadej Pogacar. E il suo volto si è scurito, nuvole nere che offuscano il sole, il suo sorriso si è fatto tirato, per nulla convinto, tipo quando un pellegrino sale fino a Oropa e trova il santuario chiuso

Il momento dei brutti pensieri si è materializzato in uno pneumatico afflosciato, una curva di troppo e l’asfalto che si avvicina, diventa prossimo. Tadej Pogacar ha mandato a quel paese qualcuno, forse se stesso, forse la sorte. C’è chi crede alla sorte, c’è chi crede che esista un piano per tutto, o forse per tanto. E c’è chi ha visto nella disavventura di Tadej Pogacar quella di Marco Pantani venticinque anni fa. Si possono vedere tante cose, si può credere a quello che si vuole. Ma nel 1999 i primi della classifica iniziarono a menarsi subito, oggi Filippo Ganna si è limitato a mantenere l’andatura, certo alta, che aveva tenuto sino a quel momento. Dettagli di nessuna importanza.

Poi ha cambiato la bicicletta, è risalito in sella, ha ripreso il controllo di sé e della sua esistenza a pedali. 

In quel momento gli è riapparso in mente il pensiero stupendo che aveva deciso di seguire in una giornata autunnale, quello che l’avrebbe condotto in Francia passando per l’Italia, quello che gli aveva sussurrato di unire Giro d’Italia e Tour de France

Ha deciso di inseguirlo davvero, con un piccolo aiuto dei suoi compagni, quelli che ha attorno, quelli che tutti descrivono come scarsi, ma che poi, tanto scarsi non devono essere. 

Il loro lo hanno fatto, poi Tadej Pogacar si è alzato sui pedali, è scattato quando il contachilometri segnava centocinquantasette chilometri e spicci, ossia quattro e mezzo all'arrivo, e si è trasformato prima in un punto di colore lontano, poi in un’assenza oculare. 

Gli scatti di Tadej Pogacar sono un’esaltazione dell’asocialità, allontanano gli altri, sono respingenti tipo certe risposte date a chi non si vuole attorno. E serve capirlo subito che non si è ben accetti, o quantomeno presto, per non finire esclusi del tutto anche dalla compagnia degli altri, quelli che sanno capire subito di non essere graditi. 

Geraint Thomas ha intelligenza, intuito ed esperienza per capire subito che con certa gente è meglio avere poco o nulla a che fare. Ben O’Connor no, lui è un’ottimista, uno convinto che Duke avesse ragione a dire a Rocky “non fa male, non fa male”. Duke non aveva ragione. E nemmeno Ben O’Connor. Gli scatti di Tadej Pogacar fanno male, un male cane. E prima o poi ci si deve fare i conti. Quelli di Ben O’Connor danno come risultato un minuto, trentatré secondi in più di quelli lasciati per strada da Geraint Thomas, Daniel Felipe Martinez, Lorenzo Fortunato e Florian Lipowitz. 

Ha vinto la tappa, ha vestito la maglia rosa. Tutto sommato il pensiero stupendo di Tadej Pogacar può dirsi già iniziato abbastanza bene. 

Tadej Pogacar con addosso la maglia rosa del Giro d'Italia 2024 (foto LaPresse)

  

Pure ad Andrea Piccolo era venuto un pensiero stupendo. Mancavano poco più di cinquanta chilometri dall’arrivo, dopo un centinaio di chilometri d’avanguardia in compagnia di Davide Bais, Filippo Fiorelli (in fuga anche ieri e già 215 chilometri su 301 corsi a farsi inseguire dal gruppo), Martin Marcellusi e Christian Scaroni.

Mi sono rotto le scatole, attacco, resto solo e si sa mai, magari dietro non fanno i violenti. Possibile che abbia pensato qualcosa del genere.

In quel momento qualcuno tra gli avanguardisti faceva il furbo e tirava meno di quello che avrebbe potuto fare e dietro il gruppo inseguiva sornione a circa due minuti e la UAE Team Emirates, la squadra di Tadej Pogacar non sembrava aver la minima voglia di alzare il ritmo. Davanti poi c’erano strade che andavano su e giù, strette e tortuose, di quelle che non facilitano di certo l’inseguimento. E brevi discese nelle quali poter mettere in saccoccia secondi buoni per la resistenza in salita. 

Quello di Andrea Piccolo era un interessante pensiero stupendo, di quelli che vengono ultimamente spesso in mente a quelli forti forti in questi anni. Anche perché, si diceva anni fa, che Andrea Piccolo ai corridori forti forti poteva starci in scia, o quantomeno vederli da non troppa distanza. 

Il pensiero stupendo di Andrea Piccolo si è interrotto ben prima di quello che avrebbe voluto, quando mancavano sei chilometri e mezzo all’arrivo. 

 

L'ordine d'arrivo e la classifica generale della seconda tappa del Giro d'Italia 2024

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