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Ecco In-Season Tournament per vincere la noia della regular season dell'Nba

Francesco Gottardi

La "coppa dell'Nba", un torneo nel torneo, piace già perché cambia tutto senza cambiare nulla. I risultati delle partite, escluso quello della finale, varranno per la classifica delle conference. Ci si aspetta un po' di spettacolo

La battuta più in voga è che l’Nba ha deciso di copiare la nostra Coppa Italia. E del tutto impropria non è, visto che per la prima volta nella storia del grande basket americano, oltre all’anello, verrà assegnato un secondo trofeo stagionale: il In-Season Tournament. La competizione inizia stasera, con Milwaukee-New York, fino alle final four che si giocheranno nel campo neutro di Las Vegas tra il 7 e il 9 dicembre. E ha già ottenuto il plauso degli osservatori, perché sarà in grado di dare un po’ di pepe alla monotonia del campionato ante-playoff senza appesantire in alcun modo un calendario strizzato da 82 partite. Tutte le gare dell’In-Season Tournament – tranne la finalissima – infatti sono valide anche per la stagione regolare. Che si riscopre così imbellettata, con nuovi obiettivi e look sperimentali.

La formula: tre gironi per ogni Conference, da cinque squadre ciascuno. Passano ai quarti di finale le sei vincitrici più le due migliori seconde. Il sorteggio dei gruppi segue il criterio del piazzamento ottenuto nella regular season 2022/23. Il che comporta più di qualche squilibrio: a Est, per esempio, i Bucks se la vedranno subito con Miami – finalista a sorpresa della scorsa Nba – mentre Boston ha la strada spianata. Suggestivo anche il triello Memphis-Phoenix-Lakers a ovest, con Golden State e Denver favorite negli altri due lotti. Ma i valori sulla carta valgono fino a un certo punto, perché tutto il torneo si svolge in partita secca – nella prima fase, ciascuna franchigia disputa due partite in casa e due in trasferta. E l’Nba, in partita secca, può offrire qualsiasi esito. Ecco perché c’è particolare curiosità: conteranno la forma fisica e la fame di arrivare in fondo, visto che l’anello per molti dei 30 è un miraggio.

E alzare l’Nba Cup – questo il nome decretato dagli addetti ai lavori – non deve passare in alcun modo come traguardo di serie b. Tant’è vero che la lega ha deciso di fare le cose in grande, investendo in merchandising, broadcasting e premi in denaro – 500mila dollari a giocatore, per la squadra vincitrice. Saranno trasmesse in diretta televisiva nazionale 14 partite della fase a gironi e tutte quelle dai quarti in poi. Ma probabilmente il fiore all’occhiello dell’iniziativa sono le 30 alternate courts. Tutte le arene avranno infatti un parquet personalizzato ad hoc, secondo uno schema fisso: un colore principale e uno secondario sulla fascia centrale del campo, dove al centro spiccano il logo stilizzato della formazione di casa e la sagoma gigante della coppa. Acrilico su legno, la lega espone i progetti come se il web fosse un museo. Speciali anche le divise delle squadre, studiate per fare pendant con l’ambiente circostante.

Non è una novità assoluta per l’Nba – anzi: canotte e palazzetti d’occasione offrono ghiotti cimeli ai collezionisti. Ma per qualche purista è la prima volta: Boston, Chicago, Lakers, New Orleans e Portland non avevano mai scherzato con la tradizione. Ed è anche la prima in cui il restyling avviene su scala collettiva, anziché per sfizio della singola franchigia. L’euforia è tutta nel video promozionale dell’evento: voce narrante dal casinò, superstar ai tavoli da poker, inquadratura da spy movie. Titolo, “Il colpo”. Che potrebbero fare tutti.

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