Inizia la stagione 2024 dell'Nba (foto Ap, via LaPresse)

tempo di palla a due

Guida alla Nba 2024

Francesco Gottardi

I Denver Nuggets di Nikola Jokic possono ripertersi? I Miami Heat valgono ancora la finale per l'Anello? Golden State e Phoenix a Ovest e Milwaukee e Boston a Est proveranno a ribaltare quanto accaduto nella scorsa stagione. E a San Antonio c'è un Victor Wembanyama in più

Tutti a caccia di Denver. Mercoledì notte scatta l’ora dell’Nba, al via per la stagione 2023/24. L’ultima immagine di campo è il faccione di Nikola Jokic con tanto di anello: è seguita la consueta estate di porte girevoli, trade da capogiro e faraonici rinnovi. Chi si è rinforzato e chi no. Chi ha fatto del mercato un’accorta partita a scacchi e chi l’ha prosciugato come un centro commerciale nel Black Friday. Favoriti, outsider, fuori dai giochi: da est a ovest, la panoramica sul basket americano ai nastri di partenza.

 

L'EASTERN CONFERENCE DELL'NBA

Quella della redenzione. Ovvero Milwaukee Bucks: Antetokounmpo e compagni sanno già di squadra in missione. Mica solo per l’onta da cancellare, l’eliminazione playoff al primo turno che Giannis liquidò in una conferenza passata alla storia – “non è stato un fallimento”, ma neppure un giro in giostra. Oggi la squadra ha un nuovo allenatore – Adrian Griffin, storico vice dei Toronto Raptors – ma soprattutto una nuova stella: niente meno che Damien Lillard, finalmente libero di vincere dopo una carriera di vacche magre a Portland. Con Antetokounmpo formerà un asse cervello-muscoli di inarrivabile qualità. Se anche i comprimari dovessero girare, i Bucks saranno la franchigia da battere.

Appena sotto troviamo i Boston Celtics, confermatissimi attorno al duo Brown-Tatum e diretti ancora da coach Mazzulla. Il colpo dell’estate è Jrue Holiday, in arrivo proprio da Milwaukee: per caratteristiche difensive e di playmaking sostituirà l’inossidabile Marcus Smart, che ha salutato il TD Garden dopo nove stagioni.

Nelle vesti di underdog, menzioni d’onore per Miami e New York. Gli Heat sono reduci da una finale playoff conquistata contro ogni pronostico: ripartono dalla solita regia di Spoelstra e dalla fame di Jimmy Butler, ma hanno perso gregari eccellenti come Strus e Vincent. Pochi ribaltoni anche in casa Knicks, dove si attende la consacrazione definitiva di Jalen Brunson: fuori l’atletismo di Obi Toppin – direzione Indianapolis –, dentro la tignosa esperienza di Donte DiVincenzo, in pieno stile coach Thibodeau. In discesa le quotazioni di Philadelphia, dove l’innesto del play Patrick Beverley non può bastare per capitalizzare il solitario talento di Joel Embiid. In rialzo quelle di Cleveland: squadra giovane, dinamica, con un trascinatore designato – Donovan Mitchell – e Strus da Miami in veste di jolly.

Le altre. Molto attiva sul mercato Washington, che riceve Jordan Poole da Golden State oltre al nostro Danilo Gallinari da Boston. Il campione del mondo Dennis Schroder riparte da Toronto, orfana di VanVleet. Patty Mills sarà il nuovo veterano di Atlanta. Indiana e Charlotte si aggiudicano il rinnovo più esoso della lega: 207 milioni di dollari in 5 anni – massimo salariale – per Tyrese Haliburton e Lamelo Ball. Attenzione a Orlando, che con la crescita di Banchero e dei fratelli Wagner – è sbarcato in Florida anche l’esperto Joe Ingles – può puntare ai playoff. Che sono un obiettivo in salita per tutte le restanti: tra queste si annoverano anche i Brooklyn Nets, in piena crisi d’identità dopo gli addii di Irving e Durant.

 

LA WESTERN CONFERENCE DELL'NBA

Squadra che vince non si cambia. E infatti i Denver Nuggets blindano gran parte del roster, puntellando qua e là – occhio al rookie Julian Strawther – per sopperire alle partenze di Brown e Green. Ripetersi in Nba è difficile, ma Jokic non è tipo da farsi spaventare dagli almanacchi. Il ruolo di sfidante numero uno se lo contendono Golden State e Phoenix. I Warriors di Steve Kerr si concedono un lusso di nome Chris Paul, pronto ad esaltare le mani mortifere di Curry e Thompson. I Suns del super duo Booker-Durant invece hanno cambiato tanto, ma potrebbero aver cambiato bene: oltre al fattore coach Vogel, nel parco lunghi esce Ayton e arriva Nurkic, mentre Beal e Gordon rintoppano il problema guardie. Hanno velleità da titolo anche i Lakers e Memphis: nell’anno dell’operazione Olimpiadi, LeBron chiama a sé tre elementi fidati come Prince, Vincent e Wood; i Grizzlies perdono Brooks, ma puntano su Rose e Smart per gestire quella gran testa calda di Ja Morant – oltre al blindatissimo Desmond Bane: quinquennale da 207 milioni pure per lui.

Sotto la guida di Mike Brown, i Sacramento Kings hanno tutte le carte in regola riconfermarsi terzi incomodo: Vezenkov (Olympiakos) e McGee (Mavericks) sono acquisti intelligenti. E a proposito di Dallas: tante incognite attorno al talento di Doncic e Irving, che in primavera hanno deluso e ora cercano aiuto da Exum (Partizan) e Williams (Celtics). I Clippers, eterni incompiuti, puntano di nuovo sul blocco Leonard-George-Westbrook.

San Antonio non sogna più l’anello da un pezzo. Ma il ritorno ai playoff diventa un obiettivo alla portata, con un Victor Wembanyama in più: leve fuori dal comune – 2 metri e 24 – numeri già caldi in preseason. Più distaccate tutte le altre. Sussulti sparsi: Portland nell’anno zero si aggrappa ad Ayton, Brooks e VanVleet hanno il compito di riportare Houston fuori dall’anonimato, Oklahoma confida nell’estro di Shai e di sua maestà Eurolega Vasilije Micic.

And now clap your hands, che è tempo di palla a due.

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