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Nba

Joel Embiid, un Mvp non convenzionale

Andrea Lamperti

Il centro camerunese dei Philadelphia 76ers è stato eletto Most valuable player della regoular season dell'Nba.  secondo giocatore africano dopo il premio a Hakeem Olajuwon nel 1994

Dopo due anni al secondo posto, Joel Embiid è finalmente riuscito a scrivere il suo nome sul premio di Mvp. Il centro di Philadelphia ha ricevuto 73 voti su 100 per la prima posizione e staccato i vincitori delle ultime quattro edizioni (due ciascuno), Nikola Jokic e Giannis Antetokounmpo. E così, la lega ha il suo secondo giocatore di origine africana incoronato Most valuable player, dopo Hakeem Olajuwon quasi trent’anni fa, e il quinto consecutivo non americano, a fronte dei soli tre “stranieri” che ci erano riusciti nelle precedenti 63 assegnazioni. Numeri, curiosità, ma non solo: anche istantanee di questo momento storico dell’Nba.

Il camerunense, infatti, è il primo grande prodotto dei tanti progetti avviati dalla lega - e rappresentati in primis da Olajuwon - nel continente africano, e in generale è un’ulteriore conferma della gittata sempre più globale del campionato. La terza nomina consecutiva di un centro, al contrario, è un ritorno alle origini, come per certi versi anche il secondo posto di Jokic è un grande classico. Non è una novità, anzi, che i giocatori reduci da più di un Mvp, nonostante più che valide argomentazioni in favore del possibile threepeat, siano penalizzati nelle votazioni.

Al di là di tutto questo, comunque, la straordinarietà dell’assegnazione del premio a Embiid risiede nel percorso che lo ha portato fin qui. Un percorso strano e non convenzionale per un Mvp, parte di quella che lui stesso ha definito una vita da film. Il basket ci è entrato relativamente molto tardi: Joel aveva 15 anni quando un allenatore di Yaoundè, Camerun, gli mise tra le mani un dvd con highlights di Olajuwon. Nel tentativo di avvicinare quel ragazzo, così alto (ai tempi già 2.05 metri) e coordinato, alla pallacanestro. E così fu, amore a prima vista, almeno secondo la leggenda. Nel giro di qualche mese abbandonò gli altri due sport in cui mostrava discrete possibilità, calcio e soprattutto pallavolo, e in breve tempo diventò il giocatore locale più promettente. Mettendosi definitivamente in mostra in un camp organizzato dall’ex giocatore Nba e suo connazionale Luc Mbah a Moute. Il resto, venne quasi da sé: liceo in Florida, college in Kansas e poi la scelta dei 76ers nel Draft 2014.

Nove anni e sette stagioni dopo, al netto delle prime due saltate per problemi fisici, Embiid è il miglior giocatore del 2022/23. A seguito di un’annata dominante: oltre 33 punti di media, il dato più alto in Nba, a cui si aggiungono 10.2 rimbalzi, 4.2 assist e 1.7 stoppate a partita, tirando con più del 65 per cento di true shooting; e, non ultimo, trascinando Phila a 54 vittorie stagionali.

La prossima tappa del “processo” - trust the process, ricordate? - è quella più impegnativa, e finora mai avvicinata: il successo nei playoff. I 76ers non raggiungono le finali di Conference da più di vent’anni, e quest’anno l’ostacolo si chiama, ancora una volta, Boston Celtics. Una serie difficile ma non proibitiva per la squadra di Doc Rivers, soprattutto dopo aver strappato il fattore-campo in gara 1 nonostante l’assenza di Embiid (distorsione al ginocchio). Negli ultimi vent’anni solo LeBron e Curry sono riusciti a vincere titolo Nba e Mvp nella stessa stagione, e ora Joel sogna di raccogliere il loro testimone. Per la sua vita da film, sarebbe davvero la sceneggiatura ideale.

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