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Il Foglio sportivo - CALCIO e FINANZA

Il Mondiale 2030 sarà un Mondiale folle

Matteo Spaziante

La Coppa del Mondo 2030 verrà disputata in giro per il globo, iniziando però tra Argentina, Paraguay e Uruguay per omaggiare i cento anni dal primo torneo del 1930

La Fifa ha annunciato ufficialmente nei giorni scorsi che la Coppa del Mondo 2030 verrà disputata principalmente in Spagna, Portogallo e Marocco, iniziando però tra Argentina, Paraguay e Uruguay per omaggiare i cento anni dal primo torneo del 1930. Dopo l’Europeo itinerante del 2020 (poi giocato nel 2021 per la pandemia Covid), arriva così il Mondiale in giro per il mondo, che però porta con se anche alcune assurdità. A partire dalle questioni logistiche e ambientali (considerando quanto ci si riempia la bocca sul tema della sostenibilità) fino a quelle di fuso orario e climatiche, considerando che alcune squadre giocheranno le prime partite in inverno in Sudamerica per poi spostarsi nell’estate europea/africana.

Un contentino per tutti, considerando che la candidatura sudamericana in realtà era la rivale di quella portata avanti da Spagna, Portogallo e Marocco. La scelta però di creare un torneo spalmato su sei paesi porta anche alla conseguenza per cui la strada per il 2034 è spianata verso l’Arabia Saduta: considerando infatti l’alternanza dei continenti nell’ospitare i Mondiali e visto che nel 2026 si giocherà in nord-centro America tra Usa, Canada e Messico, l’organizzazione tra Europa e Sudamerica nel 2030 porta alla conseguenza che nel 2034 rimangono solo Asia e Oceania, dove la confederazione calcistica ha già espresso il suo parere positivo per la candidatura saudita.

Scelte che si incastrano, quindi, ma che si portano dietro non poche polemiche. Anche dal punto di vista di chi poi è il protagonista in campo, tra allenatori e giocatori.

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