(foto EPA)

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Marquez dice addio alla Honda. Cioè a una parte di sé

Umberto Zapelloni

L'uomo legato da sempre alla casa giapponese prova a rilanciarsi nel Team Gresini, satellite della Ducati. Ma non sarà facile contro piloti sempre più giovani di lui

Marc Marquez e la Honda sono stati per dieci anni una cosa sola. Pensavi a Marc e lo vedevi in sella solo e soltanto a quella moto. Un po’ come era stato per Giacomo Agostini e la Mv Agusta in un’altra epoca. Valentino no. Lui vinceva con tutti, tranne che con la Ducati che ai suoi tempi era una bestia più che una moto. Ma Marquez, l’uomo che ha negato a Vale il decimo titolo, è sempre stato un uomo Honda. Dopo il Mondiale in 125 e quello in Moto2 era arrivato alla Honda nel 2013 conquistando sei titoli mondiali, 59 vittorie e 101 podi in 11 stagioni. Separarsi dopo una vita insieme non è stato facile, anche perché c’era ancora un anno di contratto in ballo. Ma Marc, che alla Honda deve tutto e alla Honda ha dato tutto, ha deciso di scendere e provare a rilanciarsi con l’imbattibile Ducati di questi anni, anche se a lui non spetterà una delle Desmosedici ufficiale, ma una di quelle del Team Gresini.

 

“Honda Racing Corporation e Marc Marquez hanno deciso di comune accordo di rescindere anticipatamente il loro contratto quadriennale alla fine della stagione 2023 del campionato MotoGP - si legge nel comunicato ufficiale -  Entrambe le parti hanno convenuto che fosse nel loro migliore interesse perseguire altre strade in futuro per raggiungere al meglio i rispettivi obiettivi e traguardi e continueranno a dare il loro pieno sostegno per i restanti appuntamenti della stagione”. Quanto sia stato comune l’accordo lo sanno solo i giapponesi, ma la realtà è che a volersene andare è stato Marc, stufo di aspettare una moto che gli permettesse di tornare a vincere. "Risate, lacrime, gioie, momenti duri, ma soprattutto un rapporto unico e irripetibile", ha sintetizzato lui sui social. Un rapporto unico e irripetibile, questo è certo. Ma Marc ha compiuto 30 anni a febbraio e vedeva stringersi l’orizzonte e allontanarsi il sogno di raggiungere Valentino a quota 9 mondiali e poi magari superarlo.

 

Negli ultimi anni aveva giocato troppo con il destino, accelerando il rientro fino a pagarla a carissimo prezzo. Prima che la Honda diventasse una moto come le altre, anzi peggio delle altre, Marc si era fregato da solo. Cadeva spesso, è vero, ma si credeva un gatto dalle sette vite. Si rialzava e ripartiva. Ma quella frattura all’omero del braccio destro rimediata al Gran premio di Spagna del 2020 gli è stata fatale. Dopo cinque giorni era già in pista a fare superman. Ma a quel punto gli è caduto il mantello ed è cominciato un calvario che non gli avrebbe augurato neppure il suo peggior nemico (Valentino).

Ha vinto 85 gare, l’ultima nel 2021 a Misano, prima di fermarsi ancora per sottoporsi ad un’altra operazione a quel braccio mai andato davvero a posto. Ha voglia di ricominciare e per farlo non ha guardato in faccia alla Honda che su di lui aveva costruito tutto. È fatto così Marc. È uno che pensa al suo obiettivo e degli altri se ne frega. Ricordate che cosa combinò con Valentino pur di non fargli vincere il decimo Mondiale. Ha mollato la Honda a fine stagione obbligandola a cercarsi in fretta un altro pilota su cui puntare. Una scelta alla Marquez: io sono io e di voi non me ne frega un…  Lui ha pensato alla nuova sfida, difficile perché ripartirà da un team satellite contro piloti più giovani nati e cresciuti mangiando pane e Ducati. Vuole tornare a divertirsi e dei giapponesi che lo hanno fatto diventare un dio non gliene importa proprio nulla.

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