Motogp

Il miracolo di Bagnaia, terzo a Misano dopo l'incidente di Barcellona

Umberto Zapelloni

Martin vince il gp di San Marino, davanti a Bezzecchi e a Pecco Bagnaia, passato in una settimana dall'ospedale al podio. Il campione del mondo della Ducati è entrato in una nuova dimensione, quella dei supereroi

In una settimana è passato dall’ospedale al podio, dai raggi X alle bollicine. Pecco Bagnaia ha ragione quando con il suo sorriso sornione dice “Siamo degli eroi, anzi siamo dei supereroi, questa è la verità. Bisognerebbe ricordarselo qualche volta”. Lo aveva detto dopo esser salito sul podio della gara sprint, ma il discorso vale ancora di più dopo la gara lunga, chiusa sempre nella stessa posizione, terzo dietro a Martin e BezzecchiUn piccolo miracolo, seguito da un grande miracolo. Non ci sono altre parole per descrivere il weekend di Pecco Bagnaia che, imbottito di antidolorifici, ha portato la sua Ducati vestita di giallo per l’occasione, sul podio.

 

Quanto gli sia costato glielo leggi in faccia quando si toglie il casco. Vedi il dolore, la sofferenza, ma anche l’orgoglio di avercela fatta, di poter dire ancora una volta “Mollare mai”, una frase che è il suo slogan di vita. Perché quando era in pista, ingarellato prima con Martin e poi con Bezzecchi, pensava solo a stare là davanti a domare i 300 cavalli della sua Ducati.

 

Non era qui solo per partecipare. Voleva provare a vincere, lasciare un segno, perdere meno punti possibili fa Jorge Martin che è l’avversario più vicino nel Mondiale (è passato da 50 a 36 punti di svantaggio). Quando indossi la tuta che una settimana prima ti ha dato una bella mano a salvarti, ti senti davvero un super eroe. È un po’ come il mantello di superman. Con l’aiuto della chimica ti permette di scordarti di avere una gamba nera, di zoppicare ancora, di avere un gran male anche al coccige. Pensi solo a spremerti come mille altre volte.  “Ho fatto molto fatica – ammette – è stato un weekend molto complicato e alla fine ero davvero stanco perché non potevo usare le gambe e dovevo guidare solo di braccia”.  Nel retropalco si è punzecchiato con il suo amico Bezzecchi, ma poi quando il Bez lo ha invitato al chiringuito, ha dovuto ammettere: “io è meglio che mi vada a riposare… Stasera sarò piegato in due”.

 

Finito l’effetto degli antidolorifici e quello dell’adrenalina, scomparsa la carica che gli ha dato il pubblico di Misano, Pecco sarà da solo con il suo dolore. Si guarderà quella gamba nera, lo specchio gli rimanderà l’immagine di una faccia stanca, stravolta. Ma dentro continuerà a provare un orgoglio, ancora più grande di quello che gli hanno procurato tante vittorie. In una settimana è riuscito ad andare oltre il campione del mondo che è.

 

L’incidente di Barcellona e il miracolo di Misano, lo hanno fatto entrare in una nuova dimensione, quella dei supereroi. Anche Bezzecchi era ammaccato, aveva una mano su cui non poteva contare al 100%, anche lui è dovuto andare oltre. Ma una cosa è cadere, rompersi e rimettersi subito in moto. Lo abbiamo visto mille volte nel motomondiale. I piloti sono come i gatti. Hanno un sacco di vite protette dalle loro tute da marziani. Il viaggio di Pecco dopo il carpiato sull’asfalto di Barcellona, lo aveva portato molto più vicino alla fine, alla paura di lasciarci davvero la vita. Non ci ha pensato. Ha controllato il dolore e si è regalato una doccia di bollicine mai così dolce sulla pista di Misano dedicata a Marco Simoncelli, un ragazzo come lui che però non aveva avuto la sua fortuna prendendo la moto di due avversari là dove nulla ha potuto proteggerlo. Questione di centimetri che possono cambiare la vita.

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