(foto Ansa)

nelle filippine

Al mondiale di Basket l'Italia ha fatto un altro miracolo

Umberto Zapelloni

Dopo la Serbia, gli uomini di Pozzecco battono anche Portorico. Il ct: "Siamo gli imbucati alla festa". Ora la sfida agli Stati Uniti nei quarti di finale

L’Italia del basket è tra le prime otto del mondo. Non basta ancora a portarci ai Giochi di Parigi, ma dopo 25 anni significa qualcosa tornare lassù. Dopo aver battuto la Serbia si è ripetuta, quasi in scioltezza, contro Portorico (73-57) con un’altra vittoria che non ha una faccia sola, ma quella del gruppo costruito dal più pirotecnico dei commissari tecnici. Gianmarco Pozzecco è il coach che fa i cuoricini ai suoi giocatori, corre ad abbracciarli, chiama “amore mio” il presidente federale Petrucci e dedica la vittoria al nonno di Matteo Spagnolo che se n’era andato prima della partita. “Non ci credeva nessuno, giustifico tutti quelli che non ci hanno creduto solo perché non conoscono bene questi ragazzi. Ho 12 ragazzi meravigliosi. L’unico a crederci in tutta Italia era il papà di Gigi Datome, ma perché conosce suo figlio – dice il Poz  - ai Mondiali noi, a parte quando c’erano ancora le guerre puniche, non abbiamo mai avuto la minima chance di poter sperare. Per ottenere una cosa del genere devi rischiare, noi abbiamo rischiato parlando di noi stessi come se fossimo quelli che potevano arrivare in fondo. Penso sia una delle pagine più belle della nostra pallacanestro”. E il presidente Pertrucci aggiunge: ““Troppi anni che non arrivavamo tra i primi 8 al mondo. Sono state fatte scelte intelligenti e la squadra è stata perfetta. Ora dobbiamo sognare. Abbiamo uno staff tecnico di primo ordine”.

Ci aspettano gli Stati Uniti che hanno perso l’ultima con la Lituania. Ma tanto questa è una squadra che contro i più forti si esalta. La squadra non è perfetta, non illudiamoci. Ma il bello di questa Nazionale che sa farsi amare è che gioca sempre da squadra. Sono ragazzi che sanno soffrire tutti insieme e sanno esaltarsi tutti assieme quando arriva il momento. Sono davvero figli del Poz, mettono il loro talento al servizio del gruppo. Ci manca un vero play. Ci manca un super pivot. Ma abbiamo davvero una squadra che gioca sempre con il cuore e non si spaventa di fronte a nessuno.

La vittoria contro il Portorico, in una giornata in cui il tiro da tre punti non voleva saperne di entrare (9 su 34, un misero 26%) ha davvero tante facce. Quella di Tonut che all’inizio a lanciato la carica, mettendo un primo cuscinetto di punto. Quella ormai solita di Gigi Datome alla 200esima partita della sua vita, che già come contro la Serbia, ha messo i punti più pesanti nel momento del bisogno. Quella del dottor Ricci, il nostro laureato in matematica, che dopo un inizio deprimente (0 su 4) ha cambiato la sua e la nostra partita. Quella di Nicolò Melli che porta sempre rimbalzi (12) e sostanza. Ma non si può scordare l’esplosività di Fontecchio che con il tiro un po’ sbilenco ne ha comunque messi 12. Ma Pajola, Severini, Spissu hanno dato l’anima. Ha sbagliato partita solo Polonara, ma arriverà anche il suo momento, come è sempre stato in passato. Adesso arriva il difficile. Forse l’impossibile. Ma essere tra le migliori 8 del mondo vuol dire che questo gruppo ha davvero un futuro.

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