La Red Bull di Verstappen (Ansa)

Formula 1

La vittoria di Verstappen è l'unica cosa normale di questo pazzo Gp d'Olanda

Fabio Tavelli

Il pilota della Red Bull vince un'altra volta, è la nona di fila, dopo una gara segnata dalla pioggia e dalle sorprese. Sul podio anche Alonso e Gasly. In casa Ferrari nuova delusione per Leclerc, Sainz chiude quinto

Chi l’avrebbe mai detto che quella di Bernie Ecclestone fosse tutt’altro che una battuta? Colui che ha portato nel futuro la Formula 1 prima di cederla a Liberty Media, una volta - era marzo 2011 - se ne uscì dicendo che per rendere entusiasmanti le gare gli organizzatori avrebbero dovuto bagnare la pista a sorpresa. Così, per intricare situazioni già decise e dare agli spettatori quell’adrenalina che spesso manca quando un pilota o una scuderia si dimostrano troppo più forti della concorrenza. Uno stratagemma evidentemente impraticabile ma segnale chiaro che il tema di affrontare in qualche modo il rischio letargico che provocano i domini incontrastati non è nuovo.

A Zandvoort ci hanno pensato le nuvole ballerine a far partire i piloti con le gomme da asciutto, costringerli a rientrare repentinamente ai box per mettere le intermedie, forzarli di nuovo a un cambio quando a dieci giri dalla bandiera a scacchi si è scatenato un violento temporale. Anche lì, prima le intermedie e poi le full wet. E mentre dal cielo i rubinetti erano spalancati con le nubi che facevano rifornimento d’acqua passando sulle onde del mare del Nord ecco che Zhou finisce nelle barriere. Virtual safety car per qualche secondo e poi subito bandiera rossa. Tutti ai box (con Perez che già c’era e non sapeva in quale posizione fosse in graduatoria) e ripartenza dopo mezz’ora dietro la safety car con gomme intermedie (perché nel frattempo la pioggia era andata altrove) per cinque giri in apnea. Un rischio per chi stava davanti e un’opportunità per tutti gli altri. Ma nonostante qualche palpitazione in più le posizioni non sono cambiate, tranne che per Perez (ormai un caso umano) per una penalità di 5 secondi che ha consentito a Gasly di salire sul podio.

Tutto questo per dire che il GP d’Olanda, vinto al solito da Verstappen (e siamo a nove nelle ultime nove), aveva una sola possibilità per essere almeno divertente. Senza ricorrere alle diavolerie evocate da Ecclestone è stato il meteo a generare una gara pazza. Molto divertente, una di quelle competizioni dove conta sì il talento dei piloti (e in queste condizioni i numeri migliori li hanno fatti, Max a parte, Fernando Alonso, Alex Albon, Pierre Gasly e Lando Norris) ma anche la strategia dei muretti. In gare come queste è impossibile fare la lista dei promossi e dei bocciati perché le condizioni sono cambiate troppe volte. Va detto, in casa Ferrari, che il ritiro di Leclerc, dopo un pit stop improvviso per montare gomme intermedie che non erano ancora pronte e una toccata con Piastri al primo giro che di fatto lo ha messo KO, allunga la collezione di delusioni per il pilota del Principato. Che ora ha meno punti di Sainz (bravissimo a portare a casa un comunque dignitoso quinto posto per quelle che erano le premesse) nella classifica piloti, per quanto possa contare in una stagione tanto disgraziata per la scuderia.

 

Che abbia vinto Verstappen appartiene ad una delle poche cose normali viste a Zandovoort. Per il resto applausi al ritorno sul podio di Fernando Alonso e per il coraggio che quasi tutti i piloti hanno avuto in condizioni davvero estreme. Mancano 931 giorni al 15 marzo 2026. E’ la data presumibile d’inizio del Mondiale con il cambiamento di regolamento che dovrebbe, dovrebbe, rimettere le cose in equilibrio. Una lunga traversata del deserto, senza gli artifici evocati da Ecclestone, per tutti coloro che non si chiamano Max Verstappen. Senza per altro avere la sicurezza che Adrian Newey non faccia una macchina di nuovo meglio di tutte le altre.

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