Foto tratta dalla pagina Facebook @Italbasket  

a canestro

L'argento europeo dell'Italia Under 16 ci dice che il basket azzurro ha un futuro

Francesco Gottardi

In Europa non succedeva da oltre trent’anni. Nella stessa sera, le convocazioni di Pozzecco al prossimo Mondiale confermano la crescita della linea verde: più dei singoli possono fare i vivai

Alla fine resta una medaglia d’argento. L’ennesima, di un 2023 azzurro che a ogni latitudine degli sport di squadra si è regolarmente fermato a un passo dall’oro. Ma il bello della Nazionale Under 16 di basket più dell’oggi è quel che lascerà in serbo domani. E allora c’è da festeggiare. Perché all’Europeo di categoria in Macedonia, i ragazzi di Giuseppe Mangone hanno sfoderato dieci giorni di grande pallacanestro. Contro molti pronostici e avversari più quotati, come la Francia annichilita in semifinale. Domenica sera si sono arresi soltanto alla Spagna – già campione del mondo in carica con l’Under 19 e d’Europa con la Nazionale maggiore – perfino con qualche rimpianto, visto che a tre minuti dalla sirena gli Azzurrini erano avanti. Ma di nuovo: resta l’orgoglio. È il miglior risultato dell’U16 dal 1991. È il miglior risultato continentale, di qualsiasi selezione Fip, da dieci anni a questa parte – quando l’U20 di Tonut e Della Valle si laureò campione d’Europa. A dieci giorni dal Mondiale dei grandi, il futuro batte un colpo. Ed è figlio della pianificazione sul parquet.

Uno sguardo ai magnifici dodici di coach Mangone. Tolto Adrian Mathis, pezzo forte della cantera del Barcellona, tutti gli altri provengono dai nostri vivai. Il top-scorer Diego Garavaglia e il play-guardia Achille Lonati sono scuola Olimpia Milano, Matteo Accorsi – una sentenza da tre punti contro i francesi – gioca nella Virtus Bologna. Granai e Nistrio rappresentano le due squadre di Roma, Virtus e Stella Azzurra. Poi c’è Pablo Abreu dalla Reggiana, Luca Bandirali da Cantù e Mattia Ceccato da San Lazzaro di Savena (Bologna). Si toccano gran parte delle nostre capitali del basket. O piccoli centri d’eccellenza. È il caso dell’Orange1 Bassano, nel Vicentino: milita nella Serie C Gold, ma è una comprovata incubatrice di talenti e oggi offre all’U16 un giocatore su quattro. Più di ogni altra squadra: Francesco Carnevale, Patrick Hassan e Maikcol Perez, miglior azzurrino del torneo per valutazione. Dirige il tutto Mangone, vagonate di esperienza a capo dei settori giovanili e storico assistente di Marco Ramondino a Casale Monferrato.

È la base di un movimento che cela una nuova prospettiva di lungo periodo. E la cui cima è già ben visibile. Mentre gli Azzurrini cadevano con la Spagna, coach Pozzecco ha annunciato la lista definitiva dei convocati ai Mondiali di Giappone, Filippine e Indonesia: Gigi Datome, all’ultimo ballo di una ventennale carriera, è l’unico superstite del gruppo che nel 2019 non andò oltre la seconda fase a gironi. Il resto è un mix di leader tecnici – Melli, Fontecchio –, pretoriani del Poz – Spissu, Polonara – e giovanissimi. Con gli innesti di Spagnolo, Diouf e Procida l’età media della Nazionale è scesa da 29,7 a 28,5 anni. Un segnale chiaro, che archivia definitivamente l’èra del talento provvidenziale: per troppo tempo l’Italbasket ha vivacchiato di rendita sulle spalle del trio Bargnani-Belinelli-Gallinari, senza tuttavia coltivare una batteria di comprimari all’altezza. Il gran rifiuto di Banchero ci ha ricordato che è meglio non insistere. Il Mondiale alle porte ci dirà se la strada è giusta. Ma queste convocazioni fanno rima con la storia dell’U16. Un altro argento poi, meglio non pensarci.